Il cantiere Arcadia Yachts a Torre Annunziata

Il cantiere Arcadia Yachts a Torre Annunziata

Arcadia Yachts e l'ambiente, ne parliamo con Ugo Pellegrino

Barca a motore

14/11/2019 - 19:02

Intervista a Ugo Pellegrino, presidente Arcadia Yachts

Quando per la prima volta furono presentati i disegni dell’Arcadia 85, qualche perplessità aleggiò nel mondo degli addetti ai lavori della yacht industry. Un mondo che è sempre stato molto conservativo in termini di design e spesso anche troppo stereotipato attorno a concetti, specie quando si parla di motoryacht, che hanno navigato abbastanza immuni nel tempo fino ai giorni nostri. Solo più recentemente si è assistito a una progressiva diversificazione delle proposte, talvolta, però, ridotti a meri esercizi stilistici che poco apportano al mercato ma soprattutto all’armatore.

Quando l'Arcadia 85 - oggi A85 - è stato costruito, fatto vedere e visitare, esattamente 10 anni fa, in molti, noi compresi, abbiamo messo da parte ogni perplessità rispetto alla diversità del brand e delle sue barche, al tempo identificate come l'evoluzione 2.0 delle classiche navette. Sentimento rafforzato quando, nel 2016, salimmo a bordo del primo esemplare di Sherpa, altro motoryacht diverso rispetto a ciò che siamo stati abituati a vedere nei saloni nautici e soprattutto in mare: un mini explorer che è stato capace di fare tendenza. Arcadia Yachts ha avuto il coraggio di uscire fuori dal coro con barche nate non dall’input del facciamolo strano a tutti i costi, ma del facciamolo differente, creando forme e stilemi funzionali a un layout interno altrettanto originale, che promuove concettualmente un nuovo modo di vivere la barca, capace di suggerire uno stile di vita maggiormante focalizzato sul benessere agli armatori di oggi.

Lo Sherpa XL visto qualche settimana fa in anteprima al Cannes Yachting Festival 2019 più che una conferma è stato un vero e proprio segno di maturità del marchio, visto che la barca esprime pienamente, ancora una volta, i valori alla base del concetto di yacht Arcadia: comfort, prestazioni, facilità di conduzione, tecnologia eco-friendly e possibilità di personalizzazione in termini di layout e allestimenti. Tutto ciò non in una versione "pantografata", cioè solo rapportata in una scala maggiore rispetto al più piccolo Sherpa, ma con un progetto capace di apportare nuove idee e soluzioni in primis tecniche: la barca vanta ben 220 mq di superficie utile a disposizione di armatore e ospiti, in virtù di uno scafo con proporzioni diverse, largo addirittura 7 metri per 24 di lunghezza.

Arcadia Yachts nasce nel 2008 guidata da Ugo Pellegrino, yachtsman di grande esperienza, un industriale che ha voluto investire nella cantieristica nautica, provenendo da un ambito imprenditoriale estremamente distante in termini di logiche produttive e di business, quello della componentistica industriale, nel settore petrolchimico e plastico.

“Mettiamo l’uomo al centro dei nostri progetti”. Pellegrino ama ripeterlo spesso ed evidentemente tale attenzione è stata ben recepita dal mercato visto che dal 2010, quando fu varato il primo Arcadia, un A85, a oggi sono già oltre 30 i clienti, molti dei quali billioner e soprattutto armatori navigati, che hanno preferito le sue barche ai motoryacht "convenzionali".

Lo abbiamo intervistato concentrando le domande sugli aspetti ambientali, su come la gamma Arcadia Yachts li affronta e con quali soluzioni.

PressMare - Quando è nata l’avventura di Arcadia?

