Tra le numerose attività l’area Consorzio Industriale Provinciale Nord Est Sardegna, CIPNES, in particolare nel Golfo di Olbia, la cantieristica nautica è oggi il settore più attivo e in continua crescita.
Molte sono le realtà industriali che animano il comparto nautico locale, fra le quali c’è G-Tender, azienda giovane per quanto riguarda la produzione di battelli pneumatici, ma, come vedremo dalle parole di Davide Gessa, titolare e fondatore, con le radici nel settore del diporto nautico ramificate e profonde.
Abbiamo colto a pretesto le fasi finali di costruzione del nuovo battello di 14 metri, il G-Tender Dieci4, presso il nuovo cantiere dell’azienda, a poche centinaia di metri da quello storico, per fare due chiacchiere con Davide Gessa e “rubare” qualche scatto in anteprima assoluta della nuova costruzione che sarà l’ammiraglia della gamma. La presentazione ufficiale del nuovo 14 metri di G-Tender è prevista per il prossimo Cannes Yachting Festival con il battello in acqua, a seguire raggiungerà Genova per il Salone Nautico dove sarà possibile anche qui, non solo ammirarlo ma provarlo in mare.
Attualmente, la gamma G-Tender si articola con modelli da 8, 10 e ora anche il 14 metri, ma è destinata a crescere.
Davide Gessa photo credits AngeloColombo
PressMare – Sappiamo che la storia di G-Tender coincide con la storia personale di Davide Gessa, ce la racconta?
Davide Gessa – È stato un percorso cominciato negli anni ’70, allora ero un velista grazie alla passione che mi ha trasmesso mio padre, insegnandomi ad andare sulle derive, in particolare 420 e 470, dopo essere passato per l’Optimist e il Flying Junior. Poi sono passato al windsurf e con il vecchio Windsurfer tornato ora di moda e infatti, sono tra gli appassionati che lo hanno rispolverato. In quel periodo, fine degli anni ’70 e primi anni ’80, Alberto Diaz mi propose di fare una stagione in spiaggia a Porto Rotondo in prossimità dell’hotel Nuraghe, che aveva appena aperto. Lì ho lavorato come istruttore di windsurf, assistente alla spiaggia, insomma, alla fine, dopo un po’ di anni, ho lasciato Cagliari da dove provengo e mi sono stabilito a Porto Rotondo, dove tuttora vivo. Negli anni, dalla scuola di windsurf abbiamo esteso le nostre attività fino a diventare una struttura più complessa e articolata, con altre concessioni come a Marinella e la spiaggia di Rena Bianca.
PM - Dal windsurf ai gommoni, come è avvenuto il passaggio?
DG - Cominciammo a sviluppare altre attività collaterali e in particolare il noleggio di gommoni, aprendo la sede operativa di Porto Rotondo dove si trova tuttora, che all’epoca si chiamava Semiramide. Proprio grazie a quest’attività avevamo rapporti costanti con il cantiere Novamarine, quindi con Bepi Carlini, Pierpaolo Pintus e gli altri che oltre a fornirci i battelli ci davano assistenza e ci garantivano anche i servizi di rimessaggio. Il rapporto con il cantiere è stato per noi molto prezioso, respiravamo l’area della produzione dei nostri mezzi, questo ci fece venire il desiderio di produrli in autonomia, sebbene allora fosse ancora troppo presto. Decidemmo comunque di renderci un po’ più autonomi nella gestione dei battelli, così prendemmo un cantiere nel quale davamo assistenza alla nostra flotta e alle barche di qualche amico, ma di anno in anno l’attività di rimessaggio è cresciuta fino a diventare una realtà per noi molto importante, che poi sarebbe l’attuale Dry Dock.
Dry Dock photo credits Angelo Colombo
PM – Possiamo dire che la disponibilità di spazi vostri e di maestranze interne, ha agevolato la voglia di produrre in autonomia?
