Biden e le misure per proteggere le balene franche: polemiche negli USA

Ecologia

31/12/2022 - 09:04
Al presidente USA Joe Biden di questi tempi non mancano certo matasse da sbrogliare e nella lista infinita di questioni da risolvere ha inserito anche la protezione delle Eubalaene, più comunemente chiamate balene franche.

Balena franca del Nord Atlantico, NOAA Fisheries

Per chi non le conoscesse, appartengono alla famiglia dei cetacei e arrivano a misurare fino a quasi 20 metri, con un peso massimo di circa 70 tonnellate. Hanno un corpo scuro dalla forma tondeggiante e possono essere riconosciute grazie alle caratteristiche callosità presenti sulle loro teste. I pochi esemplari esistenti vivono prevalentemente negli oceani Atlantico e Pacifico settentrionali. In inglese si chiamano right whales - right=giusto - e devono il loro nome ai balenieri, che negli anni più spietati della caccia alle balene ritenevano questi esemplari quelli “giusti” da cacciare, perché restano a galla una volta uccisi e nuotando non tanto lontano dalla costa, facilmente avvistabili.

La caccia alla balena in una litografia colorata a mano risalente agli anni 60 del XIX secolo

La decisione presa e messa nero su bianco dall’Amministrazione di Biden per preservare le balene franche dall’estinzione, è a dir poco radicale e impone un limite di velocità di 10 nodi - per gli americani 11,5 miglia all'ora - per tutte le barche oltre i 35 piedi e per un massimo di sette mesi all'anno, il periodo in cui l'Eubalaena stanzia davanti la costa orientale USA, dal Massachusetts alla Florida, e fino a 100 miglia dalla riva. Il tutto, per evitare che le barche possano investire i mammiferi ad elevate velocità, causandone la morte.

Un regolamento di vasta portata e di impatto notevole per il mondo dello yachting americano, costruttori di barche e armatori, il cui fine indiscutibilmente nobile non ha tardato, neanche a dirlo, ad alzare un polverone: i critici lo hanno già definito "il più grande eccesso normativo" nel suo genere.

Eubalaena glacialis

Tra i primi a scatenarsi contro la proposta avanzata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sotto gli auspici della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e accolta dalla Casa Bianca, c’è Frank Hugelmeyer, Presidente dal 2019 della National Marine Manufacturers Association (NMMA), l'associazione che rappresenta l'industria nautica USA: "Questo sarebbe il più grande superamento normativo nel diritto marittimo americano". Così descrive la proposta dell'amministrazione Biden di limitare la velocità di tutti i motoscafi oltre i 35 piedi dalla Florida al Massachusetts. "Non solo sta creando un serio problema di sicurezza, ma sta anche generando un enorme risvolto economico negativo".

Hugelmeyer è solo una delle numerose voci che esprimono la propria indignazione. Rincara infatti la dose il Presidente del Center for Sportfishing Policy, Jeff Angers, che ritiene l’iniziativa “stupida” e invita il Governo a occuparsi di altre questioni.

Dati 2021 NOAA Fisheries

Ma l’opinione pubblica, in un momento storico di generale sensibilizzazione alle delicate questioni della tutela ambientale e della protezione della bio diversità, la pensa diversamente. Come poter ignorare la e-mail inviata a Fox News da un portavoce della NOAA, in cui si evidenzia che nell'oceano sono rimaste solo 350 balene franche?!

Ciò non basta a placare gli animi degli oppositori e le obiezioni non solo non mancano ma sono ben motivate. Una recente dichiarazione della NOAA ammette infatti, tra le altre cose, che negli ultimi 15 anni ci sono stati solo cinque incidenti mortali di balene investite da imbarcazioni di lunghezza compresa tra 35 e 65 piedi (le barche oltre i 65 piedi sono già soggette a un limite di velocità).

