L'Akhir 42S dei Cantieri di Pisa

L'Akhir 42S dei Cantieri di Pisa

Cantieri di Pisa: langue il nuovo corso di Philippe Bacou

Superyacht

31/01/2020 - 08:15

Del nuovo corso di Cantieri di Pisa eravamo stati fra i primi a darne notizia - https://www.pressmare.it/it/comunicazione/press-mare/2018-11-23/cantieri-di-pisa-acquisiti-philippe-bacoul-gruppo-cecconi-17831. Sea Finance srl Genova, controllata da Philippe Bacou – armatore e imprenditore francese, conosciuto soprattutto per la sua attività nell’ambito del charter nautico, nel quale opera attraverso l’azienda monegasca YOTHA – cui partecipa con una quota di minoranza anche il Gruppo Cecconi – è il finanziatore che sta dietro i nuovi Cantieri Navali Franchini – , poco più di un anno fa ne aveva rilevato marchio e stabilimenti.

Fondati nel 1945 a Limite sull’Arno per costruire barche a vela, dal 1955 produttori di motoryacht, dopo aver vissuto momenti di fulgore sotto la guida di Gino Bini e Antonio Sostegni, il cui apice fu probabilmente raggiunto durante gli anni ’90, i Cantieri di Pisa nella loro storia più recente sono passati nel toboga delle acquisizioni effettuate prima dal Gruppo Camuzzi – sotto la cui egida finì assieme al cantiere tunisino Wally Magic e a Baglietto – e poi dalla Mondomarine di Alessandro Falciai - nel suo ricco curriculum anche il ruolo di ex presidente di Monte dei Paschi di Siena - che l’ha condotta fino al baratro del fallimento. Un emblema di come certa finanza, puramente speculativa e talvolta torbida, possa fare il male delle aziende, anche quando sono di blasone.

Anche se gli stabilimenti dei Cantieri di Pisa avrebbero bisogno di essere aggiornati, la loro posizione oltremodo strategica, affacciati sul Canale dei Navicelli che li collega direttamente al mare, e la presenza al loro interno di tre superyacht da ultimare, compresi nel fallimento, hanno fatto pensare che i 2.6 milioni di euro sborsati da Sea Finance, fossero davvero un buon colpo messo a segno da parte di Bacou & soci, gente che di nautica dovrebbe avere esperienza, specie nell’ambito degli yacht extra lusso. Eppure, pare non sia così, nel senso che a distanza di oltre un anno dall’operazione, a parte alcuni interventi effettuati su alcune barche entrate in cantiere per manutenzione, Cantieri di Pisa non solo non sta producendo nuove barche ma i tre Akhir disegnati da Carlo Galeazzi ai tempi di Camuzzi – due 118’ e un 108 piedi – messi in produzione una dozzina e più di anni fa, restano ancora lì da completare, fermi nei capannoni in cerca di un armatore. Anche se non hanno mai toccato l’acqua, i loro 12 anni di vetustà rappresentano un fardello che ne rende difficile la vendita, non tanto per il design - Galeazzi, attualizzando il lavoro di Pier Luigi Spadolini, fece al tempo un ottimo lavoro e le linee delle barche sono a nostro giudizio ancora attuali – quanto per gli impianti e i sistemi installati a bordo, a partire dai motori. Fonti da noi interpellate dicono che ai Cantieri di Pisa in questo momento tutto è fermo. L’unico progetto nuovo del quale siamo a conoscenza, un avveniristico trimarano in alluminio con propulsione elettrica – ce ne aveva accennato il presidente di Cantieri di Pisa, Pietro Comerro, in occasione del party/evento organizzato dal brand durante l’ultima edizione del Cannes Yachting Festival – pare anch’esso fermo al palo. Forse è un oggetto troppo “difficile”, fuori dagli schemi e dal DNA del cantiere affermatosi con generazioni di classici motoryacht plananti fly, per poter essere apprezzato dagli amanti di questo marchio. La storia dei Cantieri di Pisa, d’altronde, qualcosa dovrebbe aver insegnato: a inizio millennio fu tentata l’avventura Kaitos – motoryacht open di 76 piedi con eliche di superficie, da oltre 50 nodi di velocità – un altro modello concettualmente molto lontano da quanto prodotto fino ad allora, che commercialmente non ebbe il successo sperato.

Aspettiamo pertanto che la rinnovata gamma dei motoryacht dei Cantieri di Pisa, di cui si vocifera sin da quando Bacou ha preso il timone del cantiere, della quale ancora non si è visto un solo render, venga presto presentata. Sarebbe un peccato se un brand che ha fatto la storia della nautica Made in Italy dovesse essere limitato a operare nella sola, pur redditizia, attività di refit.

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