Saverio Cecchi, Presidente Confindustria Nautica
Saverio Cecchi: serve concretezza per far ripartire la nautica
Mentre Liguria, Toscana, Marche e Lazio seguono Confindustria Nautica e consentono la consegna delle barche - allegati a questa intervista ci sono i quattro documenti scaricabili in formato pdf, contenenti gli atti emanati da ciascuna regione, ndr - e prosegue serrato il confronto di Confindustria Nautica col Governo per consentire la riapertura della produzione e del charter, siamo riusciti a intercettare telefonicamente Saverio Cecchi. Il Presidente dell'Associazione, dopo essere riuscito a far tornare unito il comparto della yacht industry, riportando UCINA e Nautica Italiana sotto lo stesso tetto confindustriale, si trova ad affrontare in queste settimane una crisi epocale. Come? Lavorando a testa bassa col suo team, tessendo relazioni e contatti con le istituzioni e gli enti locali, ascoltando le istanze dei soci, analizzando ricerche e numeri... Vuole parlare con i fatti, è il suo stile.
Presidente, in questi giorni abbiamo raccolto molti appelli per la riapertura delle attività della nautica. Confindustria Nautica, invece, ha tenuto un profilo mediatico piuttosto basso durante questa crisi e abbiamo faticato non poco a farci accordare questa intervista. Perché?
Abbiamo un ruolo, una responsabilità, la difesa dell'intera filiera nautica e la sentiamo tutta. Lavoriamo per tutti sette giorni su sette, anche per quelle aziende che non sono associate a Confindustria Nautica. Questa responsabilità viene prima di tutto. Lavorare alla riapertura delle attività della filiera, concretamente (lo dice scandendo a tono le sillabe, ndr) - e comunicare una qualche iniziativa mediatica o social, non sono lo stesso mestiere.
L’una cosa esclude l’altra?
Predisporre la documentazione affinché il Governo accordi la riapertura, è stato un lavoro massacrante, anche se mi rendo conto che chi non affronta direttamente questioni come queste non può neanche immaginarlo. Io stesso, nonostante i trent’anni di vita associativa, non mi rendevo conto della complessità di certi meccanismi, prima dell’elezione a presidente. Da una parte rimane veramente poco tempo per fare dichiarazioni o scrivere post, dall’altra, soprattutto, mentre il risultato è ancora appeso a un filo, parlare troppo può essere anche controproducente. O magari è solo inutile.
Inutile?
In uno degli incontri con Palazzo Chigi mi hanno detto: “riceviamo 2.400 mail al giorno, ci avvisi quando mandate il vostro dossier per ritrovarlo nella posta”. Chiedo scusa per la tipica franchezza toscana, ma quello che serve non è mandare la letterina al Premier, quanto piuttosto avere la forza di completare un dossier solido e fare in modo che venga letto.
È quello che avete fatto?
Con tutte le nostre risorse. Vede, non è sufficiente dire: “soffriamo”, o “fateci tornare a lavorare”. Tutti i settori soffrono, tutti vogliono tornare a lavorare, tutti hanno tanti addetti a casa. L’impostazione deve essere: perché la nautica, con l’impiego di quante persone, con quale distribuzione regionale, con quali presumibili impatti sanitari, con quali modelli di lavoro, con l’adozione di quali protocolli di tutela della salute e via dicendo.
Per ogni settimana di chiusura e per ogni segmento della filiera, per esempio, sono stati calcolati: l’impatto sul fatturato 2020, la mancanza di liquidità, la perdita di posti di lavoro, il ricorso alla cassa integrazione, la contrazione del ciclo produttivo 2021.
E dal punto di vista sanitario?
Abbiamo preso i dati degli occupati, provincia per provincia, e li abbiamo confrontati con quelli dei contagi diramati dalla Protezione civile. Poi abbiamo analizzato la dislocazione delle nostre aziende su base geografica, confrontandola con il numero di abitanti dei rispettivi centri abitati. Tutto questo per offrire la prova della bassa rischiosità del settore, con - dati alla mano - le attività che sono concentrate per lo più in piccoli abitati, dove il numero di contagi è molto contenuto, e con dipendenti che non necessitano di grandi spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro. Infine, sono state proposte una serie di modalità di lavoro che consentono di controllare ulteriormente il rischio.
Lei ha scritto ai Soci che la riapertura “è l’unica cosa importante per alleviare la sofferenza dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori, continuiamo a lavorare per loro, responsabilmente e senza clamore”, quando si aspetta una riapertura?
Questo lo decide il Governo, lunedì alle 10.30 è convocato un Consiglio dei Ministri. Intanto per quello che possono fare diverse Regioni, hanno parzialmente accolto la nostra richieste dopo che gli abbiamo inviato la stessa documentazione mandata a palazzo Chigi.
Quali sono?
Al momento Liguria, che è stata la prima, Toscana, Lazio e Marche, che hanno interpretato le norme governative sulle attività di manutenzione di unità da diporto - che Confindustria Nautica era riuscita a far confermare fra le attività consentite anche dal Dpcm 10 aprile 2020 - statuendo che possono ritenervisi incluse quelle di consegna delle unità già prodotte. E siamo in attesa della risposta di Campania, Emilia Romagna e Veneto. Per quanto riguarda le attività dei porti, dei charter, delle scuole nautiche e dei servizi, Confindustria Nautica continua il confronto con il Governo per la definizione del cosiddetto “decreto Aprile”.
Ci terrà aggiornati sugli ulteriori sviluppi?
Quando porteremo altri risultati, sicuramente!