Vanessa___Swan_47

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Al Cantiere Pezzini una nuova coperta in teak per lo Swan Vanessa

Barca a vela

17/06/2020 - 17:46

Come si posa una nuova coperta in teak? Ecco il racconto di quanto eseguito a bordo di  Vanessa, un modello di Swan 47 varato nel 1985. La barca è stata oggetto di  importanti lavori eseguiti recentemente dal Cantiere Pezzini di Viareggio per conto del fondatore della Sparkman & Stephens Swan Association, il sodalizio che riunisce gli armatori degli oltre 800 Swan realizzati su piani dell’omonimo studio di progettazione americano. Da circa un ventennio questo sodalizio internazionale, con sede a Milano, è diventato il punto di riferimento mondiale per questa categoria di imbarcazioni, entrate di diritto nella storia della nautica da diporto.

Vanessa, il sessantanovesimo Swan 47
Vanessa è uno degli 824 Swan, progettati dallo studio newyorchese Sparkman & Stephens, usciti dal cantiere finlandese Nautor a partire dal 1966. Ben quindici le categorie di Swan in cui è stata suddivisa la vasta produzione, dal piccolo Swan 36, lungo 10,91 metri e realizzato tra il 1967 e il 1970, allo Swan 76, lungo 23,26 metri e prodotto tra il 1979 e il 1981. Vanessa, lunga 14,57 metri, scesa in acqua nel marzo 1985, è il 69esimo modello di Swan 47 sui 70 costruiti. Fino al 2015 ha avuto un unico proprietario di nazionalità tedesca, che l’ha fatta navigare principalmente nel Baltico e per due volte ha circumnavigato la Gran Bretagna. Il nuovo armatore, il mercante d’arte milanese Matteo Salamon, fondatore e coordinatore della Sparkman & Stephens Swan Association, ha deciso di affidare al Cantiere Pezzini di Viareggio, in Toscana, l’intervento di sostituzione della coperta. Dopo 35 anni anche barche di questo genere, nonostante la solida costruzione in vetroresina, necessitano di una sosta prolungata in cantiere per permetterle di tornare belle come al momento del varo. L’incontro con lo storico cantiere è avvenuto a fine 2018 tramite Michele Frova, comandante di Ojala II, un altro Sparkman & Stephens costruito in alluminio nel 1973 dal cantiere olandese Royal Huisman, vicino di banchina di Vanessa a Porto Lotti, La Spezia, dove entrambe fanno base. Frova non aveva mancato di elogiare le capacità dei maestri d’ascia viareggini, già protagonisti del rifacimento della nuova coperta di Ojala II.  

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La rimozione della vecchia coperta 
Ad agosto 2019 Vanessa è arrivata a Viareggio per essere disalberata. Lo scafo ha raggiunto via terra la sede del Cantiere Pezzini in Via Paladini, mentre l’albero è stato trasferito presso la Velscaf di Carasco (GE), l’azienda del noto navigatore Franco ‘Ciccio’ Manzoli per le operazioni di sabbiatura, riverniciatura e sostituzione del sartiame. Un anno prima, presso la ditta Arteak di Viareggio di Massimilliano Barontini e Marco Guidi, era stato già selezionato il legno di teak rigatino di prima qualità, circa mezzo metro cubo, necessario per realizzare i 37 metri quadrati della nuova coperta di Vanessa. Dopo una stagionatura durata circa 12 mesi, il legno era pronto per essere lavorato. Una volta effettuato lo smontaggio e la classificazione dell’attrezzatura di coperta da parte del tecnico Elio Borio di La Spezia,  si è provveduto innanzitutto a rimuovere il vecchio ponte in teak tramite tagli trasversali e scalpellature. La vecchia coperta era interamente avvitata con 3.000 viti in acciaio inox e altrettanti tappi in legno. Una volta eliminate le viti, i fori sono stati sigillati con piccole caviglie in legno bagnate nella resina epossidica, inserite nei fori e rasate a filo. La sede della nuova coperta è stata quindi molata e trattata con fondo isolante epossidico allo scopo di isolarla e garantire l’adesione del collante per quella nuova.  

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La posa del nuovo teak
A partire da novembre 2019 Arteak ha realizzato le componenti della nuova coperta (pozzetto, tuga, camminamenti laterali e panche), tramite dime in compensato. Il simulacro, tracciato sul pavimento, ha consentito di predisporre fasce di doghe dello spessore di 12 millimetri. Ogni doga ha una larghezza di 4,2 centimetri e una lunghezza massima di 6 metri, con le attestature (dove termina una doga e ne inizia un’altra) tagliate all’inglese (ortogonali rispetto alla linea di chiglia). Le fasce più lunghe predisposte dalla Arteak arrivavano anche fino a 15 metri. Per riempire i comenti tra una doga e l’altra e per gli incollagi sono stati utilizzati prodotti Sikaflex. Tramite apposite tabelle tecniche, che tengono conto di temperatura e umidità, sono state stabilite le tempistiche per la posa del teak a bordo. Il tempo totale per la realizzazione della nuova coperta è stato di circa 6 mesi. Il nuovo ponte, se trattato adeguatamente, soprattutto se spazzolato trasversalmente rispetto all’andamento longitudinale delle doghe, potrebbe durare ben oltre 15/20 anni.
Alle attività di cantiere hanno partecipato in prima persona il titolare Massimo Pezzini, lo zio Sandro Pezzini e il viareggino Luca Sessa, l’operaio specializzato presente in cantiere dalla fine degli anni Ottanta.

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Gli altri interventi a bordo di Vanessa
La presenza in cantiere ha offerto l’opportunità di compiere una serie di lavori supplementari che hanno consentito all’imbarcazione di tornare come al giorno del varo. Tra questi la pulizia e riverniciatura delle sentine, previa asportazione delle casse acqua e casse batterie, il ripristino del tappo di aleggio delle sentine in corrispondenza del bulbo, la rimozione di una presa a mare non più utilizzata, la revisione dell’impianto idraulico, il tagliando del motore, la posa di un nuovo scarico motore in acciaio inox e la revisione dei meccanismi del bow-thruster e del salpancore. Sottocoperta sono stati riverniciati tutti i paglioli con vernice poliuretanica bicomponente trasparente e trattati con olio i legni degli arredi. In coperta, infine, sono state ricostruite le fonti in legno di teak del boccaporto di prua, sostituite le guarnizioni dei boccaporti con altrettante originali del cantiere Nautor, sostituiti i plexiglass dei 3 boccaporti e tutte le guide in segaleo (Tufnol). Vanessa è tornata a navigare a giugno 2020. 

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Al termine del restauro l’armatore Matteo Salamon ha dichiarato: “Abbiamo acquistato Vanessa nel 2015, con lo scopo di riportarla agli originali splendori entro cinque anni. Siamo nel 2020 e possiamo dire di avere  rispettato i tempi. Anzi, … ci siamo “lasciati scappare un po’ la mano” per quanto riguarda la qualità dei lavori eseguiti. Oggi, lo dico senza falsa modestia, credo che Vanessa sia uno dei 2, 3 S&S Swan più belli del pianeta. Libelula, il trentatreesimo Swan del raggruppamento Swan 65 di proprietà del mio caro amico Placido Arango è un po’ più bella. Noblesse Oblige.” 
 

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