Giornata di arrivi a Riva di Traiano, dove è in pieno svolgimento la Garmin Roma per 1/2/tutti, con un tour de force che impegna 24 ore su 24 il Comitato di Regata che non manca mai all’appuntamento in acqua con i concorrenti nel momento in cui tagliano la linea di arrivo.
Dopo Cippa Lippa X, Testacuore Race e Vento di Sardegna, arrivati nella giornata di martedì 13 aprile, oggi è stata la volta del “corpaccione” centrale della flotta. Hanno tagliato il traguardo, nell’ordine, Reforest’Action, Class 40 di Kito de Pavant e Alex Bravo (00:45) impegnati nel Trophée Mediteranée dei Class 40, Full Save, Class 40 di Jean Pierre Balmes e Michel Cohen (03:37), Libertine, Comet 45S di Marco Paolucci e Lorenzo Zichichi, primo nella X2 che si corre in tempo reale (07:02), Eco 40, Class 40 con Augusto Gianferri comandante e Giovanni Mengucci tutor a bordo (07:38), Lunatika, Sun Fast 3600 di Guido Baroni e Giovanni Bonzio (08:24), Sir Biss, Sydney 39 di Giuliano Perego e Marco Marchi (09:37), Amapola 2, Sun Odissey 49 di Gherardo Maviglia e Maurizio D’Amico (10:04). In Arrivo nel tardo pomeriggio e in serata anche Muttley, Nuova e Renoir.
Registrati anche i primi commenti delle barche giunte a Riva. Andrea Caracci ha commentato la bellissima line honours di Cippa Lippa X e Andrea Mura ha finalmente potuto raccontare le sue vicissitudini in partenza e a Ventotene, che ne hanno davvero ostacolato la corsa.
Andrea Caracci
La regata è andata ovviamente molto bene per noi. Abbiamo fatto un'ottima performance insieme, barca e equipaggio; tutto ha funzionato nel migliore dei modi dalla partenza che, credo, abbiamo fatto molto bene, molto lineare, molto pulita e poi abbiamo manovrato bene. Diciamo che è stata una bellissima interpretazione di una situazione metereologica tutto sommato anche piacevole, con delle condizioni perfette in mattinata, con un bel lasco veloce con vento anche abbastanza sostenuto, però niente di ingestibile. Poi mano a mano il vento è calato e sono diventate condizioni mediterranee. Diciamo che noi non ci siamo mai fermati, abbiamo sempre navigato bene e abbiamo interpretato bene quelle che sono state le evoluzioni metereologiche. E' stata una bella regata e siamo molto contenti.
Episodi particolari?
Devo dire che c'è stato tanto divertimento specie nella prima parte della regata dove abbiamo surfato parecchio; poi abbiamo fatto molti cambi vele, ma non abbiamo mai avuto mai inconvenienti né incidenti. Ha funzionato tutto molto bene.
Avete mai pensato al record?
No, non ci abbiamo mai pensato perché sapevamo che il ritorno sarebbe stato leggero. Eravamo sicuri che saremmo arrivati abbastanza velocemente, ma che il vento forte sarebbe durato troppo poco per poterci pensare. Se fossimo partiti sabato probabilmente si, avremmo avuto la possibilità di provarci. La barca ha viaggiato veloce, abbiamo toccato i 27 nodi ed abbiamo fatto una bella esperienza. Questa è la cosa importante.
Andrea Mura
Innanzitutto raccontaci cosa è avvenuto in partenza, quando hai messo tutti in apprensione.
E' stata una conseguenza di fatti che hanno portato all'errore umano. E' iniziato qui in porto con la trappa che si è impigliata nel bulbo e ci ha fatto perdere un quarto d'ora, e forse avrà anche un po' sverniciato il siluro. E questo quarto d'ora ci è mancato poi in mare per le procedure e il protocollo da eseguire nel pre-partenza. Poi il vento è aumentato e questo ha anche aggravato le cose.
