Parlare con persone come Sergio Cutolo non è soltanto un piacere, ma estremamente interessante. È un po’ come fare un “viaggio dentro alle barche” con l’occhio del tecnico. Cutolo, dopo la laurea in ingegneria e una decina di anni in Baglietto (gli ultimi come direttore tecnico) nel 1995 ha fondato lo studio Hydro Tec e da allora ha progettato yacht di ogni tipo e dimensione. Lo abbiamo incontrato dopo i saloni autunnali e non potevamo che parlare degli ultimi due superyacht di cui Hydro Tec ha seguito sia la parte ingegneristica che di architettura navale, dal concept al design esterno: Aurelia del Cantiere delle Marche (CdM) ed Emocean, la prima delle imbarcazioni varate da Rosetti Superyachts (RSY). Due barche significative per Hydro Tec pur in maniera diversa: la prima è il frutto di una collaborazione strutturata e di lungo termine con CdM, la seconda rappresenta il “numero 1” di un nuovo cantiere.
Aurelia, il nuovo pick up del mare
Aurelia, il 39 metri varato a settembre 2020 che ai saloni ha stupito tutti con la sua imponente gru A-frame a poppa "Nasce da una nostra idea – racconta Sergio Cutolo – sviluppata internamente tempo fa. Quando Vasco Buonpensiere (sales e marketing director di CdM) mi parlò di una barca simile, gli mandai questo progetto e il cliente, che già aveva un Darwin 102 sempre di CdM, se ne innamorò. Da lì siamo partiti”.
O meglio, sono partiti dalle dimensioni del tender, che l’armatore desiderava molto grande (lungo 7-8 metri) e soprattutto con un metodo di varo e alaggio pratico. Da queste richieste si è poi sviluppato il progetto finale che hanno definito flexexplorer, explorer flessibile. Uno yacht, Aurelia, che è anche un punto di partenza per il futuro, tanto è che ora lo stanno declinando in altri modelli.
Facendo un paragone con il mondo automobilistico, Sergio Cutolo definisce Aurelia un pick up del mare che si ispira alle barche da lavoro, da cui riprende in particolare le proporzioni nell’ampio ponte aperto a poppa: “È una barca di lusso ma con grande capacità di carico che sta incontrando il gusto del mercato”. L’enorme spazio aperto ha consentito di realizzare la gru A-frame a poppa, una gru ad A che di norma si vede su pescherecci, navi posacavi…È incernierata in coperta ed è un grande portale che si muove idraulicamente consentendo di imbarcare e sbarcare anche carichi importanti da poppa. “Uno dei vantaggio dell’A frame è che elimina il fattore sbandamento, inevitabile quando su barche di queste dimensioni si movimenta un tender tramite una gruetta laterale tradizionale. È un elemento che aggiunge flessibilità allo yacht, non si è più legati alla forma del tender ma solo a lunghezza, larghezza e peso massimi, e si possono imbarcare anche tender con una piccola sovrastruttura dal momento che l’A-frame resta molto alto sopra il tender”.
In carbonio e leggerissima, la gru A-frame di Aurelia fa ormai parte di quegli “elementi da lavoro” reinterpretati per gli yacht fino a diventare di tendenza. Un attrezzo che sulle navi commerciali di norma è a vista, mentre su Aurelia “abbiamo deciso di ‘affondarlo’ in coperta, in modo che quando non è in uso sparisce lasciano libero questo grande spazio, ulteriormente magnificato da due falchette abbattibili che diventano delle terrazze e trasformano la zona in una isola in mezzo al mare con accesso diretto all’acqua. È un enorme beach club di oltre 100 mq che può essere ‘vestito’ con sedie a sdraio, ombrelloni, ma anche un cesto da basket o qualsiasi altra cosa desideri l’armatore, e utilizzabile in navigazione (a terrazze chiuse) considerato che queste barche di norma il tender lo trainano”.
