Il Regolamento di attuazione al Codice della nautica dà sollievo ai diportisti italiani, storicamente vessati dal duopolio dei costruttori di zattere di salvataggio. Sempre che l’Amministrazione non decida di andare in soccorso degli interessi privati.
Oggi 21 ottobre entra in vigore il Regolamento di attuazione al Codice della nautica. Un provvedimento molto atteso che - tra le tantissime novità - ridisegna anche le dotazioni di sicurezza delle unità da diporto, introducendo un gradino intermedio tra la navigazione entro le 12 miglia dalla costa e quella senza limiti (oceano compreso). Un intervento tecnicamente molto equilibrato, tra implementazione dei dispositivi, semplificazione degli adempimenti e innovazione tecnologica, su cui PressMare tornerà per approfondimenti, che dà anche sollievo ai diportisti italiani storicamente vessati dall'oligopolio dei costruttori di zattere di salvataggio.
Un mercato ghiottissimo, quest’ultimo, che non ha mai incuriosito il Garante per la concorrenza, ma è sostanzialmente appannaggio di due sole multinazionali subito andate in allarme, come riporta il toscanissimo Tirreno che in un articolo on line del 10 ottobre scorso esprime tutta la preoccupazione per uno dei due oligopolisti, la Survitec di Grosseto (ex Eurovinil, oggi di un fondo inglese).
Ma andiamo con ordine. Il nuovo Regolamento - che il governo ha tirato fuori dai cassetti e portato in Gazzetta Ufficiale - tra le tante innovazioni, semplificazioni e sburocratizzazioni, mette mano anche al tema della sicurezza della navigazione. Elevando il livello complessivo di tutela, diciamolo subito. Introduce, infatti, nuove dotazioni, indica - per la prima volta - le dotazioni consigliate oltre quelle obbligatorie, prevede di poter sostituire i fuochi di emergenza a mano (esplodenti) con torce a LED, consente di sostituire strumenti obsoleti come l’EPIRB (in grado solo di lanciare un SOS) con il telefono satellitare che oltre al segnale di emergenza consente anche di contattare o essere contattai dai soccorritori. Prevede, infine, che se la navigazione avviene nell'ambito dell'area di soccorso nazionale (SAR), vigilata dalle Capitanerie, e la barca presenta come dotazione aggiuntiva un dispositivo di geolocalizzazione, la zattera “oceanica” - oceanica! – oggi prevista oltre le 12 miglia dalla costa, possa essere sostituita con quella cosiddetta “costiera”.
Apriti cielo. La “costiera” (oggi prevista entro le 12 miglia) costa meno e, soprattutto, garantisce al costruttore margini ridotti per la sua revisione. Ancora peggio, dal punto di vista dell’oligopolista, è la previsione che il gommone di bordo - se conforme a rigide caratteristiche costruttive CE, equipaggiato con le dotazioni stabilite per la zattera, posto gonfio sul ponte, pronto all’uso e omologato per tutte le persone presenti in barca - possa sostituire la zattera costiera per le navigazioni limitate entro le 12 miglia dalla costa. Ma se i produttori di zattere lo sono anche di battelli pneumatici, perché, come scrive il Tirreno, la nuova normativa “rischia seriamente di mettere i bastoni fra le ruote” (alla Survitec)?
Il punto, che evidentemente agita i due colossi (l’altro è la greca Lalizas), cui fino a oggi la mancanza di concorrenza ha consentito di imporre sul mercato italiano costi di revisione delle zattere che possono raggiungere il +300% di quanto richiesto nei Paesi del nord Europa, fino a costituire una “tassa” annuale che può rappresentare una barriera all’ingresso al mondo della nautica.
Non va meglio per l’acquisto: rimanendo al listino ufficiale della Survitec - Eurovinil, la zattera “oceanica” 6 posti modello “Syntesy International” per “imbarcazioni battenti bandiera di quei Paesi dove non è prevista una specifica approvazione”, costa 1.235 euro, la “Syntesy USA” 1.395 euro, la “Syntesy 9650 Italia” (conforme al decreto del 12 Agosto 2002, n. 219, del Comando generale delle Capitanerie di porto) viene 1.640 euro, il 33% in più della prima.
Lo stesso Tirreno, non a caso, scrive che l’azienda di Grosseto “dopo le difficoltà in seguito della perdita di commesse dall’Esercito è rimasta sul mercato garantendo alla proprietà buoni utili”. Già, ma dovevano continuare a pagarli i diportisti con bandiera italiana? Ora forse non più, ma il timore di qualche colpo di coda serpeggia fra diportisti e addetti ai lavori. Una cosa è certa, nei decenni gli oligopolisti hanno ottenuto dal Comando generale delle Capitanerie di porto una normativa di sicurezza più attenta agli interessi dei produttori che alla tutela dei consumatori, che impone la revisione biennale delle zattere gonfiabili (tre anni per la costiera), anche se il materiale da sostituire al loro interno (bombola di aria compressa, acqua, biscotti e razzi di soccorso) ha scadenze fino a quattro anni, e che solo il costruttore possa provvedere alla loro revisione.