La scorsa settimana abbiamo pubblicato un articolo di Massimo Franchini che ha certamente acceso il dibattito nel mondo della nautica. Al centro della riflessione del nostro editorialista, l’evoluzione delle barche: dai concept al design, fino all’influenza sempre più marcata del marketing nella definizione dei nuovi modelli.
Un’analisi personale e critica, scritta con finezza e arguzia, che ha diviso i nostri lettori. E meno male! Perché il confronto di idee e il dibattito – nel senso più costruttivo del termine – sono il motore del pensiero critico, strumenti fondamentali per mettere in discussione le certezze e aprire nuove prospettive. È proprio attraverso lo scambio di opinioni che emergono punti di vista inaspettati, si affinano le argomentazioni e si rafforzano (o si riconsiderano) le proprie convinzioni. Per questo motivo abbiamo successivamente pubblicato un articolo di Giacomo Giulietti, un’altra delle penne che danno lustro a PressMare, che ha fornito una propria visione del tema, con diversi punti di disaccordo e ulteriori riflessioni.
Oggi è la volta di Michele Ansaloni, altra colonna del nostro media, a scrivere il suo editoriale sull'argomento marketing & design ma vi preannunciamo che a breve ospiteremo su PressMare anche il parere di Roberto Franzoni, giornalista e opinion leader fra i più seguiti del nostro settore.
"Ho letto l’articolo di Massimo Franchini e posso dire di condividere diversi contenuti. A mio parere però c’è un punto debole: l’angolo visuale. L’industria nautica mira a omogeneizzare il mercato. I clienti, che sono il carburante della macchina produttiva, non ricevono informazioni se non da dentro al mondo “nautica” quindi per lo più desiderano occupare il loro posto barca come occupano il loro posto nella società. Lo fanno formalmente cioè distinguendosi, ma non troppo.
Nella stessa macchina produttiva lo yacht designer è quello che “disegna” la confezione, l’involucro. Si è cioè trasformato in graphic designer e anche lui mangia solo quella minestra. Non generalizzo, ci sono valenti progettisti competenti, ma il problema loro posto dall’industria è sempre lo stesso cioè “confezionare” un prodotto che si deve inserire in un mercato maturo offrendo poco più della concorrenza, seguendo la moda e rischiando il giusto. È possibile uscire dal loop? Credo sia possibile educare il pubblico a conoscere le barche in generale, i materiali, le tecniche, i modelli che si sono distinti nel tempo: gioie e dolori. Lasciando le gioie ai venti giorni di vacanza che l’utente medio può concedersi, sarebbe utile concentrarsi sui dolori: i numerosi difetti anche di concezione che le barche mostrano soprattutto invecchiando che siano di lusso o utility boat. Chi dovrebbe però concentrarsi su questa azione educativa a lungo raggio? Purtroppo non i giornali e i giornalisti che traggono, come i designer, il loro sostentamento da quella stessa industria e faticano a uscire dal carosello dell’ultima fiera con le “novità” più nuove.
In sintesi pessimistica, da dentro non c’è possibilità di emendarsi, la nautica dei marina e delle barche di plastica bianca prima o dopo andrà alla malora come tanti altri passatempi del passato dalla caccia col falco ai tornei tra cavalieri. Gli appassionati veri di mare possono trovare sollievo nella pesca o nelle regate, o passare al kaiak oppure alla navigazione in acque protette, mentre i designer, che sono in definitiva una sottocategoria degli appassionati, dovrebbero cimentarsi, se ne sono capaci, con navi commerciali, tall ship, mezzi marini senza conducente, traghetti, aliscafi: ampliare i loro orizzonti invece di andare a mendicare cascami stilistici dall’automotive."
Michele Ansaloni
A questo editoriale di Michele Ansaloni, sempre sullo stesso tema è seguito quello di Roberto Franzoni https://pressmare.it/it/comunicazione/press-mare/2025-02-14/nuove-barche-marketing-decide-tendenze-mercato-nautico-82131; questo l'articolo di Angelo Colombo https://pressmare.it/it/comunicazione/press-mare/2025-02-18/evoluzione-yachting-responsabilita-marketing-82196