Tra abitabilità e prestazioni
I volumi abitativi di Aurelia spostati in modo deciso verso prora hanno imposto un riequilibrio del baricentro.“Dal un punto di vista idrodinamico abbiamo una zona di prua voluminosa e una di poppa molto avviata, in navigazione la scia di Aurelia è piatta e lo specchio di poppa si pulisce rapidamente. L’efficienza delle nostre imbarcazioni è il frutto di un lavoro in continua evoluzione negli anni. Oggi siamo arrivati a livelli di consumi incredibili e riusciamo a usare motori relativamente piccoli”. Aurelia monta due motori da 1000 cavalli, sono motori importanti come volumi (32 litri) e molto robusti: è una barca nata per navigare molto e affrontare condizioni di mare gravose, ha una autonomia di quasi 7000 miglia e consuma solo 70-80 lt/h a 10 kn.
Il layout del main deck è un altro fattore che caratterizza Aurelia; archiviata la classica disposizione, si è optato invece per una soluzione asimmetrica per rendere più vivibili gli ambienti senza rinunciare a spazi comunque necessari e di servizio. “È un layout che abbiamo ripreso da due trawler veloci fatti all’inizio degli anni 2000 con Paolo Caliari in Turchia. L’armatore era indeciso tra una barca wide body o con i corridoi laterali. Per praticità preparammo un modellino fatto da un lato in un modo e dall’altro nell’altro e quando ci ritrovammo tutti davanti ad esso ci guardammo negli occhi e… decidemmo di farlo così. Tutto sommato il corridoio laterale è utile all’equipaggio.Il salone asimmetrico di Aurelia arriva fino a murata sulla dritta e dà ‘sprint’ al progetto, intanto grazie alla sua disposizione ruotata di 90°”.
Entrando a sinistra si trova la zona pranzo, con il tavolo posto longitudinalmente davanti a una finestra larga 3,5 metri senza montanti, e dall’altro un bellissimo salottino con il divano che guarda verso una finestra gemella a quella del dining che sta proprio sul fianco della barca, “Quando ci si avvicina a questo vetro si vede l’acqua. È un punto fantastico di osservazione del panorama". Il corridoio centrale introduce poi alla lobby di disimpegno sulla destra e alla cucina sulla sinistra.
In realtà l’asimmetria non la si percepisce in modo particolare, è stata mascherata. All’esterno, la vista da poppa sembra tradizionale grazie alle due scale che salgono sull’upper deck, che tra l’altro coprono le due grandi prese d’aria, e all’interno nel salone hanno giocato bene con il layout.
Emocean, non il tipico explorer
Vista e contatto con il mare sono tra gli atout sia di Aurelia sia di Emocean, chè è stato il primo yacht varato dal cantiere Rosetti Superyachts (RSY), società nata a fine 2017 e sostenuta dal gruppo Rosetti Marino, impegnato nel mondo delle navi commerciali da quasi 100 anni e quotato alla Borsa di Milano.
“Su entrambe le barche,quando cammini a bordo non perdi mai il contatto visivo con il mare, c’è sempre, da qualche parte, una finestra dalla quale riesci a vederlo. Abbiamo lavorato molto per rendere questo una loro caratteristica”.
Sul main deck si trovano due terrazze a sbalzo rispetto allo scafo, davanti alle porte vetrate scorrevoli laterali del salone mentre nella suite armatoriale c’è un balcone recessato “Si tratta di soluzioni molto più fruibili rispetto a quelli abbattibili idraulicamente, sono soluzioni fisse - ci racconta Cutolo - basta aprire la porta e sono sempre a disposizione. Inoltre nella cabina armatoriale questa scelta ci ha permesso di creare un angolo studio panoramico: la scrivania non solo si affaccia su una ampia vetrata ma alla sua sinistra ha una finestra per madiere che regala uno scorcio verso prua inusuale su barche di queste dimensioni e molto apprezzato”.
