Lusben al servizio del refit: intervista al direttore generale, Ferdinando Pilli

30/10/2025 - 06:30 in Servizio by Press Mare

Lusben, divisione refit del Gruppo Azimut|Benetti, amplia la propria capacità operativa tra le proprie sedi di Livorno, Viareggio e Varazze. Abbiamo intervistato Ferdinando Pilli, il Direttore Generale, che ci ha raccontato strategie, investimenti e nuove competenze di un cantiere che guarda al futuro con solide radici industriali.

Nel panorama del refit e repair mediterraneo focalizzato sui grandi yacht a vela e a motore, Lusben rappresenta oggi uno dei poli più avanzati per capacità tecnica, organizzazione e infrastrutture. La società del Gruppo Azimut|Benetti sta vivendo una fase di forte espansione, sostenuta da un piano di investimenti annunciato nel 2023 e destinato a consolidare la leadership del cantiere nel settore dei grandi yacht, sia a motore sia a vela.

Ferdinando Pilli, Direttore Generale di Lusben

Abbiamo incontrato Ferdinando Pilli, Direttore Generale di Lusben, ingegnere con lunga esperienza nella costruzione di yacht complessi — maturata nei maggiori cantieri navali italiani, anche in Benetti, dove ha ricoperto ruoli tecnici e gestionali di primo piano — per parlare dell’evoluzione della divisione refit del Gruppo guidato da Giovanna Vitelli, delle strategie industriali e della valorizzazione delle competenze nel settore.

PressMare – Iniziamo dall’oggi: Lusben è una presenza consolidata al Monaco Yacht Show, ma quest’anno vi abbiamo visti partecipare anche al Cannes Yachting Festival.

Ferdinando Pilli – Sì, esatto. Montecarlo è per noi ormai un appuntamento tradizionale, ma nel 2025 abbiamo deciso di partecipare anche al salone di Cannes per la prima volta. È stata una scelta importante per rafforzare la visibilità del marchio. Cannes è una vetrina di riferimento soprattutto per yacht tra i 30 e i 40 metri, ambito del mercato che a noi interessa tanto quanto quello delle barche più grandi, e il riscontro è stato molto positivo.

PM – Qual è oggi la dimensione operativa del vostro refit center?

FP – Grazie alla sinergia tra i siti di Varazze, Viareggio e Livorno, oggi possiamo intervenire su unità che vanno dai 30 fino a oltre 100 metri.

Varazze si concentra su barche di taglia medio-piccola, Viareggio copre la fascia 40–55 metri — e presto potremo salire ulteriormente grazie al nuovo travel lift da 720 tonnellate che abbiamo acquistato — mentre Livorno, con il suo grande bacino, è in grado di ospitare yacht superiori ai 50 metri, fino oltre i 100. Ogni sito è specializzato, ma tutti operano in modo coordinato, secondo una logica di gruppo.

PM – Anche sulle strutture di Livorno ci sono stati grandi investimenti, ci dà un’idea di come li avete spesi?

FP – A Livorno abbiamo investito circa 12 milioni di euro, collegati alla gara per la gestione dei bacini. Una parte dei lavori è già completata, mentre l’ultimo lotto — quello relativo agli edifici di servizio — è in fase di partenza.

Si tratta di nuove aree dedicate agli equipaggi, con sale riunioni, spazi conviviali e aree relax. Stiamo inoltre pianificando ulteriori interventi sulla Darsena Morosini, per ampliare i posti barca e completare alcune infrastrutture. È un piano di crescita che unisce potenziamento tecnico e miglioramento dell’accoglienza.

La keel pit nel cantiere Lusben di Livorno, dedicata ai grandi yacht a vela

PM – Negli ultimi anni Lusben ha investito anche per attrarre armatori e comandanti di grandi barche a vela. Ricordiamo innanzi tutto il Maltese Falcon refittato a Livorno...

FP – Esatto. Il mercato dei sailing yacht era stato un po’ trascurato, ma abbiamo deciso di crederci, anche in virtù delle nostre esperienze personali nel settore. In Lusben lavorano diverse figure provenienti come me proprio da Perini Navi. Evitare di disperdere il loro prezioso know-how e anzi, cercare di metterlo a frutto, è stata una motivazione in più per realizzare strutture dedicate alle unità a vela. Principalmente, proprio a Livorno abbiamo creato una nuova fossa di ispezione (keel pit), unica nel suo genere in Italia. Accoglie imbarcazioni con deriva basculante e appendici profonde, di barche fino a 70 metri, facilitando i lavori di refit e riparazione.

Oggi ospitiamo già tre barche a vela in refit, due delle quali disalberate, e gestiamo internamente anche manutenzioni di sartiame e impianti velici, con il supporto di fornitori specializzati e una nostra supervisione tecnica.

PM – A proposito di refit complessi, ci può citare alcuni progetti significativi?

FP – Ne ricordo diversi, ma due in particolare. Il primo è il Masquenada, un progetto impegnativo che ha previsto un allungamento di circa quattro metri dello scafo, completato in tempi molto serrati.

Benetti M/Y Alfa

Il secondo è Alfa, un Benetti consegnato nel 2020, in pieno periodo Covid. Dopo cinque anni è tornato per un refit completo: pitturazione, impianti, manutenzione e una revisione integrale degli interni. È stato un lavoro di grande valore, anche affettivo, perché ha permesso di restituire nuova vita a uno yacht “di famiglia” del Gruppo Azimut/Benetti.

