Un tuffo nella nautica ma anche nell’arte. La quinta edizione del Salone Nautico Venezia che si inaugura il prossimo 29 maggio, sarà l’occasione anche per scoprire le numerose installazioni artistiche che animano gli spazi dell’Arsenale. Nella Tesa 99 si potrà scoprire “Looking for the Ark” dell’artista Koen Vanmechelen, un’interpretazione contemporanea dell’iconico vaporetto veneziano trasformato in una galleria galleggiante, che trasporta in sé un microcosmo del nostro mondo, riflettendo la condizione umana. Affollata fino all’anima, questa arca trasporta figure – da Frida Kahlo ad Albert Einstein, da Mahatma Gandhi a Madre Teresa – che sono emblemi del genio umano e del pensiero filosofico. Ognuno di loro porta con sé un messaggio che trascende i limiti del tempo e della geografia. Il baldacchino dell’arca ospita una congrega di specie quasi estinte, un toccante promemoria dell’Antropocene.
Il progetto d’arte contemporanea dialoga con la mostra Muve Yacht Projects 2024, sempre nella Tesa 99. Si tratta della quinta edizione dell’iniziativa realizzata da Fondazione Musei Civici di Venezia, insieme al Comune di Venezia e Vela spa e coordinata da Carlo Nuvolari. L’esposizione, curata da Muve Academy, patrocinata da Adi (Associazione Italiana per il Disegno Industriale), porta all’Arsenale i lavori selezionati tramite un bando che ha avuto come focus la navigazione sostenibile, elemento imprescindibile per la promozione di una creatività innovativa e attuale, declinata in imbarcazioni complete o parti di esse: in mostra i migliori progetti provenienti da tre Università italiane selezionate da un comitato scientifico.
In Area Scali svetta “Diadema”, la monumentale scultura dell’artista spagnolo Manolo Valdés, formata da monumentali volute che incorniciano il volto stilizzato posto al centro della composizione, che costituisce il nucleo centrale dell’opera. Valdés è un artista spagnolo che vive a New York e che si è espresso con diversi media. Sono sue anche le "Meninas" esposte in piazza San Marco fino al 15 giugno.
Nel Bacino di Carenaggio Medio, è sbarcata “Arena for a Tree” dello svizzero Klaus Littmann, una piattaforma galleggiante con una struttura circolare in legno. Da lontano, il guscio permeabile sembra una sorta di cupola rovesciata o una noce con giovani germogli al suo interno. Osservata da vicino, si presenta come un’architettura, una scultura e un palcoscenico allo stesso tempo. La struttura orizzontale su tre livelli, ispirata agli anelli di accrescimento di un albero, offre posti a sedere per circa cinquanta persone, garantendo una vista ideale sulla parte centrale dove sono posizionati tre alberi.
Daniele Massaro porta nella Tesa 91 il suo “Sospiro d’Eterno”, che rappresenta il palo di Casada dei palazzi nobili a Venezia, raffigurati già nei dipinti del XVI secolo. L’opera nasce da una Bricola, prima albero di rovere, cresciuto per 100-150 anni in un bosco, con la sua linfa vitale testimone della vita in montagna. Oggi, con le sue crepe ed erosioni, racconta la storia della sua esistenza e, come una moderna Cenerentola, si trasforma, da brutta e sporca, in un manufatto elegante e raffinato.
Nei giardini dello spazio Thetis i visitatori possono ammirare “Il sentiero di Marco Polo” di Simone Meneghello e Robert Phillips. Questa nuova opera va ad arricchire la collezione permanente di Spazio Thetis, un omaggio all’esploratore nel 700° anniversario della sua morte. L’opera è una sorta di viaggio concettuale attraverso le tracce del passato, un’esplorazione della memoria e dell’assenza. Attraverso una serie di volumi senza titoli identificativi, traccia un cammino ideale che parte dall’Arsenale veneziano, come un sentiero che si “srotola” da ovest a est lungo 30 metri, e realizzato con 50 volumi enciclopedici bianchi, con sovrascritto parte de “Il Milione” di Marco Polo.
È invece un’opera legata alla sostenibilità quella di Francesca Busca, che svolge una residenza d’artista nella Tesa 102 CNR-ISMAR. “ArtforTrash” è un sodalizio tra arte e scienza: utilizza i rifiuti prodotti all’interno delle strutture di ISMAR, della piattaforma Acqua Alta e della nave oceanografica Gaia Blu del CNR, per dar vita a un’opera d’arte che sarà presentata in anteprima durante Salone Nautico di Venezia.
Sempre fotografate e ammirate le cosiddette “Mani” di Lorenzo Quinn, l’opera in realtà intitolata “Building Bridges”, sei coppie di mani che si estendono dai due argini del bacino di Carenaggio Piccolo per intrecciarsi e formare ponti alti 15 metri e lunghi 20. Ognuno di essi rappresenta uno dei valori universali dell’essere umano: l’amicizia, la saggezza, l’aiuto, la fede, la speranza e l’amore.
Giovedì 30 maggio sarà infine inaugurata la mostra “Waterproof Venice”, all’interno del rinnovato spazio della Tesa 66. L’installazione - un progetto di Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, a cura di Jacopo Galli e Marco Marino - è un progetto curatoriale condiviso attraverso il quale i partecipanti presentano i propri progetti ed esprimono le loro visioni per la città di Venezia e il suo intorno metropolitano. Il visitatore si troverà così ad affrontare un percorso che espone le complessità della realtà tramite testi, immagini, rendering e prospettive elaborate dall’intelligenza artificiale e che dà vita a una serie di ipotesi sulla Venezia del futuro, basate su attività e progetti dei soci della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e integrato del territorio veneziano.