DG – Beh sì, perché noi fin da subito abbiamo fatto la scelta di assumere personale esperto con l’obiettivo di fornire servizi di assistenza di elevata qualità, anche perché soprattutto all’inizio i mezzi da assistere erano i nostri e quelli dei nostri amici, ma anche perché sono sempre stato convinto che le cose convenga farle al meglio, altrimenti meglio non farle. A quel punto avevamo lo spazio, le maestranze e la voglia di arrivare a produrre un mezzo tutto nostro, eravamo già nel 2015. Sebbene avessimo voglia di farlo la vera spinta ad andare avanti ci è arrivata dagli amici più prossimi, da una serie di coincidenze che sembravano dirci di doverlo fare. Tra le persone che sicuramente hanno contribuito a farci decidere c’è Marco Abbate, ci ha supportati molto, consideri che ancora oggi usiamo la loro struttura presso il loro cantiere qui a Cala Saccaia per i nostri alaggi e vari. Il padre, Bruno Abbate, aveva realizzato una struttura molto bella nata esclusivamente per la costruzione d’imbarcazioni da diporto, in particolare i loro Primatist. Il cantiere ra dotato anche di una fresa a controllo numerico per la realizzazione degli stampi. Il tutto in quegli anni era fermo da un po’ a causa della crisi del 2010, ma nel 2016 aveva ripreso le attività collaborando con la modelleria De Angelis, molto nota non solo in ambito nautico. A questo punto i tasselli c’erano tutti, avevamo il progetto del nostro 10 metri, chi ci permetteva di realizzare gli stampi e dove produrre in composito, non avevamo più scuse. All’inizio la nostra idea era di produrre quattro massimo cinque battelli per anno, per sondare il mercato e per essere certi di garantire standard qualitativi ai massimi livelli possibili. All’inizio devo ammettere di aver pensato che se non fossi riuscito a venderli li avrei utilizzati nel nostro servizio di noleggio. Invece fin da subito le nostre barche sono piaciute proprio a quelli che fino a quel momento erano i nostri clienti del rimessaggio e li ho venduti tutti a loro, ritirando gommoni di altri produttori. Fin da subito ci hanno riconosciuto il livello qualitativo delle nostre realizzazioni e questo ci è stato di forte stimolo.
G-Tender 14M in costruzione photo credits Angelo Colombo
PM – Sappiamo che per lei la qualità di servizi e prodotti che offrite è un po’ un’ossessione…
DG – Guardi, il mio ragionamento è che se offro il massimo che posso offrire anche un prezzo più alto della media, determinato però dal maggior numero di ore di lavoro che dedichiamo a prodotti e servizi nonché alla qualità dei materiali selezionati. Alla lunga ho tutto da guadagnare. Come G-Tender, ma anche con il rimessaggio, abbiamo sempre seguito questa filosofia e offrire il 101% di qualità ci ha portato ad avere clienti fidelizzati, non solo, finora il numero di assistenze post vendita che abbiamo registrato è talmente basso da farci apprezzare quanto abbiamo investito in termini di attenzione, durante la produzione anche con il controllo dei costi nel post vendita, oltre che nella soddisfazione dei clienti.
G-Tender 10M in costruzione photo credits Angelo Colombo
PM – State crescendo adesso, aumenta il numero dei modelli, delle barche prodotte…
DG – Sì, stiamo crescendo e abbiamo un programma di sviluppo in atto, ma non arriveremo mai a numeri molto più alti dell’attuale, perché i fondamenti della nostra produzione restano inviolabili. Ora stiamo per introdurre sul mercato il nostro nuovo 14 metri, che si aggiunge in gamma ai due modelli da 8 e 10 metri, così come abbiamo allo studio nuovi modelli più grandi sui quali stiamo già lavorando, un 16 e un 18 metri. Quello che per noi è fondamentale non è tanto aumentare il numero dei modelli disponibili, ma garantire standard qualitativi in continua crescita. Le faccio un esempio, dal primo 10 metri prodotto all’ultimo, nonostante ci fossimo detti soddisfatti fin dall’inizio, abbiamo introdotto migliorie e modifiche, vuoi perché nel frattempo arrivano nuovi materiali, nuove attrezzature, ma non ci siamo mai fermati per garantire sempre il massimo possibile. Questo è riscontrabile su tutti i modelli e su ogni singolo mezzo da noi prodotto. Spesso parliamo di migliorie non visibili e di cui magari ci si rende conto ad anni dall’acquisto, ma per noi sono importanti anche quelle.
Abbiamo realizzato un reparto gomma all’interno del nostro stabilimento perché non eravamo totalmente soddisfatti di alcuni lavori che una volta facevamo fuori, un elemento fondamentale e per questo ci siamo dotati di professionisti di lungo corso, che vi lascio immaginare dove abbiano accumulato esperienza qui in zona. Loro con i nostri standard di qualità impiegano due/tre volte il tempo che altri dedicano alle stesse lavorazioni. Sono lenti? No, seguono processi particolarmente accurati nel taglio, nell’incollaggio e nelle verifiche di ogni singolo elemento pneumatico. Comprendiamo l’esigenza di ottimizzare il processo, ma al contempo non volendo fare numeri che ci impongono quest’attenzione preferiamo farne a meno e ottenere un prodotto che risponda ai nostri canoni in ogni suo elemento. Per farle un esempio, generalmente per fare un 10 metri si impiegano in totale tra le 500 e le 600 ore, noi solo per fare il tubolare ne impieghiamo 250, per un 8 metri la produzione richiede circa 250 ore, noi alla fine del processo ne contiamo 700. Credo che il risultato sia principalmente in differenza di qualità.
PM – Per quanto riguarda la filosofia progettuale di G-Tender?