Ugo Pellegrino - Non mi piace definire il progetto di Arcadia Yachts come un’avventura perché non è nato per un caso fortuito, non ci siamo lanciati in questo business alla cieca, magari contando sulla fortuna, ma per diversificare le attività che vedono coinvolta la mia famiglia. Come ogni attività imprenditoriale che abbiamo intrapreso, anche questa l’abbiamo affrontata come siamo mentalmente abituati a fare, studiando l’opportunità, pianificando l’investimento, facendo tutti quei passi che si devono compiere per non lasciare nulla al caso. Abbiamo affrontato un investimento importante coronato dall'acquisizione di una quota del 21% della Marina di Torre Annunziata, avvenuta lo scorso anno, che oltre a parte della darsena comprende anche spazi a terra, per un totale di 11.000 metri quadri.

PM - Oggi di quanto spazio totale disponete in cantiere?

UP - Siamo cresciuti circa del 30% e oggi il totale dei metri quadri di cui disponiamo è 47.000, dei quali circa il 40% coperti.

PM - Compresa questa acquisizione mi può quantificare l'investimento fatto in Arcadia Yachts?

UP - Circa 30 milioni in 10 anni.

PM - Però avete presentato la prima barca in un momento che per il mondo e nello specifico della nautica, verrà ricordato come l’annus horribilis, il 2008. Avevate calcolato il rischio?

UP – Nel 2007 quando abbiamo acquisito la totalità del sito produttivo dove oggi ci troviamo, a Torre Annunziata, non si aveva alcun sentore di ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche mese. Lehman Brothers era per tutti una solida società finanziaria di caratura mondiale e nessuno poteva prevedere che da lì a breve, come tutto il sistema bancario e finanziario occidentale, sarebbe andata in crisi, addirittura in default. Questa cosa era impensabile, il mondo e la nautica sembravano a tutti in un momento florido, di crescita. Però, anziché mollare tutto, siamo andati avanti con il nostro modo di lavorare, compiendo i passi giusti per avere comunque una prospettiva di crescita anche in una situazione di mercato così funesta.

PM – Aver puntato su un prodotto così diverso, fuori dal coro, vi ha aiutati?

UP - Ci hanno aiutato i contenuti del progetto, l'innovazione vera che veniva proposta al mercato e che è riuscita subito a convincere gli armatori. L'A85 fu presentata in anteprima mondiale al boot di Dusseldorf 2010 e il primo giorno del salone vendemmo subito il primo esemplare!

PM - Quale fu l'aspetto che colpì maggiormente il primo armatore Arcadia?

UP - Sicuramente il modo diverso con il quale la barca approcciava all'ambiente e anche lo stile di vita che era in grado di concedere a bordo. Chi acquista uno yacht di regola non lo utilizza molto, per loro il tempo è contato e prezioso, per cui l'esperienza di vita in barca li deve mettere nella condizione di godere ogni istante. Il nostro primo cliente questa cosa la percepì al volo e ora è uno dei nostri "testimonial" più attivi.

PM - Qual è la svolta ambientale degli Arcadia Yachts?

Ugo Pellegrino - Credo che la soluzione più significativa in termini di rispetto ambientale sia culturale, innanzi tutto legata al comportamento che si dovrebbe avere in mare, uno stile di vita diverso e totalmente orientato a godere il tempo che si passa a bordo. Molti dei nostri armatori sono passati da yacht veloci e molto dispendiosi in termini energetici, fast commuter dove al crescere delle prestazioni, aumentando sollecitazioni, rumore e vibrazioni, si riduce proporzionalmente la qualità della vita, al concetto d’imbarcazione slow. Una barca silenziosa, dove non bisogna aggrapparsi a qualcosa per stare in piedi quando naviga, che non vibra, dove si può restare rilassati su un divano a godersi il panorama… Il paragone che mi viene in mente è quello dei trasporti terrestri. Se lei va a Londra, New York o Parigi ha come soluzione di mobilità quella della metro: si entra dentro, sotto terra, e si va veloci da un punto all’altro. Però delle città non vede nulla, vede solo gallerie. Se prende un trasporto più lento, un taxi e un autobus magari di quelli panoramici, la città la vede tutta anzi, se trova uno scorcio che le piace, si ferma, scende e se lo gode. È un approccio diverso allo yachting, che non è fatto per andare sempre di fretta, del quale molti stanno prendendo coscienza, e che porta inevitabilmente anche a risparmiare tanto gasolio e, dunque, a ridurre di molto l’impatto sull’ambiente.

