Tuccoli T280 Fuoribordo

Tuccoli T280 Fuoribordo

Tuccoli T280 Fuoribordo: il fisherman firmato da un campione. Il test

Barca a motore

07/03/2020 - 10:44

Tuccoli T280 Fuoribordo, davvero una bella invenzione

Il primo impatto con il Tuccoli 280 Fuoribordo ce l’ho nel marina di Punta Ala, ma all’asciutto. Ci aspetta sospeso sulle fasce di un carroponte del Costa Etrusca, il cantiere navale di Fabrizio Sonnini dealer locale del marchio. È lui a dare un’inquadratura particolare al momento: «Dal passato di Luna Rossa al futuro di Tuccoli». Il primo fisherman fuoribordo del costruttore toscano, sta infatti per toccare l’acqua nello stesso bacino che ospitò il primo varo degli scafi argentati delle barche di Prada che avrebbero disputato la Coppa America nel 2000. Ma passato e presente si fondono in più momenti, oggi. Da una parte c’è la tradizione con sono le rinomate linee d’acqua Tuccoli, ben conosciute dai pescatori e da chi cerca una barca da usare ogni volta che vuole e non ogni volta che vuole la meteo.

Dall’altra c’è il futuro con i motori fuoribordo, ormai sempre più appetibili su queste dimensioni. Il T280 sfoggia a poppa due Suzuki DF300 AP neri. E di nuovo futuro e passato intrecciati anche su chi fa gli onori di casa: Paolo Sanguettola, velista e regatante di lunga esperienza,  nuovo ed entusiasta socio del cantiere, e Marco Tuccoli, erede del fondatore Ivano e deus ex machina dell’unità produttiva di Collesalvetti.

In attesa di vederlo entrare in acqua osservo le linee di carena del T280 Fuoribordo. Presentano una V profonda e ben pronunciata nella parte anteriore dello scafo, com’è tipico della tipologia, che va ad aprirsi verso le uscite di poppa supportate da pattini di sostentamento nella parte esterna che si proseguono con due flap, mentre il corpo centrale dell’opera morta si continua nel bracket di sostegno ai due Suzuki neri che si stagliano a poppa. Colpisce notare come la parte immersa, nonostante la profondità, a poppa arriva a 65 cm di immersione, sia nel complesso di volumi ridotti rispetto all’intera imbarcazione tuttavia l’insieme è assolutamente armonico anche tenendo conto delle murate alte e svasate della prua.

Le murate hanno un’accattivante livrea grigia con fregi tricolore che riprendono il marchio Tuccoli e che giocano graficamente con la finestratura asimmetrica e semicurva che dà luce alla cabina di prua. Merito dell’opera è dallo studio Skyron di Oris Martino D’Ubaldo che ha messo a punto anche i dettagli di architettura navale (come il bracket appunto) tipici di questa versione con i fuoribordo. Migliorabili, soprattutto con il fine di renderli meno evidenti, alcuni dettagli a scafo come lo scolo d’acqua del pozzo catena dell’ancora, che può essere nascosto vicino alla linea di galleggiamento, le uscite degli scarichi di bagno, cucina, pompe di sentina, ombrinali del pozzetto e sfiati vari.

La tuga rimane bassa sopra la murata, ma non rinuncia a un lungo oblò apribile su ogni lato. A svettare è invece l’hard top in vetroresina sorretto da quattro tralicci in tubolare e corredato di fari per la pesca e quattro portacanne. Rimane staccato dal parabrezza molto inclinato verso poppa e chiuso da una cornice curva e quando si vuole avere il feeling da barca aperta, basta rimuovere la chiusura in pvc trasparente che isola questo spazio quando la stagione è meno clemente.

L’impostazione della barca nei suoi canoni generali è in perfetta sintonia con la classe di appartenenza. Grande pozzetto ben protetto dall’impavesata che arriva oltre il ginocchio a favorire stabilità e sicurezza di chi pesca anche con mare mosso: in questo modello, curato dal campione del mondo di pesca Marco Volpi, il bordo interno del pozzetto è imbottito in maniera tale da rendere il lavoro dei pescatori il più comodo possibile. Per questo anche l’accesso alla grande plancetta di poppa avviene attraverso un'apertura posizionata sulla sinistra che agevola la cattura delle prede di pesc, o anche semplicemente il passaggio per chi va e viene prima e dopo il bagno in mare.

