“Dopo giorni di attesa, finalmente è arrivato il momento di ripartire!” Così scrive sui social Andrea Fantini da Lorient (dove si è riparato dopo la partenza dalle tre burrasche consecutive che hanno decimato la flotta in regata) in Francia, unico velista italiano ancora impegnato nella Route du Rhum a bordo del Class 40 Enel Green Power (in passato fu la barca di Giovanni Soldini). Domenica 11 novembre il nostro atleta ha deciso a riprendere il mare alla volta di Point-à-Pitre, sull’isola caribica della Guadalupa. Intanto Francis Joyon, 62 anni, su Idec Sport, maxi trimarano classe Ultim, ha intascato la vittoria per soli 7 minuti e 8 secondi su Francois Gabart, stabilendo anche un nuovo record di percorrenza: 7 giorni, 14 ore e 47 secondi. Alla partenza da Saint Malò le imbarcazioni in regata erano 123, suddivise in 6 classi diverse.
Una decisione ragionata, quella di Andrea, presa dopo un’attesa estenuante causata da tre perturbazioni importanti, che lo hanno indotto a procrastinare la ripartenza: “Meglio aspettare piuttosto che rompere la barca, quando si naviga si hanno grosse responsabilità” ha dichiarato. Ovviamente sono piuttosto teso: un po’ per il contesto del grande evento un po’ è la situazione meteo a preoccuparmi: non è delle più favorevoli. Ma la tensione è positiva perché ti aiuta a rimanere focalizzato su ciò che devi fare”. E l’essere concentrato sui minimi dettagli, sulla perfezione e il controllo quasi maniacale di ogni componente è la caratteristica del giovane velista ferrarese, che ha al suo attivo navigazioni in diversi mari del mondo sia a bordo del Class40 che del VOR70, con Giovanni Soldini. Ha già preso parte alla Transat Jacques Vabre 2011 e anche all’edizione del 2017, insieme ad Alberto Bona, purtroppo abbandonata a causa di un’avaria a timone e scafo. Recentemente si è preparato a lungo con tante regate per arrivare al grande evento: la Route du Rhum. “La partenza era stata stabilita il 4 Novembre” dice Marco Calatroni, project manager della società Shoreteam srl di Andrea Fantini: “Le condizioni meteo sono troppo dure. Andrea e un numero importante di altri velisti hanno deciso di riparare sulla costa e ripartire per non vanificare l’impresa e la preparazione. Le condizioni quest’anno sono particolarmente impegnative, con onde incrociate di cinque-sei metri e venti oltre i 40 nodi. Questa è una regata che normalmente ha un rate del 20-25 per cento di abbandoni; quest’anno siamo vicini al 50% a causa di tre perturbazioni consecutive (la seconda grande come tutto l’Oceano Atlantico del nord)”.
Insomma, una regata in cui non solo bisogna essere dei bravi velisti ma anche psicologicamente molto forti per raggiungere l’obiettivo.
Ma chi è Andrea Fantini e da dove arriva? Studi classici, una laurea in farmacia e il mare nelle vene, che lo spinge, come Ulisse, a partire e cercare sempre nuove avventure e nuove sfide. Una passione che è diventata una professione (merito anche d’incontri come quello con Pasquale de Gregorio e Giovanni Soldini, con i quali ha navigato in vari trasferimenti). E poi tanta dedizione e un obiettivo: partecipare alla Vendée Globe: il giro del mondo in solitario senza stop e assistenza.
L’abbiamo intervistato prima della partenza ed ecco cosa ci raccontato di se stesso.
Che cos’è per te il mare?
È qualcosa difficile da spiegare: è tante cose. È il richiamo della natura: sento il bisogno di andare là nel mezzo anche quando le condizioni non sono proprio le migliori. Anzi, il più delle volte col cattivo tempo ti domandi: ma chi te lo fa fare? Il mare è per me anche un modo per poter competere. Ma è anche poter viaggiare: un aspetto che per me è stato sempre fondamentale sin da piccolo. Poter andare per mare e poter arrivare dall'Europa all'America o fare il giro del mondo e arrivare nei posti e conoscere la gente e culture diverse è una cosa impagabile. Sin da piccolo, siamo sempre andati per mare e si passava le vacanze in Croazia in Grecia...
E poi?
E poi ci sono stati incontri che mi hanno fatto esplodere la passione per navigazione offshore.
Quindi da piccolo sognavi di fare il navigatore?
Da piccolo non mi ricordo, ma sono sempre stato attratto dal mare, andavo in barca con i miei genitori. Leggevo i libri scritti dai navigatori solitari della Vendée Globe: da lì la passione. L’incontro con Pasquale de Gregorio, (aveva fatto la Vendée Globe nel 2000) fu determinante. A 18 anni iniziai a navigare più a lungo raggio, ma erano tutti trasferimenti e zero regate. La prima esperienza un po' più seria fu l'ARC (Atlantic Rally for Cruisers): la mia prima traversata atlantica, avevo 23 anni.