DG – L’aspetto progettuale è sempre frutto di un compromesso tra forma e funzione, soprattutto su una barca dove gli spazi sono naturalmente ridotti. Riuscire a ottenere quello che si vuole dal punto di vista funzionale e aver realizzato un mezzo che almeno a noi piace, è una grande soddisfazione. I nostri gommoni sono improntati alla semplicità, arrivando dal noleggio abbiamo voluto realizzare mezzi facili anche per chi li usa solo per un giorno così come per chi ne fa un uso quotidiano. A questo si aggiunge la volontà di produrre esclusivamente mezzi con motori fuoribordo, ritengo oggi non abbia più senso pensare a mezzi simili con altre motorizzazioni. Ultimo elemento certo di tutta la nostra produzione sono poi i tubolari pneumatici, altre aziende stanno proponendo soluzioni differenti ma per noi prevale il concetto del tender, che sia da grande yacht o da villa, dunque, del mezzo che ti permette di accostare a una banchina o a un’altra barca senza troppi pensieri, inoltre, questo ci permette di non avere mai parti rigide esposte e credo non sia un dettaglio da poco.
Il primo rendering del G-Tender 14M
PM – Parliamo del 14 metri che state per presentare a Cannes?
DG – Da questo progetto ci stiamo avvalendo della collaborazione di un professionista molto vicino anche ad altri brand che operano sempre qui nella zona, Marco Ciampa, con il quale siamo entrati in contatto grazie a un cliente che voleva fare un gommone di 22 metri e ci chiedeva di farlo con i nostri standard. Il progetto in questione lo ha curato lui e realizzammo solo il preliminare e le linee, ci era stato richiesto solo questo in quella fase, ma con Marco è nato subito un bel rapporto personale e l’ho immediatamente stimato come professionista capace di tradurre in progetto le mie richieste, imprimendo il suo stile che a me piace molto. Devo dire che il 14 metri per me è molto bello.
G-Tender 14M in costruzione photo credits Angelo Colombo
PM – Certo dall’inizio, che non è poi così lontano, ne sono cambiate di cose…
DG – Se pensa che abbiamo cominciato in 500 mq dentro il cantiere dove facevamo rimessaggio, Dry Dock, in un soppalco, direi di sì. Devo dire che grazie ad alcuni collaboratori come Valentino, che io considero ancora oggi il mio braccio destro, è stato possibile affrontare una simile avventura. Consideri che nel 2017 eravamo in quattro a lavorare fino alla presentazione del primo dieci metri, poi nel 2018 ne abbiamo prodotti due, nel 2019 tre e nel 2020 siamo arrivati a 4, lo scorso anno abbiamo introdotto un nuovo modello e ne abbiamo fatti nove. Per il 2022 ne abbiamo programmati 14 ma credo che ci fermeremo a 13, visti i ritardi di consegna dei materiali. Quest’anno per noi è molto importante il 14 metri, siamo molto orgogliosi di questo progetto e ai due saloni di Cannes e Genova sarà possibile provarlo in mare, perché per noi le barche devono essere provate per essere comprese in modo completo. I nostri mezzi, che io definisco dei coupé, hanno la maggior parte dei pesi spostati verso poppa, questo perché adottiamo schemi progettuali tesi a garantire la possibilità di navigare con qualsiasi mare. Molte barche navigano male, però hanno interni vivibili e tanto peso a prua che richiede ovviamente di essere compensato con volumi prodieri importanti. Noi abbiamo fatto un’altra scelta, vogliamo poter contare su una V molto profonda e volumi snelli a prua, il che ci permette di navigare sempre asciutti anche con mare formato, ma soprattutto di tenerlo nel migliore dei modi infondendo sicurezza e serenità agli occupanti. Certo, non avranno una cabina per fare crociera, ma ritengo che questi mezzi siano destinati ad altri usi, al massimo un week end in coppia, per il resto sono navigazioni brevi ma nelle quali tra andata e ritorno il tempo può cambiare rapidamente. Le nostre barche non sono nate per essere particolarmente veloci, sebbene arrivino a 50 nodi, ma la scelta di carena ha come scopo quello di soddisfare tre requisiti fondamentali: tenuta di mare, sicurezza, confort di navigazione. La produzione nel suo insieme invece, oltre a queste caratteristiche deve soddisfare i requisiti di qualità che le ho menzionato prima, la gradevolezza estetica che sarà pure soggettiva, ma inserita in un contesto di qualità oggettiva. I feedback che abbiamo dai nostri clienti ci dicono tutti che fin qui siamo riusciti a rispettare i nostri intendimenti, anche questa è una soddisfazione.
PM – Parliamo ora del comparto nautico di Olbia, com’è messo e cosa crede sia necessario stimolare?