Glenn Hughes intervistato da Fox News

"E’ ridicolo! Sulla base delle effettive interazioni tra imbarcazioni da diporto e balene franche, le restrizioni proposte sono ingiustificabili, inefficaci e non necessarie" ha aggiunto Angers, che ha sottolineato che c'è meno di una possibilità su un milione che una barca colpisca una balena, secondo i numeri della NOAA.

Secondo Chris Edmonston, Presidente della Boat Owners Association degli Stati UnitiEd, è anche pericoloso. Edmonston ha infatti affermato che la maggior parte delle barche non può planare sotto i 10 nodi. Ricordiamo che uno scafo “plana” quando la maggior parte del suo peso è sorretto dalla pressione dinamica che l'acqua esercita sulla superficie del piano inclinato della carena. In altre parole, velocità e forma dello scafo consentono alla barca di sollevarsi rispetto alle sue condizioni normali riducendo, di conseguenza, la porzione di scafo immersa e l’attrito con l’acqua.

Il moto oscillatorio del beccheggio

"Le barche sono progettate per cavalcare sulle onde", ha proseguito Edmonston. "Velocità ridotte favoriranno rollio e beccheggio e sarà difficile e pericoloso mantenere il controllo in oceano e ancor più nei canali in prossimità della costa che consentono alle barche di entrare e uscire da porti e marina”. E questo vale soprattutto per le barche più grandi che, a velocità ridotte, quando il loro pescaggio è al massimo, rischierebbero anche di incagliarsi sui bassi fondali molto presenti, ad esempio lungo le coste della Florida, lo stato americano a maggior concentrazione di imbarcazioni, il mare a più alta concentrazione di fisherman al mondo.

La sicurezza è anche una grande preoccupazione per il comandante Trey Thompson, un professionista del mare, il cui compito è pilotare le navi commerciali a navigare da 20 miglia al largo verso i canali di navigazione interna di Savannah. Per svolgere il suo lavoro, Thompson ha acquistato lo scorso anno due nuove pilotine da 64 piedi costruite appositamente.

Pilot Boat "Georgia" della Savannah Pilots Association

"A regimi ridotti l’equipaggio in questi tratti di mare rischia di essere sballottato e di ferirsi. Oltre dilatare i tempi dei nostri interventi, se navighiamo a bassa velocità – ha aggiunto Thompson - qualsiasi moto ondoso laterale fa rollare queste barche rendendo il nostro lavoro più difficile e pericoloso. Abbiamo investito milioni di dollari per barche che con i nuovi limiti diverranno inutilizzabili!" Il risentimento è evidente e comprensibile.

In verità, le ripercussioni economiche del nuovo regolamento sono molto più ad ampio spettro, cominciando dall’impatto sul settore portuale. A tal riguardo Thompson prevede che se il provvedimento diventerà effettivo, tutti i porti della costa orientale saranno chiusi ogni giorno in cui c’è vento.

Fisherman a Miami

Una vera catastrofe economica colpirà anche la pesca sportiva, passione che negli States fa girare tanti, tanti soldi: se il Governo andrà avanti con i nuovi limiti di velocità, Glenn Hughes, Presidente dell'American Sportfishing Association, teme che questa attività sarà destinata a scomparire al largo di tutta la zona a est degli Stati Uniti, dove si contano ben 9 milioni di pescatori. Diventerà impossibile raggiungere gli spot di pesca. Invece di impiegare un’ora, saranno necessarie tratte di tre i quattro ore. Ciò rende impossibili le battute di pesca giornaliere e se nessuno si sposterà più per pescare ci saranno molti meno prodotti ittici da vendere, non si acquisteranno più né barche né carburante, tantomeno accessori per le imbarcazioni. Insomma, sarebbe un colpo mortale per tutta l’economia che ruota attorno allo sport fishing.

E tutto ciò, conclude, solo perché “il Governo si interessa di questioni non necessarie”.