Hai navigato molto con Giovanni Soldini. Che tipo di insegnamenti hai ricevuto, al di là dell’aspetto tecnico?
Nel 2009 feci il trasferimento a bordo del suo Class40 dal Messico alla Bretagna (Giovanni però non era a bordo) dopo la Solidaire du Chocolat, regata che Soldini effettuò in doppio con Pietro d'Alì. Lo conobbi bene nel 2013 qualche mese prima di imbarcarmi su Maserati VOR70, quando mi proposi di nuovo per i trasferimenti. Giovanni mi prese a bordo (è una persona che dà molte opportunità) e vi rimasi due anni… Un’esperienza bellissima, ripartirei domani. Ho imparato un sacco di cose. Soldini è un marinaio incredibile. È un uomo crudo e diretto, ma ti spinge ad andare avanti, a non mollare mai.
Avresti mai immaginato da ragazzino di navigare con lui
No, assolutamente; mai avrei pensato che sarei riuscito a conoscerlo, figuriamoci a salire in barca con lui. Io lo vedo ancora come quando leggevo i suoi libri e quelli di altri navigatori…Non mi basterà tutta la mia vita per fare un sedicesimo quello che hanno fatto tutti questi navigatori. Ma è uno stimolo a migliorare e imparare. Poi quando ricevi l’opportunità di navigare con loro è un sogno che si realizza.
Quali emozioni provi quando sei in mare aperto?
A me piace sempre stare in mare, senza differenze tra regata, allenamento o trasferimento. Certo in regata e allenamento non c'è molto tempo per rilassarsi, poi a volte è proprio dura, sei lì al freddo, bagnato fradicio a prendere mazzate... Ma se c'è un momento di tranquillità lo apprezzo, se vedo un delfino o una balena mi emoziono come un bambino. La natura là fuori è sempre qualcosa di straordinario; è un privilegio poterla vivere in quel modo.
Che cosa ti attira di più della sfida in mare?
Non la vedo come una sfida con il mare. Sarebbe una lotta impari dalla quale non si esce vincitori. È il mare che ti lascia passare... La sfida è con me stesso e con i miei limiti.
Quando sei in regata hai dei particolari rituali o degli amuleti?
No, sono molto metodico e meticoloso. Ho dei ritmi e cerco di mantenerli perché danno disciplina, che incide sulla performance della regata. Non ho nemmeno amuleti. Ma mi piacciono i tatuaggi, e ne farò altri da portare sempre con me.
Hai mai avuto paura?
Sì tante volte. Bisogna avere paura, perché ti fa capire i tuoi limiti. Ma non deve trasformarsi in panico perché si perde di lucidità e non si trovano le soluzioni ai problemi. Ma in certe condizioni, quando "tiri" per tanti giorni in condizioni dure, è lo stress che si fa sentire.
Studi classici, ti ritrovi in qualcosa?
Mi ritrovo molto nell’Odissea nel fatto della curiosità nello spingersi sempre oltre e andare a cercare cose che non conosci…. Ma in realtà non sono molto filosofico, sono molto istintivo, faccio le cose che mi piacciono e che mi passano per la testa.
Cosa fai quando non navighi?
Principalmente cerco sponsor. È un vero lavoro…. A tempo pieno. È la parte più stressante dell’andar per mare. Ma non è quello che vorrei fare. Vorrei viaggiare sempre, anche via terra e vorrei fare più sport d’acqua: mi piace il surf.
Quanto ti dedichi ai social?
Ho messo su una piccola squadra Andrea Fantini Sailing Team: ognuno ha il proprio ruolo per cui quando sono terra non faccio nulla. Ma in mare… devo fare video e foto e questo è un problema. Perché tutto ciò che non si riprende è come se non fosse mai successo e quindi devo riuscire a documentare (anche se è l’ultima cosa a cui penso) alcuni momenti. Di solito cerco di ritagliarmi del tempo per fare comunicazione.
E cosa ti manca di più nelle lunghe traversate?
La carne! Sono materialista (ride, ndr). A bordo però cerco sempre di mangiare bene… pasta o riso e un po’ di fresco, fin che dura. Anche cibi liofilizzati, non ho problemi a mangiarli. Ma adoro i dolci, soprattutto la cioccolata! E il caffè, sono drogato di caffè…
È possibile seguire Andrea sulla sua pagina FB https://www.facebook.com/andreafantiniracing/
E il tracciato della regata qui:
http://tracking.routedurhum.com/?fbclid=IwAR392AaR-OBKoO5NlrI74FOMKD18d0m_nbhYRa0LdVTvwFpkEDbqbtAn_kQ
Désirée Sormani