Tributo a Roberto Zangarelli - 38 x 56 watercolor on handmade paper, Fabrizio Esposito

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Nautica: vogliamo che torni a essere un piacere per tutti

Editoriale

08/06/2019 - 18:02

Ricevere ogni giorno le ultime notizie sul mondo nautico da broker, periti, cantieri, artigiani e utenti per i quali si è svolta una consulenza, è un privilegio frutto di alcuni decenni di intenso lavoro all’insegna di un motto divenuto famoso tra quanti sono e sono stati vicini alla nautica, “Non prendete fregature”. Ho già scritto il 3 aprile scorso un elzeviro sui mali che affliggono il settore e proposto alcuni suggerimenti specie comportamentali per impedire che interessi politici, commerciali e finanziari assassinino il lavoro, la vita, la passione e il piacere di chi come me vive di mare e di barche.

Purtroppo le novità che mi raggiungono raramente sono belle, più spesso per la loro negatività sono in grado di deprimere anche il grande entusiasmo che pure sopravvive in me. Chi ha vissuto il fulgore nautico della seconda metà del novecento, indicato addirittura come boom del settore, può solo constatare che è in atto un’inversione di tendenza. Prima c’era tanta gente che voleva conoscere il piacere di andare in barca, una passione che quando prende non lascia più, ora invece si tocca con mano una situazione inversa: alcuni per anzianità, altri per difficoltà anche economiche create dalla politica, altri ancora per il richiamo di attività di tempo libero più facili e parche da praticare, abbandonano la nautica.

Andare in barca per riposarsi, per fare tranquille crociere familiari, e poi rimessarla d'inverno in qualche cantiere artigianale a conduzione familiare, spesso anche simpatico e amichevolmente accogliente, sembrano situazioni ormai appartenenti al passato, non più compatibili con gli assurdi frenetici, anche dolosi comportamenti della vita di oggi.

Ecco dunque qualche altra mia riflessione sui motivi che causano il suddetto fenomeno e se possibile contrastarli:

1) Tra i primi fattori negativi del settore c’è il predominio assolto delle informazioni commerciali nelle pubblicazioni specializzate. Oggi esse parlano quasi esclusivamente delle novità di mercato. Per esse è giustificato perché sono supportate dall’inserimento pubblicitario, ma con ciò trascurano di illustrare, come dovrebbero, le mille esigenze della vita a bordo. Per carità, anche alcuni armatori quando devono cambiare o ristrutturare la barca, sono interessati alle novità, ma l’utente che la barca l’ha già e invece è spesso alle prese con i molti problemi di bordo, preferirebbe forse suggerimenti su lavori che si possono fare in economia, cioè di persona, sul giusto impiego di accessori, su navigazioni nuove da tentare, di associazionismo, di sicurezza in mare, di storie antiche e nuove, sul risultato di vecchie produzioni e valore dell’usato… Dimenticando quanto abbiamo detto, le riviste si chiudono in sé stesse come ostriche e perdono lettori, con quale futuro?

2) Le visite per le annotazioni di sicurezza ogni 5 anni, per la legge italiana devono essere effettuate a bordo da enti certificati, per accertare che sussistano le condizioni di sicurezza delle imbarcazioni, al momento della vendita e poi nel tempo. L'italiano medio vede qualche volta queste visite solo come un inutile balzello e a volte ha ragione, perché non sempre sono svolte col necessario rigore. Quando successivamente intervengo come perito in un acquisto, spesso trovo situazioni fuori norma e pericolose. Allora molti giustamente mi chiedono a cosa servano nella pratica le visite per le annotazioni di sicurezza. Ma quale sicurezza?

3) La durata delle cause in Tribunale. Per prima cosa suggerisco di evitarle, in ogni modo. Notoriamente durano anni e spesso con risultati deludenti, perché possono risolversi con lotte tra avvocati o con interventi discutibili di periti incaricati. Meglio cercare un accordo, prima di andare dall'avvocato. Nella mia casistica ci sono centinaia di esempi di queste situazioni, che si concludono poi con molte spese, con barche ferme per anni e tante delusioni.