PM – Quanti progetti gestite mediamente in un anno?

FP – Sommando Livorno e Viareggio arriviamo a circa 80 progetti annuali, variabili in base alla durata dei lavori.

In passato la stagione del refit era concentrata da ottobre a marzo, ma oggi si lavora tutto l’anno: alcuni armatori preferiscono rinunciare alla stagione mediterranea per prepararsi alla caraibica o a campagne in Estremo Oriente.

PM – Lusben è spesso citata come un modello per organizzazione e competenze. Come siete strutturati a livello tecnico?

FP – Abbiamo un ufficio tecnico interno con funzioni di coordinamento e supervisione, supportato da studi esterni e dal Centro Stile Benetti per la parte architettonica e di interior design.

In cantiere operano anche “architetti di bordo” dedicati al controllo quotidiano delle lavorazioni in termini di qualità e avanzamento lavori. Stiamo inoltre inserendo figure tipiche del new building, come project engineer e specialisti d’impianti, per offrire ai nostri clienti un servizio a 360 gradi.

PM – Il refit appare un settore più stabile rispetto alla costruzione di nuove barche. È così?

FP – Sì, perché il parco in circolazione cresce costantemente. Se nel mercantile si demolisce prima di ricostruire, nella nautica da diporto le barche restano attive più a lungo. È naturale quindi che il refit sia un mercato in espansione, tanto che sempre più cantieri stanno creando una propria divisione dedicata.

PM – E nei prossimi cinque anni che trend vi aspettate?

FP – Un boom tra il 2026 e il 2027, quando molte unità consegnate negli ultimi anni dovranno affrontare la revisione quinquennale di classe. Sarà un momento di forte domanda, anche perché gli armatori approfitteranno dei lavori obbligatori per aggiornare impianti, interni e layout.

PM – Barcellona e Palma sono dei poli nautici molto importanti per il refit. Che valutazione ne dà come competitor?

FP – Sicuramente la Spagna è oggi un riferimento nel refit, come il Nord Europa lo è nel new building. Barcellona è il nostro principale competitor, mentre Palma adotta un modello di business diverso: gli spazi vengono affittati e gestiti autonomamente dalle varie aziende incaricate di eseguire i lavori. Noi preferiamo mantenere un controllo diretto del processo per tutelare il cliente, garantendo standard qualitativi uniformi e una gestione tecnica completa.

Il bacino galleggiante Lusben di Livorno

PM – La carenza di maestranze è un tema comune a tutto il comparto delle nuove costruzioni, sentite anche voi questo problema?

FP – È il vero problema della cantieristica italiana. Oggi si trovano facilmente profili tecnici di alto livello, ma mancano falegnami, saldatori, elettricisti, tubisti, cioè le figure operative che garantiscono qualità artigianale.

Abbiamo perso la tradizione degli istituti tecnici nautici: servirebbe una collaborazione più forte con scuole e famiglie per far capire che questi mestieri offrono occupazione, crescita e retribuzioni importanti.

Bisogna ricostruire una filiera della conoscenza: i maestri artigiani dovrebbero fare da tutor ai giovani, trasferendo competenze prima del pensionamento.

PM – Anche la tecnologia cambia il lavoro. L’intelligenza artificiale potrà influire sul refit?

FP – In parte sì, ma la costruzione e la manutenzione di uno yacht restano attività artigianali.

Un robot può saldare meglio, ma qualcuno deve progettarlo, programmarlo, gestirlo. Il valore umano resta centrale, anzi crescerà con l’evoluzione delle tecnologie.

PM – Cosa chiedono oggi più spesso gli armatori nei refit?

FP – Oggi c’è grande attenzione alla tecnologia di bordo. Tutti vogliono installare o predisporre sistemi Starlink o OneWeb, che garantiscono connettività globale a costi inferiori rispetto al passato. È un aspetto che piace molto anche ai designer, perché permette di eliminare i grandi radome, migliorando estetica e pulizia delle linee.

PM – Lusben è radicata a Livorno. Come sono i rapporti con la città e il territorio?

FP – Ottimi. Collaboriamo con la Fondazione LEM e partecipiamo attivamente a eventi cittadini come la Settimana Velica Internazionale o la Maratona di Livorno.

Siamo tra i principali sponsor, insieme all’Accademia Navale, e riteniamo fondamentale il legame con il territorio, sia in termini occupazionali sia culturali.

PM – Avete di recente annunciato anche un’apertura in Costa Azzurra.

FP – Sì, abbiamo inaugurato un Sales Office ad Antibes, uno dei porti più importanti del Mediterraneo.

Essere presenti lì significa avvicinarsi fisicamente ai nostri clienti, seguire le imbarcazioni durante l’anno e consolidare i rapporti con armatori e comandanti internazionali.

PM – Quanto conta appartenere a un gruppo come Azimut|Benetti?

FP – È fondamentale. Avere alle spalle un gruppo familiare solido e con visione industriale a lungo termine, ci permette di pianificare, investire e affrontare le sfide con serenità.

Possiamo permetterci di investire con prospettiva, puntando sulla qualità e sulla reputazione, che sono il vero valore di Lusben.

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