La figura professionale del mediatore del diporto, dopo essere stata definita legislativamente, ora attende di poter diventare una realtà operativa.
Al Salone Nautico di Genova 2022 si è tenuto un convegno dedicato a tutto quanto è stato fatto e quanto c’è ancora da fare perché i mediatori del diporto comincino a formarsi e operare in piena efficacia.
L’associazione di categoria ISYBA (Italian Ship & Yacht Broker Association) ha presenziato al convegno, con l’intervento del Segretario GeneraleMarco Viganò, che ha sottolineato le principali criticità visibili finora nell’iter normativo e ricordato il proprio ruolo fondamentale di dialogo e collaborazione con enti e istituzioni.
Il mediatore del diporto, a che punto siamo
Il Codice del diporto del 2017 ha introdotto la figura del mediatore del diporto: ovvero “colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di contratti di costruzione, compravendita, locazione, noleggio e ormeggio di unità da diporto". Prima di questo momento il broker doveva essere anche mediatore marittimo, mentre con la nuova definizione le due figure possono avere ambiti operativi diversi.
Il Regolamento sulle modalità di iscrizione al registro delle imprese e dei mediatori del 2021 ha reso operativo il mediatore del diporto, perlomeno sulla carta, stabilendo criteri per la conduzione di corsi ed esami specifici.
A questo punto si passa alle Regioni e alle Camere di Commercio, che devono organizzare rispettivamente la formazione e l’accertamento dei requisiti.
Nel Regolamento vengono anche definiti i massimali assicurativi, le materie di studio, l’organizzazione territoriale dei corsi che sarà legata alla residenza dei candidati.
Il convegno al Salone Nautico
Il 26 settembre si è tenuta durante il Salone Nautico 2022 la tavola rotonda dal titolo “Il Mediatore del diporto: ruolo e attività”.
La mattinata è stata molto partecipata e ha visto l’introduzione del Comune di Genova nelle persone degli assessori Francesco Maresca e Mario Mascia, che hanno ricordato come la questione in oggetto sia particolarmente importante per via del grande ruolo che il comparto del diporto ha nello sviluppo economico.
Importante è stato l’intervento di Roberto Neglia, responsabile dei rapporti istituzionali di Confindustria Nautica, che ha ripercorso l’iter di approvazione della legge, sottolineato le diverse competenze che occorrono a mediatori marittimi e mediatori del diporto, auspicato che la Liguria sia la prima regione a superare l’impasse di organizzare dei corsi ad hoc e che faccia poi da traino per le altre.
Le prime criticità sono emerse nelle parole di Arianna Lombardo, responsabile servizio albi e ruoli della CCIA. Lombardo ha espresso il favore con cui le Camere di Commercio hanno accolto la nuova norma. Allo stesso tempo ha notato l’assenza di sanzioni per l’abusivismo, e la difficoltà per alcune sedi delle CCIA di organizzare gli esami a causa dei numeri esigui.
Anche la professoressa Giorgia Boi, docente universitaria, presidente del Propeller Club di Genova e membro della commissione d’esame per la figura del mediatore marittimo, pur manifestando soddisfazione per gli obiettivi raggiunti, ha notato l’inadeguatezza della commissione d’esame in rapporto alla vastità della materia, e il mancato coinvolgimento del mondo universitario.
Più ottimisti Paolo Pessina e Carolina Villa, rispettivamente presidente e responsabile della Commissione Diporto di Assagenti, co-organizzatrice dell’evento, che chiedono il sostegno delle istituzioni per proseguire nel percorso iniziato.
Criticità e passi da fare: l’intervento di Marco Viganò di ISYBA
Le parole di Marco Viganò, segretario di ISYBA, sono state puntuali e chiare e hanno sottolineato, suscitando un interessante dibattito, tutte le questioni più concrete e reali che stanno a cuore ai broker.
Ha innanzitutto fatto notare la difficoltà contingente di iniziare l’attività di mediatore del diporto, anche per chi è già mediatore marittimo, per via dei massimali assicurativi richiesti dalla legge, troppo alti e al momento non riconosciuti.
Viganò ha poi sostenuto che il vincolo di seguire i corsi nella regione di residenza ha creato un blocco al momento non risolto, poiché molte regioni non hanno richieste sufficienti a giustificare l’attivazione di simili percorsi (soprattutto quelle senza coste), costringendo quindi molti possibili candidati a restare senza possibilità. Di fatto al momento i corsi restano semplicemente sul piano teorico e le Regioni, spiazzate, fanno ricorso a ISYBA per avere chiarimenti.
Inoltre le Camere di Commercio non hanno strumenti efficaci per contrastare l’abusivismo, aspetto che depotenzia tutta la portata di questo cambiamento importante. Un codice ATECO univoco aiuterebbe a risolvere il problema, ma anche questa è una questione di difficile definizione di cui vi parleremo in seguito.
Viganò ha anche criticato, sostenuto dal broker Giacomo Gramatica, il comma che sembra permettere lo sconfinamento delle prestazioni del mediatore in quelle della dealership, ricordando che sono due attività molto diverse, che fanno riferimento a diversi sistemi normativi e che il centro dell’etica del mediatore è l’essere indipendente e super partes.