Aicon 66

Aicon 66

Aicon Yachts pronta a tornare: Aicon 66 Flybridge la prima barca

Barca a motore

10/01/2020 - 13:37

Gli investitori americani Marc-Udo Broich - ha importato per anni i motoryacht Aicon Yachts negli States - e John P. Venners - businessman con la passione per le barche - dopo aver rilevato il marchio dal fallimento, stanno per far ripartire la storia di Aicon Yachts. La nuova gamma sarà compresa fra i 50 e gli 85 piedi.

Da quel che sappiamo, pare anche grazie ai buoni uffici di Sergio Cutolo - ingegnere navale di grande esperienza e reputazione, coinvolto attraverso la sua Hydrotech nel nuovo corso del marchio per il quale ha già iniziato a progettare i motoryacht della nuova gamma – i nuovi proprietari stanno cercando un’adeguata sede produttiva che costruisca gli Aicon lungo la costa adriatica, fra Marche e Romagna, dove è radicata una filiera in grado di supportare le necessità del brand sia in termini qualitativi sia per ciò che concerne i numeri di produzione.

Proprio la mancanza di filiera, di un supporto anche artigianale da parte del territorio, avrebbe portato invece a non considerare l’opportunità di riaprire il cantiere di fondazione, in provincia di Messina, né, come si era ventilato fra le banchine dei saloni nautici di settembre, presso il cantiere ex Abacus, sempre nella stessa area industriale.

Più che una ripresa dell’attività di Aicon Yachts, quella che tutti auspicano è una sua rinascita, perché diverse delle vicende passate di questo brand, fondato nel 1999 dall’Arch. Lino Siclari, sarebbe meglio dimenticarle. Avventure societarie che l’abile Siclari, come in un crescendo rossiniano, era stato capace in poco tempo di rendere trionfali, tanto da riuscire a trasformare la sua piccola azienda di Giammoro, a Messina, nata come terzista nella produzione di yacht, in un cantiere nautico, fino a portarlo a essere parte di una holding di più aziende che nel 2007 fu quotata alla Borsa di Milano. Nonostante i 170 milioni di fatturato e soprattutto i 17 di ricavi di Aicon Yachts, Siclari, facilitato anche dalla bolla speculativa che si era impossessata del settore, venne considerato l’astro nascente della nautica italiana. La sua azienda, poco più di una start-up senza una storia e con modeste strutture produttive alle spalle, pompata da investimenti faraonici in marketing e pubblicità, riuscì non solo a ottenere la quotazione ma lo fece raggiungendo una capitalizzazione di oltre di mezzo miliardo di euro. Fu quasi un lampo, ne restammo tutti più o meno abbagliati, ma come tale durò molto poco, nemmeno cinque anni. Giusto il tempo di far vaporizzare i soldi messi nell’impresa dagli investitori – le azioni passarono da un valore di oltre 4 euro a circa 20 centesimi, prima della sospensione del titolo da parte della Consob - fino ad arrivare al crack del 2012.

La storia del cantiere e del marchio si fermano lì, con la cessazione della produzione e la perdita di oltre 600 posti di lavoro, anche se le vicende che hanno tirato in ballo le società della galassia Aicon, poiché riconducibili a Siclari, arrestato nel 2017 per auto-riciclaggio, sono ancora parecchie e, pare, ancora tutte da scoprire. Per questo le indagini della magistratura continuano.

L’unica cosa che sembra essere riuscita ad attraversare immune tutte le vicende, è la reputazione delle barche Aicon Yachts. Nel tempo pare furono costruiti quasi 500 Aicon, sicuramente i modelli furono ben 10 modelli, da 52 a 85 piedi di lunghezza, suddivisi fra motoryacht fly e coupé, questi delle serie S e SL. Per l’esattezza: Aicon 52, Aicon 54, Aicon 56, Aicon 62 S, Aicon 64, Aicon 72 S, Aicon 72 SL, Aicon 75, Aicon 82, Aicon 85.

Basta chiedere ai professionisti del brokerage oppure farsi un giro sui siti di compravendita di yacht, per avere riscontro di come a distanza di circa tre lustri, certi modelli tengano ancora un buon valore sul mercato. Ciò vale sia in Italia sia negli States, dove Mr Broich al tempo vendette parecchie unità e dove, evidentemente, conta ancora di avere ottime opportunità di sviluppo di quello che ora è il suo marchio.

Da quanto ufficializzato ieri da un comunicato stampa, il primo modello della nuova Aicon Yachts al quale Hydrotech sta lavorando è un motoryacht fly di 66 piedi, barca di 20 metri ispirata all'Aicon 64 Fly della precedente generazione, realizzata con la logica del prodotto semi-custom, ergo con ampia possibilità di personalizzazione. Una voce non confermata vorrebbe che gli interni di questa prima barca e forse anche di quelle a seguire, verranno affidati a Giuseppina Arena, brava designer cresciuta professionalmente lavorando nei principali cantieri italiani, che da qualche anno divide la sua attività fra i propri studi di Roma e Miami.

Oltre a lavorare nella nautica su progetti custom e su barche di produzione, la Arena da tempo si occupa della progettazione e dell’allestimento degli interni di ville, dimore e uffici extra lusso dei facoltosi d’oltre oceano. Il coinvolgimento dell’interior designer italiana, la sua cultura rispetto ai gusti e alle necessità dei clienti che usano la barca in Florida – è il maggiore mercato nautico al mondo – potrebbero essere una carta vincente per portare sul mercato una linea di motoryacht che, con pochi e mirati accorgimenti di lay-out e di scelta dei materiali, possa facilmente collocarsi là dove la nautica è un business consolidato, in Europa e in America. Ambiti dove un cantiere che voglia imporsi deve assolutamente trovare clienti.

Nell’attesa di avere maggiori ragguagli sul nuovo Aicon 66 e sul resto della gamma Aicon Yachts, al rinato marchio auguriamo buon vento.

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