Tuccoli T250 VM

Tuccoli T250 VM

Tuccoli T250 VM: il fisherman di Marco Volpi, una vera barca da pesca

Barca a motore

23/03/2020 - 16:38

La Tuccoli T250 VM è la barca per i pescatori veri, quella tecnicamente chiamata fisherman

La Tuccoli T250 VM è una barca di 7,5 metri di lunghezza per 2,54 di larghezza - misure che la classificano nella categoria dei natanti, cioè scafi che non necessitano di immatricolazione, per di più carrellabili, il cui trasporto su strada può essere effettuato rimorchiando lo scafo con un normale carrello adibito al trasporto barche – che abbiamo provato qualche giorno fa nelle acque antistanti Livorno.

Fra gli appassionati che acquistano barche a motore il cliente pescatore è probabilmente il più esigente. D’altronde è anche colui che a uno scafo chiede di più, visto che percorre molte più miglia e sta complessivamente molte più ore a bordo del diportista medio, ma soprattutto perché spesso esce in mare anche quando le condizioni meteo spingono i più a restarsene tranquilli a bere whiskey al Roxy Bar... Ma la passione, si sa, è cchiù forte e ’na catena, per cui quelli che praticano sul serio l’arte alieutica non scendono a compromessi: o la barca li mette nelle condizioni di pescare come e quando vogliono loro oppure non si tratta di un fisherman.

Tuccoli T250 VM è senza ombra di dubbio un fisherman: robusta, spaziosa, stabile e dotata di una carena che ha ci dato saggio delle sue ottime doti. Complice un mare sferzato da un grecale teso che creava onda, 50-60 cm, non appena il fetch prendeva corpo oltre il ridosso del porto labronico.

L’opera viva, a V profondo da prua a poppa – deadrise 25° -  sostenuta dall’abbondante cavalleria installata sullo specchio di poppa – un nuovissimo Suzuki DF300B, unico fra i fuoribordo da 300 HP reperibili sul mercato ad avere un sistema di propulsione a doppia elica controrotante – su quelle creste frequenti e ripide è sembrata essere assolutamente a suo agio.
Il tempo di prendere bene fiato, 4,3 secondi, è sufficiente per entrare in planata, a 11,5 nodi, grazie alla poderosa coppia offerta dal Suzuki che sembra interagire perfettamente con la geometria della carena, progettata per affrontare i nostri mari; una conferma circa la capacità di spinta e la potenza del Suzuki DF300B l'abbiamo colta rilevando i 25 secondi per passare da zero al massimo della performance velocistica, 41,6 nodi; il passo ad andatura di crociera economica - 47 litri/ora con la manetta fissata a 4.000 giri/min, cioè velocità fra i 24 e i 25 nodi - è quello col quale a bordo si è avuta la netta sensazione di dominio del mare: navigazione morbida, nessuno stress da velocità, niente spruzzi in coperta. Due ore e mezza così e saremmo arrivati comodamente in Corsica!

Oltre alla V profonda, gli altri principali focus curati con attenzione dello studio di Skyron, di Oris Martino D'Ubaldo, che firma il progetto, sono quelli che riguardano la corretta distribuzione dei pesi a bordo. Insieme alla ricerca di un baricentro quanto più basso, in modo da regalare un assetto centrato e una ridotta tendenza al rollio, quest’ultima è favorita anche dal disegno dei masconi, larghi per aumentare la stabilità di forma dello scafo. Così, con i serbatoi pieni di benzina e acqua – rispettivamente 270 e 77 litri - con quattro persone di taglia e tutto ciò che necessita per un’uscita a pesca già a bordo, la barca sente pochissimo le variazioni di carico sia da fermi sia in velocità.

Altra fiche tecnica caratterizzante dello scafo è l’adozione del bracket per l’installazione dei fuoribordo. Sul modello da noi provato il motore era uno da 300 HP, affiancato da un ausiliario da 15 HP, sempre Suzuki, ma sullo specchio di poppa c’è abbastanza spazio per accogliere comodamente una doppia motorizzazione fino a 150 HP ciascuno. Diversi i vantaggi dell’installazione su bracket, che in primis allunga la lunghezza al galleggiamento dello scafo e lo fa stare meglio in acqua. Poi, si allontanano i motori fuoribordo dallo specchio di poppa e soprattutto si posizionano più bassi generando due risultati: migliorare la distribuzione dei pesi a bordo, abbassando il baricentro della barca, e migliorare la presa in acqua dell’elica, che lavora in acqua più “dura”, meno influenzata dalle turbolenze generate dallo scafo in navigazione.

Senza contare che, infine, con i motori fuori dalla barca il pescatore può godersi totalmente i 4,3 mq di superficie offerti dal pozzetto del Tuccoli T250 VM, dove anche lo specchio di poppa viene totalmente asservito alla pesca, divenendo contenitore per due grandi vasche per il vivo, supporto per i portacanne, piano per la preparazione delle esche ecc. con tanto di tuna door per imbarcare le prede più grandi e manichetta per sciacquare il ponte.

