Le sanzioni nel settore marittimo
Dopo l'Unione Europea, il Regno Unito e il Canada, anche gli Stati Uniti, hanno deciso di vietare a tutte le navi affiliate alla Russia di fare scalo nei porti statunitensi. Nello specifico, Biden ha spiegato che "nessuna nave battente bandiera russa, di proprietà o gestita da un'entità russa, potrà attraccare in un porto degli Stati Uniti o accedere alle nostre coste". Lo scorso 8 aprile, anche il Consiglio dell’UE ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni che includono, oltre al divieto di importazione di carbone dalla Russia, anche il divieto alle navi (compresi i panfili di lunghezza superiore ai 15 metri e le imbarcazioni da diporto) battenti bandiera russa, di accedere ai porti dell’UE ma con alcune esenzioni. Secondo quanto stabilisce una circolare del Comando generale delle Capitanerie di porto, che recepisce il regolamento Ue dell’8 aprile scorso, l’accesso ai porti italiani è vietato alle navi di bandiera russa e a quelle che abbiano cambiato la propria bandiera da russa a qualsiasi altra nazionalità dopo il 24 febbraio scorso. Il divieto in vigore dal 16 aprile, si legge ancora nella circolare del comando generale della Guardia Costiera, non sarà applicato nei casi di navi che abbiano bisogno di uno scalo di emergenza in porto per motivi di sicurezza marittima e di persone in pericolo in mare. Il divieto di approdo include anche la possibilità di gettare l’ancora in rada e riguarda in particolare ogni nave da passeggeri e le navi da carico con tonnellaggio superiore alle 500 Gross Tonnage “impiegate in attività commerciali e in navigazione internazionale”. Il divieto non si applica invece alle imbarcazioni da diporto, ad eccezione di quelle che svolgono attività commerciali, come il noleggio. Quindi uno yacht di un oligarca non inserito nella black list Ue può entrare e uscire senza problemi dai porti italiani.
Porto di Venezia
“Nel Porto di Venezia – spiega Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell’Adsp del Mare Adriatico Settentrionale – nel 2019 sono entrate 8 navi russe ed una a Chioggia, lo scorso anno solamente 4 navi a Venezia ed una a Chioggia. Nel pacchetto di restrizioni della Ue risultano esenti settori come quello agricolo, energetico ed umanitario, mentre le sanzioni europee colpiscono pesantemente l’ambito dell’Itc, Information Technology e in misura minore il siderurgico. L’impatto di questi divieti – spiega ancora Di Blasio - saranno piuttosto mitigati perché gli operatori semplicemente cambieranno rotta e si riverseranno su nuovi mercati ed approvvigionamenti. Con il conseguente aumento dei costi del trasporto perché le materie prime arriveranno da paesi più lontani come ad esempio il Sud America”. Il traffico merci del Porto di Venezia con la Russia è piuttosto importante ed è pari al 17% con Mosca e al 16% con l’Ucraina.
Cambi di bandiera
I cambi di bandiera solitamente si effettuano quando le unità (dai panfili alle petroliere) battente bandiera russa oscurano e disattivando i sistemi di identificazione e trasmissione della posizione che in mare, per motivi di sicurezza, devono essere sempre accesi. Nel caso in cui sia difficile per la Guardia Costiera verificare l’effettivo passaggio di bandiera da uno Stato all’altro, le informazioni si potranno rintracciare nel sistema dell’autorità marittima denominata ‘Continuous Synopsis Record’, dove viene riportata tutta la vita di una nave. Riguardo invece le navi russe che già si trovavano, alla data del 17 aprile, nei porti italiani o europei, la Commissione europea rende noto che potrà “permanere in porto fino al completamento delle proprie attività commerciali” e poi dovrà lasciarlo.
-40% di scali portuali in Russia
Secondo la società di consulenza marittima Windward Ltd, “durante i primi sei giorni di marzo 2022, il numero medio di scali portuali russi è stato di 120 al giorno, rispetto al 40% in più nello stesso periodo del 2021”. Ben 18 navi, di cui tre petroliere ed altre 5 riconducibili direttamente a proprietari russi, hanno invece effettuato il cambio di bandiera nell’ultimo periodo. 11 hanno la nuova bandiera delle Isole Marshall mentre altre tre l’hanno cambiata con il paradiso fiscale di Saint Kitts e Nevis. “Prendiamo come esempio la petroliera chimica Maersk Adriatic” si legge. “Questa nave è di proprietà della Maersk Tankers, una delle più grandi compagnie di navigazione che ha annunciato solo pochi giorni fa che interromperà tutte le operazioni da e per la Russia. La Maersk Adriatic è arrivata a Kavkaz (una regione tra il Mar Nero e il Mar Caspio) il 19 febbraio e ha indicato come destinazione successiva la Russia. Il giorno dopo l'invasione, il 25 febbraio, ha lasciato la EEZ (Exclusive Economic Zone) russa, è entrata nella EEZ (Exclusive Economic Zone) turca e ha aggiornato la sua destinazione. Dal cambiamento risultano zero scali. Da allora, la nave ha aggiornato la sua destinazione a Batumi Georgia”.
Un mese fa c’erano 248 navi cisterna dirette in Russia - 149 navigano sotto bandiera russa e 13 sono di proprietà o gestite da società affiliate alla Russia. Barbara Millucci