Se guardate attentamente la veduta dall’alto di un villaggio di Bora Bora nella Polinesia Francese sarete attratti in basso a destra da una struttura geometrica rettangolare, una piccola scacchiera moderna bianca e nera, che sembra stonare con la bellezza naturale del paesaggio dei capanni nella laguna corallina. Ci sembra di vedere i puristi, gli amanti del selvaggio e del naturale, storcere il muso e criticare il buon gusto di chi può aver progettato una cosa simile, un pugno nell’occhio!
Bene, è ora di smetterla con questa assurda posizione di critica verso tutto ciò che contrasta con gusti tradizionali per la sua modernità o per la sua difformità da canoni estetici classici: si, perché quella che si nota nella foto è la tettoia a pannelli solari di un catamarano usato per le escursioni dal villaggio turistico al molo del quale è attraccato. Non ha bisogno di carburante, è a propulsione esclusivamente elettrica gratuita perché solare, non produce scarichi, rumori, odori quando è in movimento, e quando è fermo invia al villaggio la energia prodotta per attivare un desalatore e produrre 4000 litri all’ora di acqua potabile. La tettoia, necessaria per la installazione dei pannelli solari è anche un indispensabile copertura per creare ombra e riparo ad un ambiente non certo spartano, ma assolutamente funzionale per il tipo di clientela che risiede nel villaggio turistico.
Per accrescere la energia prodotta, che è funzione dell’area ricoperta di pannelli, la tettoia del catamarano è la più ampia possibile e non solo alimenta il motore ma anche tutti i servizi di bordo.
Il catamarano è stato studiato in modo da poter essere smontato per la spedizione ed il trasporto compattando le sue dimensioni e quindi può essere spedito senza particolari problemi o spese in ogni parte del mondo. A Bora Bora, oltre che alla economicità della gestione, ha trovato importanti agevolazioni fiscali che per la sensibilità del governo sono state concesse all’uso di mezzi non inquinanti, considerato anche l’elevato consumo annuo legato alle migliaia di escursioni ed ai due milioni di litri di carburante ovviamente importati.
Ora, se a tutti questi vantaggi bisogna sacrificare qualche canone estetico, bisogna che effettuiamo una scelta. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca; e gli ipercritici sostenitori della purezza dei canoni estetici dovranno dirci, quando rinnegano i pannelli solari o le pale eoliche, come intendono creare l’energia che ci occorre ed a cui non siamo disposti a rinunciare.
Perché le energie rinnovabili richiedono una nuova geografia del bello, che pure si rinnova ed assume aspetti che diventano elementi essenziali del paesaggio. Se non fosse così al posto dei mulini a vento avremmo ancora gli asini a girare bendati nelle macine e nelle norie; e, forse, staremmo ancora remando per procedere nei mari se non avessimo accettato la vela, il fumo delle caldaie, le ruote a pale, il motore.
Per rinnovare le fonti di energia dobbiamo quindi fare una scelta, e rinnovare noi stessi.