4) Gli amici "esperti". Troppo spesso questi sono una sciagura per l'acquirente. In genere essi si sentono tali solo perché hanno già avuto una barca e sconsigliano un acquisto, forse anche ottimo, senza fondati motivi, magari anche sentenziando, in aggiunta, che nella nautica sono tutti imbroglioni. Meglio sarebbe diffidarne, come anche dei pratici di banchina che vogliono spuntare un premio o una percentuale. Serve invece un consulente vero, al di sopra delle parti, che certo costa ma è anche una garanzia, specie se rapportato al valore della cifra da spendere.

5) La fissazione di chi vuole spendere troppo poco per comprare una barca che però vuole grande e ben tenuta. Questa è una malattia che porta spesso ad acquisti di barche abilmente proposte ma in realtà troppo mal ridotte. Successivamente, per rimetterle a posto, sempre che ci si riesca, l’acquirente con amara sorpresa sarà costretto a spendere cifre impensabili. Come dice il proverbio, chi troppo vuole nulla stringe. Meglio una barca più piccola ma realmente valida.

6) La dolosa furbizia di chi perizia una barca senza essere in grado di scoprirne vizi occulti, come per esempio le invisibili osmosi, e perciò abbastanza spesso con esiti disastrosi per l’acquirente e lucrosi per il cliente o l’amico che vende. Fin quando tutto va bene, spesso col viatico del passa parola, tale comportamento è utile per fare altre visite ed esigere altre parcelle, ma l’ingannato fuggirà per sempre dalle barche e dalla nautica. Sarà un utente perso, irrecuperabile.

7) Deleteria è anche la malafede di chi vende una barca e sostiene a spada tratta che non c'è bisogno di farla periziare. In questi casi chi firmerà una relazione di perizia che abbia valore legale? Nessuno. E chi esaminerà con attenzione stato dello scafo e funzionamento di impianti e motori, accontentandosi della bella tappezzeria rinnovata di recente? L’acquisto diventa un salto nel buio e si trasforma in un danno per tutto il settore.

 

Fin qua ho brevemente parlato degli ostacoli a una vera ripresa del settore, ma ora devo invece anche lodare chi al contrario sostiene la nautica nonostante tutto, perché onesto, competente e appassionato di barche.

Non posso dimenticare i bravi costruttori di ottime unità, grandi e piccole, come non posso dimenticare i broker seri, anche in grado di aiutare correttamente un acquirente nella scelta di una barca. Lo stesso deve dirsi per molti bravi artigiani che sanno lavorare bene, spesso benissimo, senza rapinare i clienti, e per quei negozi di articoli nautici, disponibili e contenuti nei prezzi, che non vogliono vendere per forza, ma intendono fidelizzare i clienti con trattamenti e consigli ad personam.

Per l’affetto, la simpatia, il consenso che circonda il mio lavoro, da appassionato, da storico, da consulente e perito, iscritto agli Albi dovuti (e non è da tutti) sento di potermi annoverare orgogliosamente anch’io nell'elenco di chi fa di tutto perché lo sviluppo, il futuro della nautica continui.

Mi congratulo con i lettori che sono arrivati in fondo a questo autentico sfogo di un tecnico nato e vissuto nella nautica, nella quale ha conosciuto seri e ottimi operatori, persone che stimo perché prima di tutto appassionati del loro lavoro e per questo in grado non solo di mantenere vivo e importante il rapporto professionale con chi ha una barca, ma di conservarlo poi nel tempo, curando l’utente più come un amico da seguire con il passere degli anni che come cliente. E questi preziosi professionisti costituiscono il vero tessuto della nautica, il germoglio della speranza.

Arch. Gino Ciriaci

 

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