Un anno intenso in Arcadia Yachts, quello appena trascorso, che culmina con l’annuncio dell’arrivo di un nuovo modello, l’A96. Notizia condita dall’inizio di una collaborazione fra il cantiere campano e Igor Lobanov, cantiere che in neanche tre lustri è riuscito a ritagliarsi uno spazio ben definito nel panorama dei costruttori di motoryacht di lusso, quello di chi innova. Proprio sulla spinta del primo modello realizzato, Arcadia 85, foriero di un concept fuori dal coro, al quale sono seguite altre barche differenti per misura ma non per contenuti, Ugo Pellegrino, il fondatore e attuale presidente di Arcadia Yachts, è riuscito a dare al suo marchio una forte personalità, che lo ha portato al successo. Con la linea di superyacht Arcadia – tre modelli dall’A85, di 25,90 metri, all’A115 di 35 metri – e poi con i “pocket mega yacht“ Sherpa e Sherpa XL – rispettivamente di 60 e 80 piedi - il cantiere propone oggi una gamma di barche diverse nell’estetica, nello sviluppo dei loro layout interni, nelle soluzioni che portano a ridurre l’impatto ambientale legato al loro uso, carene comprese.
Arcadia Yachts annunciando poche settimane orsono la vendita del quarto esemplare di Sherpa 80 XL, ha anche dichiarato un aumento record del portafoglio ordini 2022: a fine gennaio ammontava già a circa 20 milioni di euro.
Per un cantiere che per scelta mantiene una produzione a tiratura limitata, sono numeri davvero importanti, arrivati a distanza di un anno da quando Pellegrino ha chiamato a sé, per dirigere le attività commerciali di Arcadia Yachts, Francesco Frediani. Un lungo e importante percorso professionale, il suo, e ad ampio spettro, visto che di barche di lusso, mercato al quale si rivolge Arcadia Yachts, nella sua trentennale carriera ne ha vendute di tutti i tipi e in tutto il mondo. Questa felice concomitanza è stata il motivo in più che ci ha spinti a intervistarlo.
PressMare - Da un anno è approdato in Arcadia Yachts: qual è la motivazione principale che l’ha spinta ad accettare l’offerta del presidente, Ugo Pellegrino?
Francesco Frediani - Arcadia Yachts propone un concept di imbarcazione che mi ha sempre colpito, la prima volta che ho conosciuto il brand era il 2011, al salone di Genova. Guardai la prima barca con un certo scetticismo, devo ammetterlo, mentre col passar del tempo mi sono reso conto di quanto fosse avanti quel progetto, quel suo modo diverso di proporre yachting… Ho accettato l’incarico perché mi sono sentito pronto e voglioso di mettermi in gioco, sicuro di trovarmi in un cantiere che garantisce stimoli che permettono di venire a lavoro ogni giorno con passione, voglia di fare e di divertirsi.
PM - Quando ha preso la decisione?
FF - Dopo essere venuto in cantiere, organizzato e con un team assolutamente qualificato e all’altezza, spinto da una grande voglia di fare e di rappresentare qualcosa di innovativo nel mondo della nautica. Arcadia Yachts, insomma, mi ha fatto un’ottima impressione, il giusto stimolo per far scattare la voglia di dedicarmi a questo progetto con tutto me stesso. In cantiere ho anche trovato Francesco Ansalone, il direttore marketing e comunicazione di Arcadia Yachts. Con lui c’è un rapporto di stima reciproca nato un po’ di anni fa, lavorando insieme, che nel tempo è cresciuto. Così, quando mi è stata proposta la possibilità di iniziare questo nuovo percorso, è stato un piacere accettare sapendo anche di poter tornare a lavorare in team con lui.
PM - Che cantiere ha trovato?
FF - Sono venuto a Napoli, dove ho avuto modo di apprezzare una realtà che non conoscevo, organizzata e, ribadisco, con un team assolutamente qualificato e all’altezza.
