Il Bertram 35 è un fisherman, indubbiamente, ma è anche una weekender boat con tutti i comfort per passare la notte a bordo. Generalizzando può anche essere annoverato fra i natanti per andare a fare il bagno e prendere il sole. In primis però, il Bertram 35 è una vera chicca di yacht design per gli appassionati dell’iconico marchio con l’aquila, nato più di sessant’anni fa in Florida grazie a Richard “Dick” Bertram. Lo stile essenziale, elegante, inconfondibile delle barche Bertram nel tempo di armatori ne ha stregati molti ovunque nel mondo.
D’altronde, basta farsi un giro nei porti e marina d’Italia, che di Bertram se ne vedono ancora parecchi, sempre più spesso preziosi pezzi d’epoca freschi di restauro, capace di esaltarne l’unicità dello stile. Generalmente si tratta dei Moppie - motoscafi con la sola prua pontata per contenere la cabina – ma anche il numero degli Sport Fisherman è significativo, dal piccolo 25’ fino ai più grandi 35 e 37 piedi, così come in proporzione quello dei convertible, le eleganti fishing machine oceaniche emblema degli USA come le Harley Davidson.
Dick Bertram fu tra i primi a utilizzare le carene a V inventate da Raymond “Ray” Hunt, il progettista che qualcuno negli Stati Uniti ha definito l”Archimede del New England” per il suo genio. Il “Moppie”, prototipo Bertram 31 che nel 1960 vinse la difficile gara Miami-Nassau, con la sua carena Hunt deep V resta una pietra miliare nella storia della motonautica, la cambiò. Non era la barca più veloce in assoluto ma col mare formato nessuno riusciva a starle dietro.
Passano gli anni e le carene Bertram continuano a restare famose per le loro performance, soprattutto per come le barche stanno in mare, come lo affrontano. Il pubblico, la clientela dei fisherman, d’altronde, non prevede sconti in tal senso. La tenuta di mare è ancora una qualità basilare del brand che sul Bertram 35 è stata preservata chiamando, nel 2017, quando il modello è stato aggiornato, Michael Peters, un’istituzione fra i progettisti navali d’oltre oceano, a firmare le linee d’acqua e l’estetica.
Il Bertram 35 delle foto, sul quale siamo stati a bordo per una breve uscita in mare, a Portofino, ha però una peculiarità tutta sua: è il primo a Bertam a essere stato costruito in Italia. In realtà già nel 1970 Richard Bertram e Carlo Riva avevano raggiunto un accordo per far realizzare due modelli Bertram italiani, un 25 e un 28 piedi Sport Fisherman identificati come Riva Bertam, ma fu un’operazione su licenza. Stavolta è Bertram, che dal 2015 fa parte del Gruppo Baglietto, di proprietà della famiglia Gavio, ad aver iniziato a produrre direttamente negli stabilimenti del Gruppo, a Massa Carrara, in una sede ad hoc. Oltre al Bertram 35, messo in acqua poche ore prima della nostra uscita, lì sta prendendo forma un secondo modello abbastanza “rivoluzionario” rispetto alla storia del marchio con l’aquila, il Bertram 39CC.
Bertram negli States, dove gli angler che pescano dalla barca sono milioni, ormai da qualche tempo ha lanciato due nuove gamme, XC e CC, specifiche per il mercato degli express cruiser e dei center console, entrambe spinte da fuoribordo.
Come accaduto per il Bertram 35 visto a Portofino, anche il Bertram 39CC, il più grande dei nuovi modelli, viene costruito in infusione e allestito utilizzando gli stessi accessori e tecnologie che compaiono sui modelli prodotti in USA. Ci hanno assicurato, insomma, che non c’è differenza.
Tornando al Bertram 35 non possiamo scrivere di aver svolto un test. L’esemplare col quale siamo usciti in mare era a Portofino come barca di supporto alle Regate di Primavera, organizzate dallo Yacht Club Italiano di Genova ed era nella condizione di dislocamento massimo, forse anche oltre, non solo per i serbatoi pieni ma anche di svariati quintali di materiale e persone presenti a bordo, ben 10 al momento di andare in mare. Meglio aspettare una seconda occasione che senz’altro verrà presto, visto che entrambi i modelli Bertram stampati a Marina di Carrara verranno esposti al prossimo Salone Nautico di Genova, dal 21 al 26 settembre 2023.
È stata quindi una presa di contatto con la barca e con il suo armatore, Andrea “Andy” Bianchedi, membro dello Yacht Club Italiano ma soprattutto un velista di lungo corso. È proprietario di due barche a vela: Drifter Sail (Club Swan 50) e Drifter Cube (Swan 98), ed è anche presidente della classe monotipo Club Swan 50 nella quale regata.
Alla prima domanda, perché ha scelto Bertram per navigare a motore, ci ha risposto
Bertram rappresenta un simbolo dello yachting e dello yacht design, le linee essenziali, gli stilemi, la storia del marchio, mi sono sempre piaciuti, per questo ho scelto di acquistarne una. Anche se resto assolutamente un velista, ho voluto una barca a motore che mi piace e che farò partecipare ai tournament di pesca italiani col guidone dello Yacht Club Italiano di Genova.
PM - Cosa le è piaciuto di più nel primo giorno a bordo del suo Bertram?
Da velista sono rimasto impressionato dall’accelerazione della barca, i motori offrono molta coppia ai bassi e medi regimi e quando si affondano le manette la spinta è entusiasmante. La guida dal fly poi è bellissima…
PM - Sul suo 35 ha voluto anche l’hard top…
L’ho richiesto non tanto per me ma per i ragazzi del team di pesca che più di me la utilizzeranno, soprattutto nelle gare. Stare tante ore esposti al sole rende la loro attività molto impegnativa, troppo, meglio preservarli con un tetto.
La cosa che è piaciuta di più a noi è stata invece la stabilità della barca, che proprio il tanto peso a bordo avrebbe potuto condizionare.
La carena planante disegnata da Peters è abbastanza larga, 3,36 metri, tanto da garantire una stabilità di forma che rende la barca poco incline al rollio, benché sia dotata di fly bridge e, come optional, del citato hard top sorretto da tralicci in lega di alluminio che nell’insieme fanno un’ottantina di chili inseriti nella parte più alta della barca.
Qualcuno potrà obiettare: certo, il nuovo Bertram 35 in mare non rolla perché monta un Seakeeper, uno stabilizzatore giroscopico. Vero, anche quest’optional era installato a bordo, ma è stata nostra cura farlo spegnere per capire un po’ lo scafo che sotto il profilo della stabilità non ha deluso. Comunque, preferiamo dare un giudizio definitivo solo quando effettueremo un vero e proprio test a dislocamento di utilizzo “normale”, senza la sentina e le parti basse dello scafo piene di casse d’acqua per ospiti ed equipaggi in regata.
Poco possiamo dire anche sull’efficacia della carena quando il mare è formato, perché quel giorno in quella parte della Liguria era calmo. L’incrocio con le scie di altre barche non ha però assolutamente inficiato con il comfort in navigazione. A velocità di crociera anche gli interni, caratterizzati dalla presenza della cucina, di una cabina prodiera con letto matrimoniale accostato a sinistra e di un locale bagno che accoglie comodamente anche persone di taglia, ci sono sembrati assolutamente vivibili.