La darsena vela al Salone Nautico di Genova 2018
ph. G.Luzzatto©

La darsena vela al Salone Nautico di Genova 2018 ph. G.Luzzatto©

Salone Nautico di Genova: panoramica sulle tendenze del mercato

Editoriale

19/09/2019 - 13:34

Salone di Genova 2019: un caleidoscopio di barche, un mare di tentazioni

di Fabio Petrone

L’acquisto della barca è un atto assolutamente emozionale. La barca è un oggetto che deve colpire la fantasia dell’armatore, deve creare in lui voglia e passione, deve far scoccare la scintilla per qualcosa che statisticamente, purtroppo, usa poco e che gli costa parecchio sia all’acquisto che nella gestione. Per questo i suoi contenuti estetici e di godibilità devono essere il massimo. Una vacanza in barca, la possibilità di vivere il mare dal mare, specie per chi l’ha provato, sono un richiamo già di per sé fortissimo, capace di portare il cuore oltre ogni ostacolo che la razionalità possa far percepire.

Per far scegliere una barca piuttosto che un’altra a chi ha già esperienza, ma soprattutto a chi si avvicina alla nautica, interviene poi lo yacht design che coinvolge progettazione di interni, linee esterne, illuminazione, ergonomia e tutte le problematiche che può comportare il progetto di un'imbarcazione. Una scienza che sta al mercato della nautica quanto il car design sta a quello delle auto di un certo tipo, quelle che non sono solo utili a spostarsi ma che sono capaci di generare emozioni.

Parlando di tendenze della nautica a motore, sicuramente al Salone di Genova saranno protagoniste le barche open in tutte le salse, modelli che nascono per accontentare gli amanti della vita en plein air, per restare quanto più a contatto con sole, mare e col vento nei capelli, ma con le varianti day cruiser dedicate a chi in mare lo vuol trascorrere anche il week-end, dotate dunque di cabina. In tale ambito le tipologie che tirano di più sono quelle dei gommoni grandi e grandissimi, e dei così detti tender anch’essi disponibili nella declinazione super. Si tratta comunque di barche veloci se non velocissime che, sulla scia della tendenza in atto ormai da un po’ negli Stati Uniti, vengono dotate sempre più spesso da grandi motori fuoribordo anche con installazioni multiple. È una dimostrazione di quanto conti la così detta “velocità da banchina” nei fattori di scelta di uno scafo, dare cioè la chiara percezione, proprio attraverso l’esuberante cavalleria schierata a vista sullo specchio di poppa, di quanto quel modello possa essere grintoso, dando piena soddisfazione al suo armatore anche quando la barca si trovi ferma in rada o ormeggiata in un marina.

Molti sono gli appassionati di pesca sportiva che approfittano dei saloni nautici per andare a scegliere la loro fishing machine. È indubbio che i dazi imposti dalla Comunità Europea sulle barche di produzione americana - fanno parte delle ritorsioni in risposta a quelli decretati da Trump sulle merci europee - abbia fatto calare l'appeal dei clienti verso i fisherman d'oltre oceano, da sempre considerati un riferimento nel mercato, ma è altrettanto vero che le produzioni europee e italiane in particolare, in tema di barche da pesca siano cresciute dal punto di vista tecnico, tanto da potersi proporre come validissime alternative, in grado di accontentare gli angler di casa nostra in ogni specialità di pesca decidano di cimentarsi. Valore aggiunto del made in Italy è ovviamente l'attenzione alle qualità abitative posta su questi scafi, ai dettagli che danno comfort, tali da renderli appetibili non solo ai pescatori accaniti ma anche alle loro famiglie, per un utilizzo crocieristico o comunque da diporto a 360°. Sempre a proposito di barche da pesca, da sottolineare la crescita di proposte provenienti dai produttori di battelli pneumatici, che conferma l'assoluta versatilità di questa tipologia di scafi. Ormai sul mercato di gommoni anzi di RIB fisherman ce ne sono parecchi e il loro numero sicuramente crescerà, grazie anche ai diversi testimonial, pescatori pro che li hanno ormai adottati per partecipare ai tanti tournament che si svolgono nel Mediterraneo.

Di contro il mercato, ormai da qualche tempo, sta dando chiari segni di crescita, specie quando le imbarcazioni salgono di taglia, anche nell’ambito della così detta nautica slow, un modo totalmente opposto d’interpretare lo yachting. I patiti della velocità esistono anche fra gli armatori di superyacht, ma è innegabile quanto sempre più spesso siano preferite unità più lente sia per consumare meno sia e soprattutto per avere la possibilità di vivere il mare in maniera totalmente rilassata, un contatto con l’ambiente circostante godibile ogni istante passato a bordo, anche durante i trasferimenti. Plauso a cantieri e progettisti che, interpretando tale tendenza, stanno proponendo nuove carene di grande efficienza nella navigazione a lento moto, confortevoli e risparmiose, ma che nel caso fosse necessaria più velocità, ad esempio per sfuggire a improvviso maltempo, comunque in grado di raggiungere prestazioni attorno ai 20 e più nodi, mantenendo ottime doti marine.

