La Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2025 si è confermata una delle edizioni più selettive degli ultimi anni, alternando fasi di meteo severo a lunghi tratti di bonaccia. Un contesto che ha messo alla prova equipaggi e imbarcazioni non solo sul piano tecnico, ma anche su quello mentale. Tra le storie più significative c’è quella di Matt Hayes, armatore e skipper di Veloce, che ha descritto questa Hobart come un vero “ottovolante emotivo”.
Per Veloce, un Italia Yachts 12.98, unico scafo nuovo della flotta in regata, l’impatto con la competizione è stato immediato. Dopo la partenza da Sydney e l’uscita dal Cruising Yacht Club of Australia, la barca si è trovata ad affrontare circa 220 miglia controvento, con condizioni di burrasca già nelle prime fasi. Venti tra i 30 e i 40 nodi hanno imposto scelte conservative: randa ammainata e tormentina a riva, con l’obiettivo prioritario di preservare equipaggio e barca fino a mari più gestibili.
Superato il tratto più duro, la regata ha cambiato volto più volte. All’attraversamento dello Stretto di Bass, alle onde formate sono seguiti tratti di mare relativamente ordinato, fino a fasi di totale assenza di vento. Una sequenza che ha richiesto continui aggiustamenti di strategia e, soprattutto, grande capacità di gestione della frustrazione. È proprio in questi momenti che, secondo Hayes, la Sydney Hobart rivela la sua natura più autentica: non solo una regata d’altura, ma una prova di equilibrio tra tecnica, pazienza e resistenza psicologica.
La svolta è arrivata lungo la costa della Tasmania, quando il vento è tornato a soffiare in modo regolare. Con sole, brezza e andature portanti, Veloce ha potuto finalmente esprimere il proprio potenziale, regalando all’equipaggio alcune delle ore di navigazione più appaganti dell’intera competizione. Le prestazioni sono cresciute, il morale si è mantenuto alto e la fiducia è aumentata man mano che Hobart si avvicinava.
Ma, come spesso accade in questa regata, nulla è scontato fino all’ultimo. Dopo il passaggio a Tasman Island, a poche miglia dal traguardo, il vento è nuovamente calato, costringendo l’equipaggio a un’ulteriore fase di attesa e concentrazione. Solo con il ritorno finale della brezza Veloce ha potuto lanciarsi verso Constitution Dock, chiudendo la prova con un forte senso di compimento.
Per Hayes, oggi sessantenne ed ex olimpionico, la Sydney Hobart resta una sfida personale oltre che sportiva. Alla sua ventesima partecipazione, dopo aver esordito a 18 anni e aver regatato a lungo con Syd Fischer su Ragamuffin, questa edizione ha avuto anche un valore familiare: a bordo c’era il figlio maggiore Josh, alla sua prima Hobart. Un passaggio di testimone che rafforza il significato di una regata vissuta come esperienza condivisa, capace di unire generazioni diverse.
Dal punto di vista tecnico, Hayes ha sottolineato l’affidabilità di Veloce, mai in difficoltà anche nelle condizioni più impegnative, evidenziando la qualità della costruzione italiana e dell’albero in carbonio. L’equipaggio, composto da un mix di giovani velisti ed elementi di grande esperienza – tra cui la campionessa olimpica del 470 Jenny Armstrong – ha rappresentato uno dei punti di forza dell’intera campagna.
Al termine di quasi cento ore di navigazione, il bilancio va oltre il risultato sportivo. La Rolex Sydney Hobart Yacht Race si conferma un evento che continua ad attrarre velisti di ogni età perché riesce a essere, allo stesso tempo, competizione, avventura e percorso umano. Un “ottovolante”, come lo definisce Hayes, che proprio per questo mantiene intatto il suo fascino.