C’è un piano in atto che ha previsto l’acquisto di un cantiere localizzato nella Marina di Torre Annunziata, di 11.000 mq, prospicente il mare. La proprietà ha affrontato un investimento importante perché l’operazione ha incluso l'acquisizione di una quota del 21% della Marina di Torre Annunziata. Un bel plus per chi fa barche.
PM - Di quanti metri quadre dispone oggi complessivamente?
FF - Circa 47.000, dei quali circa il 40% coperti. La Famiglia Pellegrino, unica proprietaria del cantiere Arcadia, si è impegnata anche nell’acquisizione della parte marina agevolando i lavori in cantiere.
PM - Cosa le ha chiesto il presidente Pellegrino?
FF - Di vendere barche! Battute a parte, mi ha chiesto di dare maggiore impulso all’internazionalizzazione del marchio. Grazie ai colleghi che mi hanno preceduto, in primis Maurizio Baldoni, quello di Arcadia Yachts è un marchio già ben conosciuto nel mondo. Il Presidente mi ha chiesto di potenziare questo processo di internazionalizzare e di partecipare al progetto di ampliamento e rinnovamento della gamma. Vogliamo internazionale anche il prodotto.
Per portare la qualità di Arcadia Yachts in tutto il mondo, per esportare il nostro Made in Italy, vogliamo rendere le nostre barche in grado di adattarsi a ogni cultura del mare, a ogni stile di vita. Le barche vengono vissute in maniera diversa, per portare la nostra qualità in tutto il mondo è necessario che possano adattarsi più facilmente ai clienti.
PM - Parla di layout diversi rispetto a quelli che offrite?
FF - Parlo di investire in progettazione perché la barca possa essere “flessibile” per rispondere alle aspettative del proprio armatore, che sia italiano, statunitense o cinese. Non parlo solo d’impianti.
PM - Quante Arcadia Yachts sono state varate finora e dove navigano?
FF - Quarantatre sono le imbarcazioni messe in acqua a oggi, e navigano ben distribuite nel mondo. Sono comunque poche per garantire una sufficiente visibilità al brand, mentre la proprietà mi ha chiesto di riuscire a mettere le barche in una vetrina globale.
PM - Uno dei prossimi obiettivi, quindi, potrebbe essere quello dell’ingresso in pianta stabile di Arcadia Yachts sul mercato americano?
FF - Certamente! Abbiamo sempre gli occhi puntati sul mercato americano, che rappresenta un importante palcoscenico per i cantieri italiani. Negli ultimi anni l’Italia se n’è presa un’importante fetta. È il mercato mondiale di riferimento per i numeri, importante anche perché ha la nostra stessa stagionalità. Significa che consente al cantiere una migliore pianificazione della produzione, favorendo quel salto di livello al quale ambiamo.
PM - Ha già un’idea su chi venderà le vostre barche?
FF - Con Francesco Ansalone siamo appena tornati da Palm Beach per meglio definire le prossime partnership con importanti cantieri americani che ci permetteranno di entrare nel mercato oltreoceano.
PM - Implicito che anche la produzione debba crescere…
FF - Arcadia non vuole entrare in competizione con chi fa grandi numeri, la nostra tiratura resterà limitata. Per fare la vera qualità ci vogliono i tempi giusti e noi non vogliamo arretrare di un millimetro sulla qualità anzi, vogliamo migliorare ancora.
Fatto salvo ciò, sì, c’è già un piano, che ci permetterà parallelamente allo sviluppo delle vendite di incrementare la produzione. Stiamo cercando una crescita organica e sostenibile, basata sul concetto di territorialità, perché qui c’è una manodopera validissima della quale amiamo cogliere le potenzialità. In Arcadia Yachts svolgiamo in casa operazioni di falegnameria e verniciatura, riuscendo a garantire una qualità superiore rispetto a quella che potremmo avere affidandoci a strutture esterne. Siamo un cantiere relativamente piccolo che ama fare le cose bene e con precisione.
