57° Salone Nautico di Genova, repertorio

57° Salone Nautico di Genova, repertorio

Salone di Genova 2018: le tendenze nella nautica a motore

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21/05/2019 - 09:29

Domani si apre il Salone Nautico di Genova 2018, su web e social cogliamo grande aspettativa perché sono tantissimi quelli che almeno un salto qui in Fiera, a Genova, lo faranno. In questi giorni PressMare sta pubblicando tutte le novità di prodotto presenti alla 58ma edizione, barche, accessori ecc., pertanto preferiamo anticipare l’apertura della rassegna parlando non tanto degli oggetti ma delle tendenze che animano il mercato. Cosa vedremo a Genova?

Open in tutte le salse, catamarani, soprattutto a motore, foil e grande attenzione all’elettrico. Poi gommoni, con i galleggianti sempre meno voluminosi e yacht pensati per le lunghe percorrenze, navette ed explorer. E anche molti fuoribordo che grazie alle crescenti potenze sono oggi installati su barche fino a qualche anno fa decisamente fuori scala per un tipo di applicazione del genere: una tendenza nata tra i boaters Usa e sempre più proposta anche in Mediterraneo.

Se si dovesse disegnare il futuro del diporto da quanto visto lungo le banchine francesi dello Yachting Festival di Cannes, finito tre giorni fa, si nota una dicotomia marcata. Da una parte c’è il desiderio di farsi notare con imbarcazioni aggressive, dall’alta velocità di banchina (anche da ferme si deve capire che sono veloci, a prescindere da quanto lo siano sul serio) e spesso confondibili l’una con l’altra, una ripetizione quasi frattale del concetto apparso con i Wally Tender (ancora una volta è Luca Bassani avere scosso il mondo dello yacht design): linee tese, murate dritte, prue più o meno verticali quando non addirittura rovesce, superfici piane che disegnano volumi rigorosi. Barche aperte con T-Top più o meno accentuati, alcuni con hard top e sovrastrutture, quasi tutti con una o due locali interni (in genere mai utilizzati dagli armatori che preferiscono l’impiego da daycruiser anche sui 50’).

Riappaiono gli open veri, i classici motoscafi senza nulla che sovrasti il parabrezza, se non il bimini, ma solo quando si è all’ancora. E questa vocazione alle prestazioni e all’utilizzo giornaliero della barca si magnifica anche nei RIB che appaiono aggressivi, sempre più “barcosi” e meno “gommonosi” tanto che anche i galleggianti diventano sempre più piccoli in volume (in questi casi non sono più pneumatici, ma in materiale espanso): banalmente si elimina la metà interna per lasciare spazio al pozzetto, e si lascia solo la parte esterna per mantenere la funzione di riserva di galleggiamento e di stabilizzazione. Molti nuovi armatori, soprattutto provenienti dalle economie di più recente sviluppo (Cina, ma soprattutto Est Europa), amano questo tipo di approccio: rapido, muscolare e molto appariscente. Abbondano i colori sgargianti e si utilizzano addirittura le vernici con polvere di diamante all’interno. Sempre più comuni le murate abbattibili che incrementano sensibilmente la superficie dei pozzetti. Nell’ambito delle imbarcazioni veloci e futuribili mettiamo poi anche vari esperimenti con i foil, utilizzati su gommoni, su tender di lusso e su inaspettati open di design.

All’estremità opposta del mercato, parlando della dicotomia di cui sopra, invece, si tiene d’occhio e si sviluppa tutto ciò che va verso la riduzione dei consumi o comunque verso una maggiore efficienza di navigazione. Quindi navette, trawler ed explorer, di base. In genere sono semidislocanti perché all’armatore l’idea che si possa navigare anche sopra ai 20 nodi piace, anche se poi la crociera è tutta affrontata a 13. In ogni caso, sono yacht che fanno della navigazione a lento incedere e delle lunghe autonomie una loro cifra distintiva e per questo incontrano il favore dell’armatore del XXI secolo. Quello che è certo che oggi il consumo è un elemento valutato in fase di acquisto, sia da chi deve starci attento per un discorso di reddito, ma anche da chi cerca qualcosa che impatti meno nell’ambiente. Si capisce anche dal numero di imbarcazioni elettriche sempre più numerose, almeno nelle proposte dei cantieri, dal piccolo tender fino allo yacht di 20 metri: non costano di meno e hanno ancora dei limiti di autonomia e di velocità rispetto alle sorelle a motore, ma le offerte aumentano e così la disponibilità dei diportisti a prenderle in considerazione come vere barche. Infine grande spolvero dei catamarani a motore, molto più sensati rispetto ai quelli a vela: tranne poche eccezioni questi ultimi sono quasi sempre utilizzati senza issare le vele: che senso ha dunque portarsi quel “palo” dietro, dover rinforzare la struttura per l’attacco delle varie lande e limitarsi ai sette nodi di crociera quando si più andare al doppio senza rinunciare a null’altro?

 

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