In tale dicotomia del mercato, suddiviso in barche fast e slow, s’inseriscono le proposte di design volte a enfatizzare le rispettive caratterizzazioni. Mentre per le prime ci si orienta molto spesso proprio al mondo del car design, proponendo barche con stilemi che ricordano le auto fuoriserie, per gli yacht più lenti sempre più spesso l’ispirazione viene dalle barche da lavoro, quelle più tecniche, in grado di affrontare qualsiasi mare e di navigare a lungo senza mai toccare terra. Una storia già vissuta nel tempo con i vari lobster, trawler, gozzi ecc.. Quelle che una volta erano le classiche navette con grandi slanci di prua e poppa tonda, sono state pian piano rimpiazzate da motoryacht “da esplorazione”, molto più essenziali nelle forme, talvolta marziali per via delle prue dritte, e dai volumi concentrati nelle sezioni prodiere dell’unità. Una precisa scelta progettuale volta a lasciare ampio spazio a poppa per godere la vita all’aperto e, soprattutto, per ospitare sul ponte e nel garage dell’unità, quanti più toys a disposizione dell’armatore e dei suoi ospiti: tender grandi e grandissimi, barche a vela, fisherman, jet ski, fino ai sottomarini e alle automobili.

Mantengono inalterato il loro appeal anche i motoryacht classici, quelli a quattro o cinque ponti, che offrono maggiori volumi interni, preferiti da chi vuole una barca di rappresentanza oppure, proprio per le grandi cabine i vasti spazi comuni di cui dispongono, da destinare a charter quando l’armatore decide di non utilizzarla.

Il mondo della vela, intenso come cabinati da 10 metri in su, vede evolversi alcune tendenze iniziate nel recente passato, con barche orientate a navigare di più, con piani velici maggiormente dimensionati a supporto di scafi dai volumi più generosi. Sempre in crescita il settore dei catamarani a vela, che differenzia maggiormente il tipo offerta, lanciando nuovi modelli e facendo nascere nuovi brand.

Gli armatori, alcuni dei quali arrivati dalle barche a motore, sono cresciuti, hanno acquisito esperienza e compreso meglio quale tipo di utlizzo vorranno fare del loro yacht: non si sente più parlare di barche dotate di ogni comfort e certamente altrettanto vincenti in regata. Chi vuole regatare acquista un racer, magari monotipo (one design in inglese) per confrontarsi tra le boe ad armi pari con gli altri concorrenti, ben sapendo che gli interni saranno il minimo indispensabile per una regata d'altura di più giorni. Chi vuole andare in crociera cerca una barca che gli offra il miglior comfort, sia in navigazione che alla fonda, rispetto alle sue disponibilità di budget. I designer curano con attenzione sempre maggiore l'ergonomia e l'estetica, non solo sotto coperta ma anche sopra, con pozzetti e tughe dalle proporzioni studiate con millimetrica attenzione, passaggi dalla zona timoneria verso prua esterni ai paramare e, finalmente, coperte antisdrucciolo "serie" sulla maggior parte delle barche di grande produzione i cui armatori non hanno scelto l'optional del rivestimento in teak (a sua volta sempre più spesso sostituito da quello sintetico, altrettanto piacevole al tatto e alla vista, seppur diverso dal legno).

Sotto coperta, escludendo i maxi yacht dagli spazi comunque amplissimi, la ricerca di maggior volume ha sacrificato un po' gli spazi di stivaggio e la zona carteggio, eccezion fatta per le barche dichiaratamente destinate alle lunghe navigazioni. Parlando di cantieri di grande produzione, sembra essersi arrestata la tendenza a salire oltre i 60 piedi, concentrandosi maggiormente sullo sviluppo e migliormento nella fascia attorno ai 50', barche che non necessitano di un comandante o marinaio, ma possono essere condotte in tutta tranquillità dall'armatore e famiglia, o amici. Gli stessi cantieri hanno inoltre da rifornire le società di charter, una tipologia di acquirente dal basso margine ma dai grandi numeri, con un grande turn over di imbarcazioni, al netto delle decimazioni delle flotte caraibiche a seguito degli uragani: ad essi propongono modelli dedicati e allestimenti specifici, ben diversi dal mercato armatoriale.

Un’ultima nota riguarda la crescita delle imbarcazioni che tentano di ridurre l’impatto dello yachting sull’ambiente. Anche se questo rappresenta un percentuale infinitesimale rispetto a ciò che l’attività dell’uomo riversa in mare ogni giorno, è sacrosanto che ogni settore faccia la sua parte, per cui c’è anche nella nautica il giusto fermento da parte di progettisti e costruttori nel proporre soluzioni sempre più etiche.

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