In un team di America’s Cup ogni persona e ogni dipartimento svolgono un ruolo cruciale per la riuscita della Campagna: il lavoro del singolo, anche se lontano dai riflettori, infatti, ha ripercussioni sull’intero ciclo di Coppa ed è interconnesso a quello degli altri. Lo shore team, ad esempio, è il cuore pulsante di Luna Rossa Prada Pirelli, come spiega il boat captain Michele Cannoni, che di questo settore è responsabile. Velista professionista con oltre 20 anni di esperienza in regate internazionali e due campagne di Coppa (Luna Rossa Prada Pirelli 2007 e 2021) alle spalle, Cannoni coordina le 35 persone che compongono la “squadra di terra”, quella che effettua tutte le modifiche suggerite dai velisti o dal design team e le eventuali riparazioni al termine di una sessione di allenamento o di una regata.
La realizzazione del prototipo - progettato e costruito presso la base di Cagliari – ha richiesto un enorme sforzo da parte dello shore team che, prima ancora della costruzione, ha provveduto ad allestire le infrastrutture e i macchinari per renderla possibile. «Nelle tende normalmente adibite all’alaggio, al varo e alla manutenzione, abbiamo costruito due forni paralleli per laminare scafo e coperta», spiega Cannoni. «Per fare questo siamo partiti da zero: abbiamo messo in bolla il terreno, realizzato la struttura portante con adeguata coibentazione e progettato e costruito i sistemi di umidificazione e riscaldamento per “cucinare” la barca». Questi, spazi, inoltre, sono stati pensati per essere “modulabili”, considerando che sono poi serviti per la pitturazione, e quindi dotati anche di efficaci sistemi di estrazione e ventilazione, «necessari per dipingere ad hoc una livrea complessa come quella del prototipo. Il team ha fatto un lavoro straordinario», prosegue.
Se Julien Meunier, il “mago” della laminazione, è il responsabile della costruzione, Cannoni è colui che detta i tempi, che coordina i 10 dipartimenti e che fa in modo che non ci siano accavallamenti durante i vari step. «Durante la costruzione dei forni facevamo orari “normali”; appena abbiamo iniziato la laminazione, invece, i boat builder (12 persone) seguivano uno schedule indipendente lavorando fino a 12 ore al giorno (sempre diurne). Mentre si dipingeva la barca (circa 10 giorni di lavoro) bisognava finire l’istallazione interna, quindi avevamo il dipartimento di meccatronica che lavorava di giorno e i pittori che facevano il turno di notte».
Insieme a Giuseppe Acquafredda e Shannon Falcone, Cannoni gestisce anche il delicato momento della messa in acqua della barca, un’operazione che si svolge quasi quotidianamente, ma che richiede un’attenzione particolare, soprattutto durante lo “stepping”, quando cioè, si monta l’albero in coperta. «L’albero viene agganciato a una gru e messo in posizione in un punto preciso sotto al quale verrà spinta la barca (che è su un carrello)», spiega. «L’albero rotante poggia su una sorta di palla, ma avendo un rake (inclinazione verso poppa) molto accentuato, è cruciale che si posizioni perfettamente; immediatamente dopo si montano lo strallo di prua e le sartie e si trasporta la barca armata al pontile. A quel punto - un po’ come sugli aerei prima del decollo - entrano in gioco il reparto di meccatronica che controlla tutti i sistemi (flap, arm, foil ecc) e subito dopo i velisti che faranno il check finale prima di iniziare la sessione in mare». Dal momento in cui si apre la tenda – condizioni meteo permettendo – a quello in cui la barca va in banchina ci vogliono 27 minuti, ma prima che lasci il pontile passano circa 2 ore e mezza.
Gestire 35 persone con caratteri ed esigenze diversi non è semplice, come non lo è stabilire e rispettare la cronologia delle operazioni, ma Cannoni può contare su una lunga e sfaccettata esperienza. «Essere stato per oltre 20 anni un velista professionista mi aiuta a comprendere sia le dinamiche di una barca, sia le esigenze dei velisti e dello shore team; quindi credo di poter contribuire a dare i ritmi giusti a vari dipartimenti che lavorano sulla stessa cosa». Lo shore team è certamente il reparto più “stressato” dal punto di vista di orario e turni lavorativi, ma ha le sue ricompense. «È un lavoro bellissimo, ma non facile», ammette Cannoni; «hai poco tempo per la vita “normale”, ma quando brindi a una vittoria, quello ti ripaga di tutto. Devi avere passione e una forte motivazione: la mia è vincere l’America’s Cup».