Io distrattamente, nella fretta perché eravamo già in ritardo, avevo già sganciato la sicura del reacher e nelle manovre di partenza la barca ha un po' sbandato in raffica, il tangone è finito in acqua, la scotta è stata trascinata dall'acqua ed ha aperto il reacher involontariamente, perché non era più bloccato. Questo è avvenuto proprio negli attimi antecedenti la partenza, quando stavo cercando di posizionarmi per partire. Quindi ho perso il controllo della barca, avevo gli scogli a 70 metri, e vedevo già la barca distrutta come in un film, perché io non potevo fare niente. Non c'era motore, non c'era nulla che potesse salvare la barca. In un momento di freddezza in quella sbandata, perché c'era la chiglia basculata sotto vento, con il reacher aperto dalla parte sbagliata e la barca a 45 gradi, ho chiuso il reacher manualmente e, chiudendolo, ho ripreso il controllo della barca che si è raddrizzata e la chiglia era già basculata dalla parte giusta per partire. E sono partito.
A Ventotene altro problema?
Dalla partenza a Ventotene non ho mai potuto lasciare il timone. L'ho lasciato solo un attimo per mangiare un tramezzino e per fare pipì. Il pilota non ce la faceva a controllare la barca perché avevo su 130 mq di vele con un vento che è arrivato fino a 30 nodi. Era veramente impegnativo. Normalmente non si va così invelati in quelle condizioni, ma essendo una regata corta l'ho spinta anche per stare al passo con i “per2” che potevano permettersi di andare invelati mentre io, in solitario, avrei dovuto essere un po' più conservativo. Arrivato poi a Ventotene, in un momento di relax sottovento all'isola, ho fatto una diretta facebook, ho salutato tutti, mi sono ripreso un attimo godendo di una calma di vento con onde più tranquille e non ho visto che c'era una boa, segnalata sulle carte ma non illuminata, proprio davanti a me.
Per fortuna non l'ho presa con la prua ma di fianco, ma ha agganciato il reacher e l'ha strappato, ha agganciato le scotte e la barca si è ormeggiata sulla boa che abbiamo trascinato dietro. La barca si è girata, un'altra volta si è messa con la chiglia basculata sbandata a 45° e, in questa operazione, le scotte sono finite sotto la barca e, quando poi mi sono liberato dalla boa, la barca era alla deriva e le scotte erano incastrate sotto.
Quindi, dopo qualche imprecazione, ho dovuto prendere la muta artica, quella grossa, e senza guanti, senza pinne, senza boccaglio, solo con la maschera, mi sono immerso buttando una cima alla quale mi sono aggrappato con una mano mentre con l'altra tenevo la torcia In apnea sono andato sotto la chiglia per togliere la cima che si era infilata nella chiglia basculante. Alla fine tra tutte le manovre e il tempo per riprendermi dopo essere risalito, ho perso più di un'ora prima di ripartire. Poi ho ripreso a bordeggiare penso bene, perché poi la mattina mi sono ritrovato davanti ai due francesi.
Perché la scelta di puntare verso terra dopo aver passato Lipari?
Si perché le previsioni dicevano di andare fuori dove il levante era più forte, però mi sembrava tutto un po' diverso dalla meteo, e la mia barca ha bisogno di andare ad angoli stretti, perché così sviluppa molta velocità. Infatti così ho allungato moltissimo lasciando indietro Kito che andava lento in basso mentre io andavo molto veloce in alto, e ho puntato verso Capri. Arrivando in quella zona il vento poi è calato, ha ruotato moltissimo, ho strambato e sono andato in fuori. Alla lunga potrei dire che forse non ha pagato, perché poi Kito e Alex mi hanno risuperato, però alla fine ho riallungato; ma è stata una cosa complicata che ha spiazzato un po' tutti.
Sei regate corse qui a Riva e sei vittorie. Sarai contentissimo.
Si, ma non solo per il sei su sei! Sono contento perché questa regata per me era importante a livello umano, psicologico e personale per una ripresa dopo un lungo periodo di pausa. Avevo voglia di ricominciare e di disputare una regata bella come questa che mi ha sempre appassionato per le persone meravigliose che sono in questa organizzazione, per il posto fantastico e per ritrovare quella adrenalina e quello spirito sportivo che era un po' scemato in questi anni di riposo. Ed è stato bello poter riattaccare la spina.