Focus On SACE: il Nautico va a gonfie vele e punta sempre più alla sostenibilità
Focus On SACE: il Nautico va a gonfie vele e punta sempre più alla sostenibilità
Made in Italy sulla cresta dell’onda: i numeri di una storia di successo
La nautica è un settore in ottima salute, è un settore che cresce
da diversi anni e che porta nei suoi numeri la grande competenza
tecnica, l’arte della progettazione tramandata nel tempo, la
profonda capacità di innovare lungo tutta la catena produttiva, la
solida attitudine a lavorare in filiera e la forte propensione
all’export.
Il giro d’affari del settore è raddoppiato nel giro di dieci anni, sfiorando quota €13 miliardi nel 2023 che
diventeranno €16 miliardi alla fine del decennio, con una crescita media del 3,8% annuo – ben superiore
all’1,2% atteso per il comparto manifatturiero (Fig. 1). Il nautico italiano conferma quindi la propria
leadership nella produzione di navi e imbarcazioni a livello europeo: con circa 1.500 imprese attive –
pari al 17% di tutte le imprese del settore presenti in Ue – realizza oltre un quinto del fatturato europeo.
Il settore è molto frammentato – circa il 70% delle imprese conta meno di 10 addetti – e la filiera
particolarmente articolata e caratterizzata da lavorazioni artigianali altamente personalizzate.
Il primato dell’Italia nella cantieristica per imbarcazioni da diporto e navi da crociera è uno dei motori
delle esportazioni di beni e quindi di crescita economica. L’importanza della nautica nella composizione
dell’export italiano è aumentata rapidamente nel tempo, passando da meno dello 0,6% delle esportazioni
di beni nel 2013 all’1,4% in dieci anni, superando i €9 miliardi nel 2023 grazie a una crescita in media pari
al 14% l’anno (Fig. 2), superiore a quella dell’export italiano nel suo complesso e generalizzata a tutti i
principali segmenti: le navi da crociera hanno superato i €4 miliardi nel 2023, con un incremento medio
annuo del 19%, la nautica da diporto è cresciuta a doppia cifra (+11%), mentre le navi commerciali – meno
orientate all’export e di dimensioni più modeste - hanno superato i €600 milioni, con una crescita decennale
del 16% in media.
L’Italia è tra i primi esportatori di navi e imbarcazioni al mondo, con una quota sull’export globale pari
al 7,6% dietro solo a Cina e Corea del Sud (Fig. 3). A differenza dei Paesi asiatici – specializzati soprattutto
nella nautica commerciale, nelle navi cisterna e nei rimorchiatori – l’expertise dell’Italia insiste sui segmenti
della nautica da diporto e del crocieristico. In entrambi i comparti il Made in Italy si colloca infatti primo a
livello mondiale, con quote di mercato significative grazie soprattutto all’elevato know-how, alla creatività
e alla qualità delle lavorazioni e a una filiera domestica di altissimo valore.
Il contributo della nautica al commercio con l’estero è stato anche un importante elemento di resilienza per
l’economia italiana nelle fasi di crisi. Lo stop pandemico ha anzi accelerato il processo di
ammodernamento della flotta di navi da crociera, dal momento che gli armatori sono stati costretti a
dismettere le navi meno efficienti per tagliare i costi operativi. Dopo quattro anni di fisiologico calo, gli
ordinativi di nuove navi sono tornati ad aumentare: delle 55 navi attualmente in costruzione, 25 saranno
prodotte in Italia, per un giro d’affari di oltre €17 miliardi. Lo stato di salute della nautica da diporto è
l’altro elemento di forza del settore, trainato dai nuovi trend, nati durante la pandemia, che hanno visto
un maggior utilizzo delle imbarcazioni da parte di nuclei ristretti di ospiti (familiari/amici). Le esportazioni
hanno toccato quota €4 miliardi nel 2023, grazie a una crescita del 16% che ha coronato un triennio record.
Le aspettative degli operatori per il 2024 segnano addirittura un +83% per il segmento superyacht. L’Italia
detiene il primato anche in termini di ordinativi, con 600 yacht commissionati contro i 132 della Turchia,
principale concorrente.
Le sfide della sostenibilità lanciano la nautica italiana
La sostenibilità è la chiave del cambiamento perché in forza di un quadro normativo europeo e
internazionale che pone dei requisiti per contrastare il cambiamento climatico, obbliga ma al contempo
incentiva i Paesi e i vari settori dell’economia a intraprendere un percorso virtuoso che porterà nel tempo
a benefici non solo ambientali, ma anche economici e sociali. Un percorso che chiede ingenti investimenti
per le imprese che tuttavia potranno contare anche sul supporto di società come SACE, al loro fianco con i
suoi strumenti e le sue persone.
La sostenibilità è dunque una sfida che richiede un approccio strategico, secondo cui i cantieri sono il
nodo centrale di un ecosistema che abbraccia il mondo della finanza, della ricerca e dello sviluppo
infrastrutturale – elementi singolarmente imprescindibili ma che necessitano coordinamento,
collaborazione e sinergia sistematici. Cantieri, armatori, filiera, porti, istituzioni, ricerca, sistema finanziario:
lo sforzo congiunto e coordinato del Sistema Paese è la chiave per rendere la nautica protagonista del
processo di decarbonizzazione dell’Italia, fulcro e centro del Mar Mediterraneo, intorno al quale si è via
via creata una rete di normative atte a preservare l’ecosistema che in esso vive. L’adeguamento delle flotte
alle novità normative in tema di emissioni sta richiedendo investimenti ingenti in una congiuntura
finanziaria complessa (cfr. “La transizione green della nautica per una sostenibilità a tutto tondo”). Grazie
al ruolo rilevante sia come attuatore del Green New Deal europeo sia come importante attore a sostegno
del Sistema Paese, SACE è al fianco delle imprese del settore sia con prodotti tradizionali, quali le
controgaranzie fideiussorie su export, le coperture assicurative Yard Cover/Building Yacht e All Risks, che
con soluzioni innovative che aiutano ad affrontare le sfide di oggi.
