Pressmare era presente alla partenza del giro del mondo in solitario grazie ad Andrea Falcon, conosciuto e competente giornalista di vela, con una passione spiccata per la vela oceanica e il Vendée Globe in particolare. Ecco il suo racconto.
Domenica 10 novembre 2024 è partita da Les Sables d’Olonne, sulla costa atlantica francese, la decima edizione del Vendée Globe, la regata attorno al mondo in solitario, senza scalo e senza assistenza tecnica o medica, nel senso che chi ormeggia in qualche porto o anche getta solo l’ancora in qualche baia, ma riceve poi aiuto esterno o materiali per riparare la barca o per curarsi da un infortunio, è squalificato.
Nonostante la regata sia così estrema, quest’anno è stato raggiunto il numero record di partecipanti, quaranta (di cui sei donne), limitato dall’organizzazione, altrimenti sarebbero stati perfino di più. Le barche utilizzate sono della classe Imoca, lunghe 18,26 metri (60 piedi) e progettate all’interno di una box rule. Tra questi, c’è anche l’italiano Giancarlo Pedote su Prysmian, alla sua seconda partecipazione dopo l’esordio nell’edizione di quattro anni fa (il primo Vendée Globe fu disputato nel 1989-’90, il successivo nel 1992-’93 e da quel momento in poi ininterrottamente ogni quattro anni) quando si classificò all’ottavo posto, dopo 80 giorni di navigazione e staccato di sole 19 ore dal vincitore, il francese Yannick Bestaven su Maître Coq IV. Fu un’edizione molto avvincente con i primi otto concorrenti che tagliarono la linea d’arrivo nell’arco di 24 ore. L’ultimo classificato, 25esimo su 33 partiti, tornò a Les Sables d’Olonne dopo 116 giorni e 18 ore di navigazione.
Il record di questa regata, che ha di fatto un percorso molto semplice con una lunghezza teorica di 24.000 miglia, con partenza e arrivo in Francia e passaggio a sud dei tre grandi capi (Buona Speranza, Leeuwin e Horn), in pratica un giro attorno all’Antartide, ma con alcuni waypont obbligatori e zone interdette alla navigazione per ragioni di sicurezza (per evitare, per esempio, che i navigatori si spingano troppo a sud per percorrere meno miglia finendo così pericolosamente nei mari disseminati da iceberg e growler, oppure in aree troppo trafficate dalle navi mercantili) è di 74 giorni, stabilito nell’edizione 2016-’17 dal francese Armel Le Cléac’h su Banque Populaire. Prima di Giancarlo Pedote altri quattro italiani hanno partecipato al Vendée Globe: Vittorio Malingri nel 1992-’93 (ritirato), Simone Bianchetti e Pasquale De Gregorio nel 2000-’01 e l’italofrancese Alessandro Di Benedetto nel 2012-’13.
Sono stato a Les Sables d’Olonne a passeggiare tra i pontili e nel mega villaggio del Vendée Globe. Sono contento che gli amici e colleghi di Pressmare mi abbiano chiesto di scrivere questo articolo e di raccontare un po’ a ruota libera le mie impressioni e sensazioni di questa regata e della sua lunga vigilia. La vela oceanica e il Vendée Globe mi appassionano immensamente e quindi è una fortuna per me poterne scrivere per trasmettere le mie emozioni. L’immagine che propongo del Vendée Globe è quindi molto di parte, lo riconosco, ma per me è davvero difficile non considerare questa come la regata più grande e bella che esista. Il giudizio è certamente soggettivo ma, con un altro grande evento della vela come la Coppa America appena concluso nella vicina Barcellona, risulta impossibile non fare un paragone e, purtroppo per la regata di Luna Rossa, Team New Zealand e compagnia bella, il confronto è per me impietoso. A Les Sables d’Olonne c’è umanità, c’è calore, c’è una condivisione di stati d’animo tra pubblico e partecipanti che raramente si trova in un altro evento sportivo, non solo velico. I concorrenti passeggiano tra la gente, firmano autografi, spiegano come sono fatte le barche, si concedono ai selfie e la gente riesce a immedesimarsi nella loro avventura, riesce ad avvertire le loro paure, le loro frustrazioni, gioie, soddisfazioni, delusioni: il loro dramma, inteso in senso anche positivo. Il popolo della Vandea, i cittadini di Les Sables d’Olonne, i francesi tutti e ormai anche tanti stranieri, scendono in massa per calcare il pontile del Vendée Globe.
Se da un lato il giudizio può essere soggettivo e personale, accecato dalla passione, dall’altro ci sono numeri che parlano chiaro: un milione e trecentomila persone hanno visitato il villaggio del Vendée Globe nelle tre settimane prima della partenza (quindi in appena 20 giorni) con 140.000 persone solo nella giornata di sabato 9 novembre, vigilia della partenza. Domenica 10 novembre, ad assistere lungo il canale di Les Sables d’Olonne, alla parata dei concorrenti che uno alla volta uscivano in Atlantico, c’erano 400.000 persone.
La partenza da Les Sables d’Olonne del decimo Vendée Globe è avvenuta alle 13:02 di domenica 10 novembre con i 40 concorrenti che hanno preso il via spinti da un vento molto debole e sotto un bel sole caldo, una situazione quasi surreale se si pensa alle immagini iconiche di questa regata con le barche che affrontano una depressione e una tempesta dopo l’altra negli oceani del grande sud. L’unico ad avere avuto qualche problema è stato il neozelandese Conrad Colman al quale si è arrotolata la scotta del gennaker nell’elica quando mancavano pochi minuti al colpo di cannone. Problema poi risolto. Nella prima notte di navigazione del giro del mondo, affrontata sempre in condizioni di vento leggero, lo stesso Colman ha poi avuto un problema all’impianto elettrico, ma ha risolto anche questo. Il tedesco Boris Hermann ha avuto il cilindro della chiglia del suo Malizia Seaexplorer che gli dato un po’ di preoccupazioni, poi rientrate. Dopo le prime 24 ore di navigazione e prima di raggiungere Capo Finisterre, a guidare la flotta era uno dei grandi favoriti della vigilia, il francese Charle Dalin su Macif Santé Prévoyance, secondo classificato al Vendée Globe di quattro anni fa. Il nostro Giancarlo Pedote su Prysmian navigava in 22esima posizione.
Andrea Falcon