L’equipaggio franco/cinese di Dongfeng Race Team guidato dal transalpino Charles Caudrelier continua a restare il prima posizione su una rotta est, cercando di continuare a sfuggire alla vasta bassa pressione che sta catapultando la flotta verso l’Australia. Le condizioni restano dure per i sette team, come ha raccontato l’onboard reporter di Dongfeng, Martin Keruzoré. “Il vento ha rinforzato oggi, e si combina con l’onda da sud, rendendo il mare particolarmente tosto e faticoso. La vita sottocoperta è piuttosto intensa, mi sembra di stare in uno shaker di carbonio e il cocktail che vi si produce non è affatto raffinato. Come dice Charles Caudrelier sembra di stare in una macchina che sta facendo la Parigi-Dakar, senza sabbia ma con molta più umidità.”
La scafo rosso di Dongfeng è però insediato da un altra barca rossa, MAPFRE che insegue a sole 18 miglia a ovest. Insieme a Vestas 11th Hour Racing e a Team Brunel, i battistrada sono rimasti più a sud tanto da navigare a sole 120 miglia dalle Isole Crozet, un arcipelago remoto che ospita un gruppo di 30 ricercatori francesi nella locale stazione scientifica. I quattro team, restando a meridione, stanno coprendo una distanza minore ma in compenso stanno incontrando condizioni meteo molto più dure, essendo più vicini all’occhio della tempesta.
La rotta diretta per Melbourne dovrebbe vedere le barche entrare nella zona dei Cinquanta Furiosi ma la loro corsa è bloccata dalla Antarctic Ice Exclusion Zone definita dagli organizzatori per tenere le barche lontane dalle acque infestate da iceberg e growler. Perciò, per evitare di sconfinare nella AIEZ e pur restando nell’area di vento più intenso, i battistrada sono stati costretti a numerose strambate. Manovra non facile, anzi assai pericolosa se fatta con mare molto formato e vento oltre i 60 nodi.
Lo skipper di Team Brunel, Bouwe Bekking ha raccontato proprio una di queste manovre in un suo blog dal Souther Ocean. “Abbiamo strambato in 45 nodi. Fortunatamente stavamo surfando sull’onda e la randa è passata senza problemi. Ci si preoccupa sempre delle stecche e della rotaia, in queste condizioni. Il vento più forte che abbiamo visto sulla raffica era di 62 nodi, meno male che avevamo arrotolato il gennaker poco prima.”
Le parole di Bekking fanno eco a quello che è successo giovedì a bordo di Team Akzonobel che ha pagato lo scotto di una strambata non perfetta, con il risultato di strappare la rotaia della randa dall’albero, e di danneggiare anche la randa. Costretto a utilizzare solo vele di prua, il team ha dovuto far rotta verso nord e verso un clima più clemente per effettuare le riparazioni con la resina. Purtroppo nel processo la barca ha rallentato moltissimo, ha perso terreno rispetto agli avversari e si trova ora in settima posizione. “La barca è a posto, tutti hanno lavorato duro per un giorno e mezzo per riparare.” Ha spiegato lo skipper di Akzonobel, Simeon Tienpont. “Siamo andati a nord, dove ci sono dieci gradi di temperatura in più, così abbiamo potuto rimontare la rotaia sull’albero e iniziato a riparare la randa. Non è proprio una situazione ideale, prima di partire avevamo detto che si doveva arrivare a Melbourne in un solo pezzo. Siamo piuttosto stressati perché vogliamo fare in tempo per la prossima tappa. Stiamo reagendo, siamo in assetto di lotta, non c’è molto altro che possiamo fare.”
Duecento miglia alle spalle dei leader si sta rinnovando la battaglia epica già vista nella seconda tappa fra Team Sun Hung Kai/Scallywag e Turn the Tide on Plastic con i primi che al rilevamento delle 14 avevano ripreso terreno ma con i secondi quasi un nodo più veloci. Mancano ancora 4.000 miglia all’Australia e l’ultima parola potrebbe non essere detta fino al traguardo di Melbourne. Secondo le ultime previsioni i primi potrebbero arrivare in terra australiana il 24 dicembre.