59° Salone Nautico di Genova, panoramica

59° Salone Nautico di Genova, panoramica

La nautica del post Coronavirus: tempo di opportunità

Editoriale

09/06/2020 - 19:16

Trasformare la crisi in un’opportunità. È questo l’auspicio di tutti, anche di noi che lavoriamo nel settore della nautica, in questo difficile momento innescato dalla pandemia da Coronavirus. Bisogna solo capire quale senso dare alla parola opportunità.

Una decina di giorni fa avevamo scritto di opportunità per un rilancio in grande stile, riferendoci al Salone Nautico di Genova. Qualcuno pare averci puntualmente dato ascolto perché pochi giorni dopo è stata diffusa un’importante notizia in merito.

Dopo cinque edizioni vissute schiacciato fra le date dei due saloni francesi di Cannes e Monaco, dopo aver pagato a caro prezzo dapprima la sbornia finanziaria del 2008 in cui incappò anche la nautica, seguita poi dalla sventurata parentesi del Governo tecnico guidato dal Prof. Monti, pare che Regione Liguria, Comune di Genova e I Saloni Nautici – società controllata da Confindustria Nautica, organizzatrice del boat show italiano – tale opportunità la vogliano proprio regalare al nostro Salone Nautico, al boat show degli italiani. Finalmente tutti gli attori coinvolti - oltre a quelli citati anche l’Autorità di Sistema del Mar ligure Occidentale e la società Porto Antico - hanno messo nero su bianco la volontà di creare un evento che in prospettiva potrà diventare realmente di riferimento a livello mondiale, siglando un contratto che per 10 anni assegna quello spazio d’acqua della darsena grande della Fiera di Genova al Salone Nautico di Genova.

Dopo aver navigato a vista per qualche anno, fra contenziosi, malumori e incomprensioni per la gestione del quartiere fieristico, dove si svolge la parte in acqua e in terra della rassegna, finalmente una decisione forte, che toglie ogni dubbio per un obiettivo non solo a breve termine, per l’edizione numero 60 del Salone Nautico – dal 1 al 6 ottobre 2020 – ma anche per tutte quelle a seguire per le quali si potrà programmare la crescita. C’è stata la chiara volontà politica, quella del sindaco Marco Bucci e del governatore Giovanni Toti, di supportare il Salone Nautico e Confindustria Nautica affinché l’evento, già clou e internazionale per la città di Genova, la porti a essere davvero la capitale mondiale della nautica. Bravi! Finalmente!

I lavori per il rifacimento del “waterfront di levante” del capoluogo ligure daranno sicuramente enfasi, ordine e un look tutto nuovo, agli spazi espositivi del Salone Nautico, che verrà così a trovarsi in una condizione privilegiata rispetto a tutti gli altri “in-water boat show”, potendo contare su una sede stabile ed enorme per le barche in acqua, che potrà estendersi dal Porto Antico fino alla Foce, ma anche su padiglioni fieristici che nessun altro salone nautico in acqua potrà vantare. L’opportunità di rilanciare la città di Genova, di farla tornare ad avere un ruolo, una migliore visibilità a livello internazionale, è servita su un piatto d’argento, speriamo che i genovesi sappiano approfittarne, aumentando la qualità della Città in termini di ricettività e servizi per i visitatori. Sul Salone non dovranno speculare ma investire.

Un senso ben diverso della parola opportunità sembra essere stato quello interpretato dal management della holding canadese BRP, Bombardier Recreational Products, alla quale fanno capo i fuoribordo Evinrude, i marchi di motoslitte Ski-Doo e Lynx, le moto d’acqua Sea-Doo, i veicoli stradali e fuoristrada Can-Am, le imbarcazioni Alumacraft e Manitou, i sistemi di propulsione Rotax, nonché i motori Rotax per kart, motocicli e velivoli ad uso ricreativo.