PM - Quante barche è previsto produrrete nel 2022?
FF - Nel 2022 puntiamo a produrre 10 unità, mentre per il 2023 pensiamo di arrivare a fare dalle 13 alle 15 barche. Questi numeri dipenderanno dai bilanci e ci atterremo alla nostra strategia di crescita, senza voler necessariamente aumentare troppo i valori.
PM - Mi ha detto che è in atto un processo di sviluppo della gamma, parliamo di restyling o di nuovi modelli?
FF - Stiamo procedendo su entrambi i fronti. Le barche della gamma Sherpa le stiamo aggiornando sul piano tecnologico, mentre di pari passo stiamo sviluppando un primo nuovo modello. È un 96 piedi estremamente innovativo.
Il mondo è cambiato, anche le barche devono cambiare, il modo in cui si usano. La comparsa del primo Arcadia è stato un evento che ha portato la nautica, intesa come cantieri, progettisti e yacht designer, e soprattutto gli armatori a riflettere su una nautica fuori dagli stereotipi per i suoi contenuti. L’obiettivo è riuscire a far evolvere la nostra gamma facendo progredire i suoi concept per poter continuare a essere avanti. Il nuovo 96 piedi dovrà rappresentare Arcadia nei prossimi dieci anni, così come lo è stato l’85 fino a oggi.
Questo nuovo progetto racchiude in sé il nostro concetto di world boat nella nautica di lusso. Sarà una barca che saprà adattarsi ai mercati del mondo sfruttando la propria flessibilità.
PM - Ci dice qualcosa in più del progetto?
FF - Presto potremo darvi maggiori dettagli. Approfitto però per annunciare l’accordo di collaborazione che abbiamo raggiunto per gli interni del A96 e per ciò che seguirà, con Igor Lobanov, designer di grande capacità…
PM - Una grande firma dello yacht design, molto innovativo…
FF - È molto creativo, cerca e propone soluzioni diverse in termini funzionali ed estetici, proprio come Arcadia Yachts. Questa comune visione per una nautica diversa, con barche dai contenuti diversi, era ciò che cercavamo.
PM - C’è stata una selezione?
FF - È stato selezionato dopo vari confronti con tanti professionisti. Erano tutti molto interessati, perché d'accordo all’unanimità che il brand sia un marchio al di fuori degli schemi, che permette di sperimentare la propria fantasia, lasciando molta libertà creativa e senza imporre parametri rigidi.
PM - Sembra essere un paradiso per designer! Chi ha disegnato gli esterni?
FF - Li firmiamo noi, il Cantiere. Come le ho detto, in Arcadia ho trovato un bel team di professionisti, di cui fanno parte anche i componenti del nostro ufficio tecnico. Il nuovo Arcadia 96 nasce proprio dal lavoro di questo team che porta dentro il DNA di Arcadia. Abbiamo pensato che fosse giusto dare loro la possibilità di trasmetterlo al nuovo modello, che ha l’ambizione di voler segnare un nuovo capitolo della storia di Arcadia Yachts.
Che profilo ha il cliente che sceglie un Arcadia, una barca fuori dagli stereotipi?
FF - I nostri clienti sono tutti armatori esperti che hanno avuto già diverse barche. Dall’alto di ciò sono perfettamente in grado di capire i vantaggi che un prodotto come il nostro può offrire. Sottolineo che si tratta di una clientela eterogenea che proviene sia dall’ambito del motore sia dalla vela.
I clienti dello Sherpa 80 numero quattro, sono armatori che hanno avuto diverse imbarcazioni tra cui anche una a vela di circa 50 metri.
PM - Come mai Arcadia piace anche ai velisti?