Vasche del vivo o del pescato sono sistemate sua all’interno dello specchio di poppa sia nella seduta centrale per tre ospiti.

La scelta dei fuoribordo ha lasciato un’enorme gavone sotto il calpestio del pozzetto. Così come un altro spazio per lo stivaggio è nell’area sotto la parte anteriore del pozzetto che ospita anche i serbatoi e le batterie che così rimangono a mezzanave concentrando i pesi. Data la posizione e la presenza della poltrona del pilota, l’apertura di questo vano è demandata a due pistoni elettrici. A partire dal prossimo esemplare in questo spazio sarà realizzata una seconda cabina, mentre i serbatoi saranno integrati nel corpo carena. Visto comunque il numero dei gavoni presenti in giro per la barca anche nella prossima versione non mancherà lo spazio dove stivare tutto il materiale che si vuole portare a bordo.

Comoda la postazione di guida, con visibilità sull’intero orizzonte e senza che la prua ostruisca mai lo sguardo in qualsiasi momento della navigazione, anche in fase di accelerazione quando normalmente le barche tendono ad alzare il naso. La generosa dimensione della consolle di guida ha l’effetto collaterale di risultare un po’ vuota nella configurazione scelta con solo gli strumenti dei motori e il chart plotter e il vhf posizionati nello scomparto applicato sotto l’hard top.

Sottocoperta, una dinette sulla dritta trasformabile in cuccetta per due adulti che si vogliono bene e, di rimpetto, la cucina con due fuochi, lavello e frigorifero. Sempre a sinistra il bagno, completo anche di doccia, e a prua ca cabina principale con la cuccetta posizionata in diagonale.

Nonostante le dimensioni contenute e soprattutto delle linee assolutamente armoniche e non anabolizzate come troppo spesso capita di vedere su queste misure, gli interni sono comodi e vivibili da una coppia o da una famiglia anche per crociere di qualche giorno. Per renderlo ancora più accattivante per il diportista non incentrato sulla pesca potrebbe essere utile un’offerta di essenze alternative a quella presente sul modello provato.

Ma, alla fine, la domanda più importante è come va il Tuccoli T280 Fuoribordo? La risposta è una sola: benissimo. E non sono i 45 nodi di velocità di punta raggiunti con i 600 cavalli messi a disposizione dai due Suzuki (che volendo possono anche diventare 700 se si sceglie una coppia di DF 350, ma possono scendere fino a 400 cavalli con una coppia di 200, secondo le specifiche di cantiere) anche se a bordo eravamo in otto e con tutti i serbatoi pieni. Va bene perché anche giocando con manovre strette, con onde prese al mascone e in diagonale (onde prodotte dalle altre barche, quindi corte e ripide) con cambi di direzione repentini, la barca rimane sempre stabile e asciutta: non una goccia d’acqua è arrivata sul parabrezza. Le accelerazioni sono brucianti, quattro secondi per passare da 20 a 30 nodi, che poi sono i regimi in cui si naviga di crociera. Stabile in navigazione e stabile anche all’ancora, caratteristica fondamentale per i pescatori che passano molto tempo con le canne in mano, ma anche per la famiglia che vuole trascorrere delle comode ore in rada.

Insomma, se il futuro di Tuccoli è rappresentato da questo modello, possiamo stare tranquilli che ne parleremo ancora assai, prossimamente.

Dati tecnici Tuccoli T280 Fuoribordo

Lunghezza f.t.: 9,13 m - Lunghezza scafo: 7,49 m - Larghezza: 3,04 m - Pescaggio: 0,85 m - Dislocamento: 5.400 kg - Capacità benzina: 580 lt - Capacità Acqua: 160 lt - Motori Suzuki DF 300 AP - Potenza 2x300 cv

Condizioni della prova: mare calmo, persone imbarcate 8, serbatoi acqua e carburante pieni

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