PressMare – Sulle vostre barche, così diverse da vedere e da vivere, come avete affrontato il problema energetico?

UP – Con la nostra linea di superyacht Arcadia – cinque modelli dall’A85, di 25,90 metri, all’A115 di 35 metri – e poi con i “pocket mega yacht“ Sherpa e Sherpa XL – rispettivamente di 60 e 78 piedi - abbiamo puntato da subito sull’energia rinnovabile, cioè sui pannelli solari di cui sono dotati i nostri yacht. Le celle fotovoltaiche che utilizziamo, di ultimissima generazione, sono integrate tra la superficie esterna e quella interna dei pannelli in vetrocamera montati nella maggior parte della sovrastruttura. Ogni pannello contiene un gas speciale chiamato Krypton, che garantisce un elevato coefficiente termo-isolante, fino a 18° di differenza fra le pareti esterne e interne dei pannelli. Il primo obiettivo di tale soluzione è produrre energia sufficiente per alimentare tutti gli impianti di bordo, senza dover ricorrere all’uso dei generatori, restando dunque perfettamente efficienti senza emettere un solo grammo di CO2.

PM – Quando parla di impianti di bordo cosa intende?

UP – Frigo, freezer, luci, ma anche elettronica di bordo, intrattenimento ecc. L’unico impianto non alimentabile col sole è quello dell’aria condizionata, ma la soluzione delle vetrocamere sature di Krypton, che isola dal calore dei raggi solari, unita alla possibilità di aprire le grandi finestrature delle nostre barche, concede agli interni una ventilazione naturale superiore e li rende godibilissimi anche facendo a meno della climatizzazione. Quindi, proponiamo ai nostri armatori una soluzione che li porti a un approccio diverso con l’ambiente, allontanandoli dalle abitudini cittadine, quando si trovano nei loro uffici o nelle loro case completamente sigillate per poter essere climatizzate, aprendo la loro vita al mare, integrandoli completamente all’ambiente esterno.

PM – Nei vostri armatori c’è consapevolezza riguardo al problema ambientale?

UP - Credo che la soluzione più significativa in termini di rispetto ambientale sia culturale, innanzi tutto legata al comportamento che si dovrebbe avere in mare, uno stile di vita diverso e ancora più orientato al benessere.

PM – Cosa intende per barca lenta?

UP – Utilizziamo carene ottimizzate per velocità fra i 12 e i 16 nodi – il nuovo Sherpa XL, invece, di nodi ne può fare fino a 23 ndr. - secondo il modello e le motorizzazioni, quindi non esattamente lente. Quando parlo di barca slow mi riferisco a uno yacht silenzioso, dove non bisogna aggrapparsi a qualcosa per stare in piedi quando si naviga, che non vibra, dove si può restare rilassati su un divano a godersi il panorama…

PM – Per risparmiare carburante e contenere le emissioni servono anche carene più efficienti…

UP – Anche in questo senso abbiamo utilizzato ciò che di meglio la tecnologia mette a disposizione. Le barche Arcadia Yachts vengono realizzate su carene semidislocanti di ultima generazione, che beneficiano di tutto lo sviluppo di cui hanno goduto, dagli anni ’70 a oggi, le linee d’acqua del National Physical Laboratory of England,. Sono lo stato dell’arte in termini idrodinamici e rispetto a linee d’acqua tradizionali abbiamo un contenimento dei consumi molto consistente.

PM - Quante barche avete oggi in costruzione?

UP - Non siamo un cantiere che punta a fare grandi numeri, preferiamo concentrarci sulla grande qualità delle nostre barche che deve essere uno standard per ogni esemplare che esce dai nostri capannoni. Oggi abbiamo una decina di yacht che stiamo ultimando e per il momento siamo soddisfatti così.

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