Non perché le balene non siano importanti, ma perché non ci sono mai state dichiarazioni federali che confermino un danno alla specie tale da giustificare un simile regolamento, che avrà ripercussioni notevoli anche sull’industria nautica, cosa che Pat Healey capisce fin troppo bene.

Gli stabilimenti Viking Yacht a New Gretna

La famiglia Healey, i fratelli Bob and Bill, ha fondato nel 1964 la Viking Yacht, un cantiere icona per gli angler di tutto il mondo, che ancora oggi, con la terza generazione, costruisce le proprie barche a New Gretna nel New Jersey. La cantieristica delle barche da pesca o se preferite dei fisherman, è una delle poche industrie ancora dominate da aziende americane con fabbriche americane.

Tutte le fishing machine che Viking Yacht produce oggi, tranne una, superano i 35 piedi di lunghezza e la maggior parte della flotta venduta finora è compresa da barche tra 35 e 65 piedi. Healey è quindi certo che nessuno vorrà comprare una barca di quelle dimensioni per poter navigare a 11 mph per metà dell'anno, e ciò avrà un riverbero oltremodo negativo sul suo cantiere e sugli altri competitor del mercato, praticamente tutti americani. Come conseguenza, tutti saranno costretti a tagliare una cospicua fetta della forza lavoro, che solo in Viking ammonta attualmente a circa 1.600 dipendenti, senza contare l’indotto.

Viking 44C

Hugelmeyer, di NMMA, ha sottolineato che i dati utilizzati dalla NOAA per calcolare il rischio di incidenti con le balene franche, presupponevano erroneamente che tutte le barche oltre i 35 piedi avessero un pescaggio di 30 piedi, cioè poco meno di 10 metri, mentre si tratta di scafi che al massimo arrivano a due metri. "Questo è un ottimo esempio dei massicci errori presenti in questa regola proposta, ci sono semplicemente modi migliori per proteggere le balene rispetto a quella che è una regola orribilmente pensata e disinformata".

Secondo il presidente di NMMA, le possibilità che un'imbarcazione da diporto di 35-65 piedi colpisca una balena franca durante una battuta di pesca d'altura è al massimo dello 0,000098%.

Hugelmeyer, inoltre, ha suggerito tecniche di tagging, geolocalizzazione e altre forme di tracciamento, in modo che i diportisti e i pescatori possano evitare le aree in cui si trovano le balene franche. Ha anche affermato di volere che il NOAA si confronti con i diportisti, i pescatori e tutti gli altri soggetti che saranno interessati dalla norma, aggiungendo che "non c'è un solo diportista che voglia vedere la balena franca estinguersi. Vogliamo solo una discussione collaborativa sul modo migliore per che evitare ciò avvenga".

Il sistema Green Assistant di Simrad riduce automaticamente la velocità della barca nelle aree luogo di avvistamenti dei cetacei

Oltre alle azioni proposte dalla NMMA, la tecnologia può sicuramente aiutare. Esistono già dei sistemi in grado di ridurre automaticamente la velocità della barca se si transita in una zona con limite identificato, in un parco marino o in un’area dove sono state avvistate le balene. La loro integrazione con la tecnologia del forward sonar, in grado di rilevare ostacoli sommersi lungo la rotta quali, appunto, i grandi mammiferi marini, potrebbe sicuramente dare una grossa mano a risolvere il problema.

Nonostante per alcuni il valore etico della nobile iniziativa di Biden sfidi il mare calmo dell’indifferenza, non si può ignorare la sensatezza del coro di voci che solleva obiezioni in merito alla ragionevolezza del suo contenuto che, come accennato, non è interamente contestato: sono le modalità che proprio non vanno giù. Se evitare un danno se ne cagionano altri, forse gli oppositori hanno le loro ragioni e questa decisione andrà rivista e modellata nel rispetto delle reciproche esigenze. Perché le Right Wales vanno salvate ma nel modo giusto!

Priscilla Baldesi

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