FF - Il concetto di nautica che proponiamo è improntato a godere ogni istante di vita a bordo, una condizione che si apprezza quando la navigazione è dolce e confortevole. Il concetto lo racchiudiamo nella parola “slow” interpretando non tanto le prestazioni degli Arcadia, perché le nostre carene all’occorrenza sanno anche andare veloci, ma al tempo che a bordo deve poter scorrere lento, totalmente immersi nell’ambiente, totalmente appagati dall’andare in barca.
PM - Una questione di qualità della vita…
FF - Sono gli stessi input che portano un armatore a scegliere di andare a vela, che noi cerchiamo di proporre declinati nel motore. Un’attenzione alla qualità della vita di bordo che deve essere elevata per tutti, anche per l’equipaggio a cui riserviamo spazi sempre molto confortevoli.
PM - C’è una clientela italiana che cerca Arcadia?
FF - Quest'anno abbiamo venduto due Sherpa a clienti italiani, che navigheranno prevalentemente nei nostri mari dove, per altro, già abbiamo numerose imbarcazioni in rappresentanza di tutta la gamma. Parlando di numeri, il mercato domestico per noi è aumentato in due anni di circa del 30-35% e stando all’interesse che ancora registriamo in tutto il territorio, potremmo crescere ancora.
PM - È difficile vendere un Arcadia?
FF - Direi che è stato molto più difficile per coloro che mi hanno preceduto, si sono trovati a dover creare un mercato che inizialmente non c’era. Il cantiere è stato talmente innovativo che nel tempo è stato seguito dagli altri. I nostri concetti hanno ispirato, sono stati presi, elaborati ed esposti in maniera anche molto creativa, da altri brand. Ciò ha aperto una breccia e ci ha permesso di farci spazio nel mercato.
Ormai non siamo più i soli, e se da una parte si crea una competizione dall’altra stiamo assistendo alla vera e propria nascita di una nicchia del mercato per barche ispirate dai nostri concetti, anche rispetto all’ambiente.
PM - Che strada sta prendendo il cantiere rispetto all’ambiente, quali nuovi contenuti troveremo sulle nuove barche?
FF - L’argomento è molto interessante. Siamo all’inizio di un percorso e la direzione è già segnata: comporterà una corsa allo sviluppo da parte delle aziende. Il problema oggigiorno è capire, in funzione anche alle dimensioni dell’imbarcazione, quale sia la scelta più razionale. Basti pensare al gas, al GNL che inizia a essere utilizzato nello shipping. Sarebbe una buona soluzione su grandi imbarcazioni ma molto difficile da portare su imbarcazioni più piccole. Stiamo lavorando ad alternative ibride, adatte alle nostre imbarcazioni. Dobbiamo valutare diversi fattori, tra cui i consumi energetici e le velocità di navigazione. Vogliamo offrire qualcosa, che sia prima di tutto di facile gestione anche per chi non è un capitano professionista. Puntiamo a soluzioni che consentano anche di dormire in rada nel massimo del comfort, dedicando attenzione al night mode”, ovvero la capacità di offrire a barca ferma, generatori e motori spenti, la funzionalità di tutti i dispositivi dell’imbarcazione.
Su alcuni vostri modelli ciò è già possibile…
FF - Vogliamo migliorare i sistemi sempre di più e allargarle se possibile questa tecnologia a più modelli. Lavoriamo su motori ibridi veri e propri, per una propulsione che garantisca un range sufficiente in modalità di navigazione full electric, che consenta l’uso degli Arcadia Yachts in ambiti naturalistici come parchi o comunque zone sensibili.
La clientela è preparata, sensibile rispetto alle tematiche e ai contenuti ambientali delle vostre barche?
FF - Assolutamente si, il messaggio viene percepito da tutti gli armatori, più e meno esperti che siano. L’attenzione per il green non riguarda solo la nautica ma il mondo intero. Ci sono paesi che spingono su certi temi e favoriscono con incentivi di diverso tipo, anche economici, l’utilizzo di mezzi sostenibili e ciò favorirà la loro diffusione.