La transizione green sarà il principale fattore critico di successo per il settore crocieristico, per il quale
la crescente attenzione della clientela verso le tematiche di natura ambientale e i requisiti normativi più
stringenti sono realtà con cui gli armatori devono fare i conti per assicurare la crescita nel medio-lungo
periodo. A che punto del viaggio è il settore? I dati di CLIA – associazione degli armatori – mostrano
dinamismo e grande voglia di cambiare, nonostante la strada sia ancora lunga: oltre la metà delle navi
in costruzione utilizzerà il gas naturale liquido (GNL) come combustibile, senza produzione di zolfo. Un’altra parte significativa del portafoglio ordini riguarda navi a metanolo, a più basse emissioni rispetto ai
carburanti tradizionali e che può essere prodotto da fonti rinnovabili.
Non è tuttavia un cambiamento limitato al crocieristico: a livello di propulsione, oltre all’utilizzo di
biocarburanti, passi avanti si stanno facendo sia per le navi da crociera che per le imbarcazioni da diporto
nell’ambito delle celle a combustibile, che generano energia elettrica attraverso una reazione chimica tra
idrogeno e ossigeno, con l'acqua come unico sottoprodotto. L’installazione a bordo di pannelli solari e
turbine eoliche permette inoltre di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
La ricerca non si limita alla propulsione: il cold ironing, ossia la connettività che permette alle navi
ormeggiate in porto di spegnere i motori e utilizzare l’energia elettrica fornita dalla banchina, promette di
ridurre le emissioni del 98% durante la fase di ormeggio, a beneficio della qualità dell’aria delle città
portuali. E c’è di più: approvvigionamento idrico tramite sistemi di desalinizzazione (con la produzione a
bordo di circa il 90% del fabbisogno idrico); trattamento dei gas di scarico per le navi non-GNL; trattamento
dei rifiuti, compresa la produzione di energia da biomasse prodotte a bordo; l’incremento dell’efficienza
idrodinamica attraverso l’adozione di scafi a bassa frizione: la sfida green costituisce un cambio radicale di
paradigma e di modello di business che coinvolge tutte le fasi della costruzione e dell’operatività della nave.
La nautica commerciale per trasporto passeggeri ha inoltre salutato l’introduzione nella flotta Liberty
Lines della prima nave ibrida, in grado di navigare in modalità elettrica in prossimità della costa. Ma una
nuova frontiera per l’innovazione sostenibile è quella relativa all’applicazione dell’intelligenza
artificiale. L’IA sta mettendo a disposizione degli armatori strumenti che promettono di rivoluzionare il
settore, supportando la pianificazione di rotte più efficienti che tengono conto delle condizioni
meteorologiche e delle correnti marine e quindi riducendo i consumi e le emissioni. Grazie all’IA, i dati della
navigazione sono elaborati per prevedere e prevenire guasti, consentendo di operare interventi mirati che
riducono i tempi di inattività e i costi di manutenzione. Inoltre, l’ottimizzazione della gestione della flotta,
che migliorerà l’efficienza operativa, e l’automazione della logistica e delle operazioni di carico e scarico nei
porti aumenteranno l’efficienza complessiva del settore e ne ridurranno l’impatto ambientale.
Una lunga tradizione italiana diffusa su tutto il territorio nazionale
Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Marche costituiscono quasi l’80%
di tutto l’export del settore (Fig. 4). La Liguria, grazie soprattutto ai
cantieri navali di Genova e La Spezia, è infatti un importante centro per la
costruzione e la manutenzione di imbarcazioni, ma è conosciuta anche per
il refit e per la componentistica e gli accessori nautici. Il Friuli-Venezia
Giulia – in primis – ma anche le Marche ospitano importanti cantieri navali
dove sono costruite navi da crociera, affiancati da numerosi cantieri di
minori dimensioni votati alla produzione di imbarcazioni di lusso. La
Toscana, e in particolare i cantieri navali di Viareggio, sono tra i più
conosciuti al mondo per la produzione di yacht e superyacht di lusso.
Alla produzione – ed esportazione – di imbarcazioni finite si aggiungono
anche tutte quelle imprese facenti parte della filiera, molto sviluppata nel
nostro Paese, che rendono possibile la progettazione e la costruzione di
navi di elevatissima qualità. Si tratta di imprese attive nella
componentistica – quale motori, generatori, dissalatori, sistemi di
protezione catodica ed elettronica di bordo – ma anche nelle finiture e nei
materiali di pregio quali il legno e il marmo. Negli ultimi anni si sta registrando un percorso di integrazione
verticale della filiera, con cantieri navali che acquisiscono fornitori strategici al fine di meglio supportare le
proprie attività, in un settore che fa del rispetto scrupoloso dei tempi di consegna e dell’estrema cura dei
dettagli il fulcro della propria proposta di valore.