Dopo aver “ammazzato” nel 2007 lo storico marchio di motori fuoribordo Johnson – attivo dal 1913 – acquisito assieme a Evinrude nel 2001 dal fallimento di OMC, stavolta quelli di BRP hanno colto l’opportunità del lockdown dovuto alla pandemia per fare secco forse il più emblematico dei brand motoristici legati alla nautica popolare, quella dei natanti, ovvero Evinrude.

Basta fuoribordo, basta Evinrude, si concentrano sul business delle barche facendo, oltretutto, un accordo con la Mercury, che fornirà loro i motori marini per i package barca + fuoribordo. Chi l’avrebbe mai detto che la pandemia divenisse per BRP un’opportunità di fuga? Anche Carl Kiekhaefer, che nel 1939 creò Mercury, stenterebbe a credere in un epilogo così poco onorevole per il suo “nemico storico”.

Evidentemente i conti non sono tornati, gli sforzi per offrire con la serie “ETEC G2” l’ennesima release del motore a 2Tempi, peculiarità che è stata la chiave dell’affermazione di Evinrude, non hanno portato i benefici auspicati, relegando il marchio a svolgere ormai un ruolo da comprimario rispetto ai colossi motoristici che si dividono il mercato con i loro fuoribordo 4Tempi: Mercury, Suzuki, Yamaha, Honda, Tohatsu e Selva. I tre requisiti fondamentali che avevano fatto la fortuna dei 2Tempi, leggerezza, semplicità e versatilità e che in parte ancora oggi fanno la differenza rispetto ai 4Tempi, evidentemente non bastano più per un mondo dei motori dove quelli a miscela sono stati quasi totalmente “bannati”, in primis a livello sportivo. Più che un gap tecnico o ambientale, legato alle emissioni nocive – i test hanno dimostrato che i livelli di emissioni sono addirittura favorevoli ai moderni fuoribordo 2 tempi a iniezione, rispetto ai 4 tempi – la barriera è divenuta culturale e la battaglia soprattutto commerciale.

Tra i motori a combustione interna, il ciclo a due tempi è stato quello inventato per ultimo, ma fu scelto da Ole Evinrude quando creò il primo fuoribordo, per le sue doti di semplicità, di leggerezza e di elevata potenza specifica, caratteristiche che diedero modo a generazioni di appassionati del mare di diventare diportisti. Tra tutti i fuoribordo venduti nel secolo scorso, i 2Tempi rappresentano una larghissima maggioranza, tanto da essersi conquistati una fama forse più legata ai difetti che ai pregi. Era naturale, per esempio, fino agli anni ‘90, uscire in barca portandosi appresso un set di candele di scorta e una chiave per smontarle; come era naturale pensare che il fumo prodotto dal fuoribordo quando si usciva in mare. facesse parte dell’esperienza di navigazione da diporto.

Ma questo modo comune di immaginare il fuoribordo non teneva conto dei vantaggi del 2Tempi e soprattutto non ha tenuto conto dei progressi tecnologici e dei perfezionamenti via via introdotti proprio da Evinrude. Tali progressi non hanno giustificato l’ostracismo dato al 2Tempi da regolamenti e da assurdi fondamentalismi che, invece, hanno spacciato presunti miglioramenti ambientali del 4Tempi, esercitando sulla pubblica opinione una cultura approssimativa: ci è capitato spesso di parlare con persone che credono il due tempi già superato e scomparso da un po’. Un ingiustificato linciaggio di cui ha fatto le spese Evinrude, emblema del fuoribordo, emblema dei motori 2Tempi.

È triste prendere atto che un giorno dovremo spiegare ai nostri nipoti che Evinrude, la libellula creata da Walt Disney in “Bianca e Bernie”, che spinge sull’acqua i topi protagonisti del cartone, all’interno di una foglia, altro non è che una citazione, l’omaggio a una delle invenzioni più geniali dell’uomo, quasi come quella della ruota.

Fabio Petrone

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