Di materiale in barca, va sottolineato, durante il test ce n’era per altro già molto, perché il primo esemplare di Tuccoli 250 VM appartiene già un armatore e non uno qualsiasi. Marco Volpi: 33 volte campione del mondo di pesca sportiva al cui scafo il cantiere Tuccoli ha messo le cifre, come fosse un pezzo di camiceria sartoriale. Marco, che ci ha accompagnato durante tutte le fasi del test, è un pescatore di quelli col salmastro che scorre dint'e vvene, marinaio per 365 giorni l’anno che il mare lo affronta e lo rispetta, sempre. Una persona che esige molto da sé e dalla propria barca per la quale ha voluto un allestimento ad hoc, studiato fino al minimo dettaglio in base all’enorme esperienza che fa parte del suo bagaglio di angler pro.

È stato lui a decidere come e dove mettere le cose a bordo, dalla disposizione dei portacanne - sia quelli affogati nelle falchette del pozzetto sia quelli tipo rocker launcher che si trovano a poppavia dell’hard top e sullo specchio di poppa - a quella delle vasche per il vivo e per il pescato, dal posizionamento delle bitte e dei bocchettoni d’imbarco di acqua e benzina, fino al disegno della plancia di guida e del posto di pilotaggio. Quest’ultimo, per esempio, è un divano rettangolare, più basso della media, largo esattamente quanto il cassero della barca ma anche profondo più del doppio di una seduta tipo leaning post - quelle in voga sulle barche made in USA, per intenderci, dove ci si appoggia ma non ci si siede. La seduta voluta da Volpi è così perché, come abbiamo potuto verificare durante il test, offre una protezione totale dal vento non solo a chi pilota la barca, ma anche a chi gli siede accanto e a chi trova posto seduto alle spalle, rivolto verso poppa, cioè altre due persone. Tutti stanno comodi e riparati, grazie anche all’hard top, alla faccia del grecale teso!

Sotto al cofano con l’imbottitura della seduta, il parallelepipedo di vetroresina è in realtà una sorta di armadio a ripiani, dove Volpi ha già messo minuteria e attrezzi che utilizza in pesca.

Anche la plancia è abbastanza fuori norma, strutturata su più livelli e letteralmente piena di spazio per piazzare schermi ed elettronica di bordo, ma anche per svuotare le tasche di ciò che normalmente ognuno di noi si porta dietro: telefoni, chiavi, sigarette, spicci, ami, piombi, forbici, slamatore e tutto quello di cui il pescatore si serve al volo… Altro spazio utile si trova anche negli stipetti sotto al top, quest’ultimo realizzato con spessore davvero slim per contenerne il peso, soluzione utilizzata sempre nell’ottica di tenere il baricentro della barca il più possibile basso.

Se poi si tratta di collocare oggetti molto più grandi, la Tuccoli 250 VM ha spazio da vendere, specie sotto ai paglioli. Addirittura impressionante il volume disponibile a prua, presente grazie al ponte rialzato, dove non solo si possono stivare cose ingombranti ma soprattutto cose lunghe, proprio come le canne da pesca.

Traina, spinning, drifting, vertical jigging, bolentino… la coperta così spaziosa, grazie al lay-out tipo center console, e allestita secondo le indicazioni di Volpi, sembra poter assecondare il pescatore nell’attività di pesca che preferisce. Tuttavia, qualora ci fosse un angler con diverse abitudini, gusti o necessità per utilizzi specifici, Tuccoli assicura ulteriore possibilità di personalizzazione ad libitum per ogni dettaglio.

Concludiamo ricordando che questo Tuccoli 250 VM, il primo modello dallo storico cantiere toscano a essere stato dotato di una propulsione fuoribordo, presentato in anteprima al Salone Nautico di Genova, in questi due mesi trascorsi dal lancio ha subito una serie di interventi che potremmo definire di fine tuning del complesso scafo-motore, capaci di farlo divenire una fishing machine apparentemente senza punti deboli. Stabile, veloce, spaziosa, robusta, piena di raffinatezze in chiave pesca, in grado di navigare confortevolmente e con consumi contenuti. Una barca che non teme il confronto con i fisherman americani. Su un paio di cerniere presenti a bordo abbiamo notato un principio di ossidazione, che per un progetto totalmente nuovo possiamo considerare un peccato di gioventù, del quale, per altro, in cantiere hanno già preso nota pronti a eliminarlo.

Tuccoli 250 VM - scheda tecnica

Lunghezza: 7,50 m - Larghezza: 2,54 m - Pescaggio: 0,55 m - Dislocamento: 2500 kg - Riserva acqua: 77 l - Riserva carburante: 220 l - Motorizzazione 1 x 300 HP Suzuki DF300B – 2 eliche controrotanti Watergrip in acciaio misura 3x15,5x19,5 - prezzo della barca nella configurazione della prova con Suzuki DF300B Euro 96.828 + IVA

Condizioni della prova: mare mosso – 4 persone a bordo – imbarcazione a pieno carico di acqua e carburante

Dati rilevati

giri/minuto

 

consumo l/h

 

nodi

600

 

2,0

 

2,0

1500

 

6,3

 

5,2

2000

 

9,5

 

6,5

2500

 

15,3

 

7,4

3000

 

23,0

 

8,5

3650 (plana)

 

23,0

 

15,6

4000

 

37,0

 

24,0

4600

 

54,5

 

29,4

5000

 

73,6

 

33,0

5500

 

88,6

 

37,6

6100

 

107,0

 

41,4

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