Per quanto riguarda il layout interno, l’armatore di Emocean non ha voluto separazioni degli ambienti sul main deck: una piccola welcome lounge accoglie gli ospiti, è una veranda completamente vetrata seguita da un restringimento dovuto alla presenza dei condotti di ventilazione – che di norma sono a poppa – che conduce alla zona pranzo, qui non hanno voluto la classica paratia ma hanno preferito lasciare ininterrotta la vista fino alla suite armatoriale a prua. Una scelta che, insieme alle grandi finestrature, al gioco di specchi e agli sky light fa sembrare ancora più grande la barca. Sky light che a bordo creano una verticale di luce eccezionale, dal sun deck fino alle cabine del lower deck.
È una barca dai grandi volumi, oltre le 400 GT, “Un'attenzione particolare è stata dedicata anche alle zone equipaggio e ai volumi di stivaggio - prosegue - entrambi requisiti essenziali per lunghe navigazioni lontano e da porti o marine”. Sono stati ricavati spazi tecnici importanti come il mezzanino sopra le due cabine equipaggio a prora e il deposito esterno sotto al cofano a prua della plancia. Qui c’è anche il salottino esterno per l’armatore e due skylight che danno luce al bagno dell’armatore, è tutto un incastro, è una barca con tanto contenuto. Non c’è un taglio che sia stato lasciato al caso. Loro avevano le idee chiare e noi siamo riusciti a mettere nella forma quello che ci chiedevano”.
Emocean è stato concepito per essere un explorer non tanto nel look quanto nei requisiti tecnici tra cui la costruzione solida, i grandi volumi di stoccaggio e un’autonomia di 5000 miglia navigando a 10 nodi.
Il vetro trasforma le barche
Sui primi explorer il vetro era usato con parsimonia. Spiega Cutolo: “Per sicurezza avevano finestrature piccole, un po’ come sulle navi militari. Ora stiamo lavorando con il cantiere Vittoria e ci capita di vedere qualche suo pattugliatore, qui i vetri sono quasi più spessi che larghi, sono come spioncini. Sugli yacht oggi è impossibile pensarlo, la navigazione non si svolge più solo in zone temperate, si vive molto anche all’interno e le finestre grandi sono importanti”. Il fatto di poter navigare e osservare il paesaggio sia dall’interno sia dall’esterno è cruciale. Noi uomini siamo esploratori per natura”.
Tanto vetro è presente anche sul sun deck: il centro di attrazione di Emocean. È coperto per l’80% da un hard top, ai lati ha due fashion plate, i fascioni laterali, “Li abbiamo scaricati dalla loro funzione strutturale - prosegue - hanno un uso puramente estetico e li abbiamo voluti il più trasparenti possibile, a prua una piscina tutta vetri con cascata è a doppia camera, cioè c’è un doppio vetro, uno più basso uno più alto, quello interno è a sfioro e l’acqua che passa sopra il vetro finisce in una zona di raccolta. Alle spalle della piscina uno schermo vetrato con due elementi scorrevoli protegge il sun deck dal vento e volendo si può chiudere il tutto con tende su rullo nascoste nel celino dell’hard top, dove ci sono anche dei riscaldatori a induzione sopra la zona pranzo.
Un cantiere con un background commerciale
Rosetti Superyacht è nato nel 2017, ma ha alle spalle la Rosetti Marino Spa impegnata nella costruzione di impianti e navi commerciali. Parlare quindi di un cantiere alla sua prima barca è decisamente riduttivo. “All’inizio eravamo intimoriti nel confrontarci con il loro approccio superprofessional - racconta Cutolo. La loro struttura di project management è mostruosa, d'altronde per progettare piattaforme petrolifere nel mondo tutto deve essere preciso. Poi ci abbiamo messo il nostro con il lavoro e le conoscenze del mondo dello yachting: è stata una bella avventura appena iniziata”.
Paola Bertelli