DG – Olbia sta vivendo un fermento da ormai diversi anni nel settore della nautica, nonostante il rallentamento che ha convolto tutti con la crisi del 2010, soprattutto dal 2016 la nautica è ripartita con slancio. Credo che Olbia sia già un polo nautico tra i più importanti in Italia e forse anche in Europa, qui abbiamo davvero tutto, dai produttori ai cantieri che fanno assistenza e refit di grande valore, terzisti di ogni tipo. Tutto questo agevola molto il nostro lavoro, per questo quando arrivano nuove aziende come sta accadendo, noi ne siamo felici. L’arrivo di Valdettaro, l’espansione di SNO, sono un bene per tutti e lo sono in modo particolare per la produzione. Io sono l’ultimo arrivato, ma la creazione di un polo cantieristico rende tutta la produzione locale più attrattiva e noi questo lo viviamo. Non vogliamo fare tutto, ma quello che facciamo lo dobbiamo fare al meglio, quindi avere la possibilità di intercettare nuove maestranze è importante e una catena di terzisti di alto valore altrettanto.
L’aver creato la Fiera Nautica di Sardegna, a Olbia, è un segnale di quanto la cantieristica della Gallura sia cresciuta numericamente e qualitativamente. È un salone nautico che ha grandi potenzialità di sviluppo e al quale sicuramente parteciperemo anche l’anno prossimo.
Fiera Nautica di Sardegna
PM – A proposito di personale, abbiamo sentito che dappertutto, non solo qui, si sta cercando nuovo personale…
DG –Guardi, questo è un problema che viviamo anche noi nonostante gli sforzi che facciamo per formare giovani da inserire nel processo produttivo. Quando abbiamo avuto la necessità di un nuovo cantiere, chiaramente abbiamo cercato anche nuove maestranze e professionisti, ora abbiamo a disposizione 7.000 mq inclusi i soppalchi, aree nelle quali facciamo principalmente la produzione e una zona dedicata all’assistenza post-vendita. Abbiamo persone di altissimo valore professionale, ma sentiamo il bisogno di incrementare il numero, per questo abbiamo assunto giovani provenienti da istituti professionali da affiancare ai più esperti. Proprio da questi giovani abbiamo imparato qualcosa d’importante, perché avendo loro una preparazione scolastica sono quelli che imparando il mestiere riescono a escogitare soluzioni dove gli altri, pur padroni della materia, si fermano. Gli uni aiutano gli altri e devo dire che sono tutti ragazzi ai quali ogni tanto sono io a dirgli di andare a riposarsi. Sono molto contento di questo, perché qui viviamo un clima molto amichevole, un gruppo di appassionati che va tutto nella stessa direzione. Indubbiamente abbiamo bisogno di ragazzi disposti a venire qui a imparare e impadronirsi dell’arte di partecipare alla produzione di barche di alto valore tecnico. Recentemente abbiamo coinvolto personale impegnato in precedenza con Meridiana Assistance, dunque un settore tecnologicamente molto evoluto e rigidamente legato a logiche di pianificazione molto severe e accurate. Questo ci è stato di grande aiuto, ci ha permesso di affinare i processi e realizzare le cose in modo sempre più efficace. Ma il problema di reperire maestranze lo sentiamo, abbiamo bisogno di personale e non è semplice trovarne, parliamo con i presidi di istituti di formazione dove abbiamo trovato persone valide che sono con noi ormai da un po’ con reciproca soddisfazione, ma abbiamo bisogno, come molti altri, di personale. Resinatori, elettricisti, idraulici, alla fine abbiamo sempre bisogno di tutte le figure professionali che sono coinvolte nel processo produttivo. Devo dire che mi ritengo già fortunato ad avere la maggior parte dei dipendenti che restano con noi in alcuni casi sin dall’inizio, come Valentino, tendono a restare e questo per me è molto importante. Credo che ad agevolare questa tendenza sia principalmente il clima che si vive in cantiere, come ha visto sebbene tutti molto impegnati alla fine siamo tutti rilassati e tra noi c’è un bel rapporto, questo sicuramente fa la differenza.
PM –I quadri che ha alle sue spalle sembrano raccontare la storia che ho appena sentito.
DG – Ed è proprio così, sono sei quadri realizzati da Bob Marongiu che rappresentano le sei tappe fondamentali della mia vita, quindi il windsurf, la spiaggia Ira, la casa di famiglia, il capannone dove ci troviamo ora di DryDock e infine, il capannone nuovo dove abbiamo portato la produzione.
A questo punto lasciamo il cantiere DryDock e andiamo nel nuovo capannone dove la produzione è già avviata, per rubare con gli occhi e, per gentile concessione di Davide Gessa con la macchina fotografica le prime immagini del 14 metri di G-Tender che vi proponiamo qui. Su questo modello realizzeremo a breve una presentazione più dettagliata che pubblicheremo sempre qui su Pressmare.it.
Angelo Colombo