Vivere in barca è un esercizio zen

08/12/2024 - 09:52 in Didattica e tecnica by Press Mare

Vivere in barca è un esercizio zen, nella maggior parte dei casi bisogna disfarsi di ciò che non è indispensabile per arrivare al nocciolo di quello che siamo, tuttavia non bisogna sopravvalutare la nostra motivazione e pensare che l’ardore non si temperi col tempo. Qualche comodità è necessaria al vivere sereno.

Per una quindicina di anni ho fatto lo skipper su barche da crociera a vela di notevole stazza. Ho vissuto a bordo per molti mesi all' anno. In primavera in cantiere per preparare la barca, poi d’estate in crociera, infine il rimessaggio autunnale e talvolta qualche regata. In totale 6/ 8 mesi. Così mi sono fatto qualche idea sul vivere a bordo, ho chiacchierato con persone che lo facevano o che lo avevano fatto ed erano tutti soddisfatti. Posso dire che erano altri tempi e il comune sentire era più "bohemien", credo tuttavia che le mie considerazioni possano aiutare a inquadrare il problema.

La “qualità" delle persone come sempre è importante, e nonostante una grande varietà di persone possa soggiornare in barca per brevi periodi trovando il proprio equilibrio, tra loro le persone non concentrate sul presente soffrono per quello che perdono invece di godere per ciò che guadagnano. Viceversa quelli che seguono una loro idea di felicità senza ricercare un unanime consenso si troveranno bene in barca. Le barche di questi ultimi hanno un aria particolare: ci sono i panni stesi, la bici in coperta e non manca mai un riparo che copre il pozzetto. Memorabilia e altri oggetti personali ingombrano gli angoli remoti, spesso vi regna un'allegra confusione. Poi vi sono le differenze ovvie tra stanziali e giramondo, tra agiati e bohemien. Tra i giramondo agiati vi è soprattutto gente coscienziosa. Sanno che tutti gli aggeggi di bordo prima o poi si romperanno quindi hanno imparato a ripararli. Non c'è rosa senza spine: più la barca è piena di ammenicoli e più tempo e conoscenze sono necessarie alla sua manutenzione, i bohemien sono più inclini a rinunciare stoicamente.

Per avere un poco di tempo libero e non essere sommersi dal bricolage a tempo pieno tutti gli accessori di bordo debbono avere due qualità: essere estremamente robusti per sopportare il logorio del mare e a prova di stupido perchè chi ci da una mano non è sempre un esperto.

Mi chiedono talvolta se la barca a vela giusta per vivere a bordo sia una barca minimalista o un pesante motorsailer? Mai come nel vivere in barca le prestazioni dipendono dall’affiatamento tra mezzo ed equipaggio, poi forse qualcosa in questa scelta vuole dire anche l’età.

La barca giusta come sempre è la più piccola che può fare quel mestiere, che sia (il mestiere) soggiornare nell'atollo del Pacifico con la morosa o a Cesenatico con tre coppie di anziani. Penso che qualsiasi barca vada bene data la volontà di restarvi a lungo e di fare a meno di quello che manca. Per entrare nel vivo rilevo che parecchi scelgono il multiscafo per la comodità delle sistemazioni e la buona velocità: sono coppie con bambini spesso con programmi di navigazione impegnativi: destinazione oceano. In Mediterraneo è sicuramente più economico il monoscafo anche se, a mio parere, spesso si eccede nella taglia. Alcuni yachtsmen per vivere a bordo e trovarsi bene hanno bisogno di un 50 piedi in due, marito e moglie, ma esagerano. Non raggiungeranno nessun livello di indipendenza.

Le grosse barche capienti, Jongert o Amel o Oyster, infatti, consentono una vita agiata , ma già attorno ai quindici metri necessitano di personale di servizio per assolvere alle numerose incombenze. Sulle taglie piccole invece è difficile trovare la barca adatta che abbia spazio per le comodità. Sarebbe opportuno ricorrere ad una fatta su misura, meglio se di legno il cui calore ci ripaga negli anni. Gli spazi di stivaggio di una barca su misura si possono sfruttare al meglio e quindi la taglia potrebbe scendere a 9 metri per una coppia, 11 per tre persone e 12 per un equipaggio di quattro.

Jongert 20DS

Per viver felici bisogna assicurarsi cibo, aria e acqua di prima qualità, un buon letto e un poco di privacy che non guasta mai. Tuttavia l’inverno, o meglio il freddo, è un fattore decisivo. In questo caso un buon riscaldamento, un piccolo generatore, un freezer oltre al frigorifero, il microonde, l’asciugacapelli ed anche una piccola lavatrice rendono la vita più serena e, rientrando a bordo, sarà più facile pensare : ”torno a casa.”

Importante per la serenità é anche che la barca si comporti bene all’ ancora e che l’attrezzatura per l’ormeggio sia molto robusta, molti porti in giro per il Mediterraneo e per il mondo in generale, non sono fatti per barche luccicanti, leggere e in un qualche modo frivole, ci può essere risacca, una banchina alta, parecchia distanza per arrivare alla corrente elettrica o all’acqua ed altre scomodità.

Le barche a motore sono ottime per vivere a bordo, tra queste la mia preferenza va al tipo gentleman yacht, barche a dislocamento strette e abbastanza pesanti, il cui modello risale al primo quarto del 1900 e dotate di un diesel lento in grado di muovere una grossa elica, che possono portarci in giro a 7/8 nodi con consumi modesti e senza timore di un colpo di vento.

La spesa è da valutare , per i giramondo agiati è anche un notevole impegno economico, ma è sicuramente una esperienza in grado di arricchire la vita di chiunque ci provi per più di una estate.

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