“Un open a motore e una barca a vela, entrambi di circa 13 metri hanno colliso al largo dell’Argentario, due le vittime”. Questa sarebbe dovuta essere la tragica notizia di sabato scorso. Invece, in assenza di alcun elemento ulteriore, è partita una girandola di news on-line di pura invenzione, che hanno alimentato - senza giustificarlo - un florilegio di commenti sui social. Ponendo il tema della qualità dell’informazione e dei filtri sulla rete.
Un 20 metri a motore. Condotto da due sessantenni italiani. La barca a vela colata a picco. L’incidente all’imboccatura del porto. Tutto fasullo, come la fotonotizia del Canados “investitore”, relativa a un incaglio a Palmarola di quattro anni prima. Se le circostanze fossero altre, farebbe sorridere il «non c’è traccia di una frenata - dice un pescatore sul molo» riportata dal Corriere della Sera.
Di conseguenza: divieto di installazione di potenze al di sopra di un tot di cavalli, divieto di patente sopra i 60 anni, inasprimento del rilascio patenti sopra i 20 metri, galera per gli organizzatori di corsi patente in caso di incidente, sorveglianza obbligatoria all’ingresso dei porti, divieto di installare piloti automatici nel diporto. L’esponente di un’associazione nautica arriva postare condoglianze con il suo faccione a tutto schermo, il titolare di una pagina Facebook di vela sparge copiosamente nel web i suoi messaggi incendiari in cerca di click, un tizio ha il coraggio di scrivere: “aveva ragione il mio amico motorista che mi diceva sempre che le barche a vela intralciano”.
Di fronte a tutto questo orrore, cresce, se possibile, il dovere di fare corretta informazione. La tragedia colpisce innanzitutto le famiglie, cui vanno le nostre condoglianze. Sulle circostanze dell’incidente non può che far luce l’autorità competente e civiltà vorrebbe di non dare prima nulla per scontato, ricordando che la responsabilità è personale. Sulle conseguenze che l’incidente dovrebbe avere sulla regolamentazione di settore sarebbe bene seguire l’esempio aeronautico: prima comprendere le ragioni poi normare, se del caso. Sapendo che nessuna legge eviterà mai gli incidenti in maniera assoluta, tenendo in debito conto la rischiosità generale e la severità delle norme già in vigore.
Nelle stesse ore del disastro si sono perse sei vite sulle strade, spesso giovanissime, nel silenzio generale. Se si dovessero applicare le cose lette ieri sui social per l'incidente dell'Argentario, andrebbero sequestrate tutte le auto private, vietati i concerti di Jovanotti (una delle vittime si stava recando li), proibita la guida sotto i 30 anni, abbattuti tutti gli alberi ai bordi delle strade (una delle vittime vi si è schiantata contro).
Anche questo ci deve far riflettere.
Roberto Neglia