Il mare non è tutto uguale: riflessioni sulla barca giusta per le acque di casa

Editoriale

28/10/2025 - 12:58

Dal mio punto di vista c’è una contraddizione non trascurabile nella nautica da diporto che la rende perlomeno strana. Le barche di plastica bianca, per come la vedo io, fanno riferimento a un mare “standard”, uguale in Florida come nella vecchia Inghilterra. Sono barche omogeneizzate, per bambini. E’ stato sicuramente un grande sforzo dell’industria arrivare dove siamo cioè alla barca “glamour”, che va bene in tutti i mari e per tutti i mestieri, ma credo molti utenti esperti concordino con me che la riduzione della nautica a un mercato omogeneo ha dei limiti.

Surf boat

Un limite sentito in Adriatico settentrionale è l’alto pescaggio di molte barche a vela a chiglia profonda che rimangono in porto tutto l’inverno fino a che non si draga l’uscita. Lo stesso si può dire per parecchi motoryacht che con le eliche smuovono il fondo sabbioso intasando i filtri. Un altro limite sentito è l’esagerata velatura: terzarolare è faticoso, il corredo di vele costa, così già a forza 4 molti usano solo il genova mentre la randa rimane a poltrire sul boma.

Anche a motore se c’è onda molti armatori non escono per il rischio di intraversarsi, affrontando la barra di sabbia dove le onde si sollevono e frangono, mettendo a dura prova le qualità di tenuta di mare e di rotta delle barche che entrano in porto con la bora di poppa e l’onda rabbiosa. Soprattutto se un utente si rende conto che non farà il giro del mondo, ma userà la barca entro confini abbastanza limitati o per uscite giornaliere che insistano prevalentemente sullo stesso specchio acqueo, allora sarebbe conveniente avere la barca più adatta a quelle acque. Volendo una barca adatta alle acque di casa, si può prendere spunto dalle barche tradizionali che presentano una grande varietà di soluzioni.

Moscone a quattro remi

Surfboat, Mosconi, Trabacoli e Coble

A proposito di soluzioni “strane” voglio portare qui qualche esempio. Le “surfboat” australiane sono barche fatte per navigare nell’onda corta di risacca, dotate di estremità voluminose e di una forte curvatura del fondo con inarcamento della prua. Sono capaci di seguire il profilo dell’onda, mentre una barca con meno “rocker” (chiglia più rettilinea) si staccherebbe dall’onda per poi rientrarvi battendo e rallentando.

Un'altra forma interessante che supera facilmente le onde è quella wavepiercing, a parte il nome il principio è semplice: una prua molto fine attraversa l’onda invece di salirvi minimizzando il beccheggio e la resistenza. Il moscone cioè la barca a remi da spiaggia diffusa in Romagna e altrove, è un esempio di barca locale “wavepiercing” con una carena adatta alle condizioni estive quando lo “scirocchino” può creare condizioni di mare poco agevoli per una barca a remi con sezioni prodiere voluminose.

Coble

Un altro esempio di barca locale è il trabacolo con i suoi derivati, che risolve il problema del basso pescaggio con il fondo piatto, risolve il problema dello scarroccio con il grande timone senza deriva. Perché senza deriva? Semplice. Mentre con due appendici, deriva e timone, ci vogliono tre persone per spiaggiare dando ancora da prua. Il trabacolo invece andava in spiaggia con un solo uomo che libera il timone perché scivoli verso l’alto sugli agugliotti e da ancora di poppa, arrivando così con la prua in terra.

Anche l’attrezzatura del Trabacolo, per quanto sembri rudimentale, era adatta alle condizioni locali caratterizzate da bonaccette e sventolate. Il piano velico a due alberi infatti, ammainata la vela di prua, rendeva la barca molto orziera quindi sicura con le violente raffiche , mentre il polaccone, proprio come il gennaker oggi, aumentava la superficie velica nelle bonaccette. Un altro tipo che presenta soluzioni interessanti viene dalle spiaggie della Inghilterra orientale. (Dal Northumberland fino a Hull) il Coble è una barca da pesca a fondo piatto che ricorda in piccolo le navi vichinghe. Dotata di estremità voluminose veniva alata e varata dalla spiaggia in condizioni talvolta proibitive. A vela il Coble realizza il suo piano di deriva, tra la prua profonda e il timone molto allungato mentre, zavorrato con sacchi di sabbia, veniva alleggerito prima di spiaggiare nella risacca. La fantasia, temperata dalla tradizione, fa miracoli.

Michele Ansaloni

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