Il presidente della Regione Puglia Emiliano e l'avvocato Galassi CEO di Ferretti Group al momento dell'accordo del 2021, fonte Regione Puglia

Il presidente della Regione Puglia Emiliano e l'avvocato Galassi CEO di Ferretti Group al momento dell'accordo del 2021, fonte Regione Puglia

Ferretti abbandona il progetto Taranto: un ritiro che deve far riflettere

Editoriale

04/03/2024 - 09:49

Il sogno di rilanciare l'area portuale di Taranto come nuovo polo di eccellenza nella costruzione di yacht di lusso si è infranto contro la dura realtà dei ritardi burocratici e delle difficoltà finanziarie. Ferretti Group, a tre anni dall'annuncio del suo impegno per la bonifica e reindustrializzazione del sito ex Yard Belleli, ha deciso di fare un passo indietro, ritirandosi dalla gara pubblica ancora in corso.

Nonostante l'impegno delle istituzioni locali e la prospettiva di una riconversione industriale portatrice di nuova occupazione, con 200 posti di lavoro previsti una volta che il cantiere fosse entrato a regime, il cammino si è rivelato più impervio del previsto. Gli investimenti necessari per il progetto sono aumentati nel tempo, mentre i contributi pubblici promessi si sono ridotti, lasciando il Gruppo Ferretti di fronte alla realtà di un quadro economico incerto e a costi eccessivi.

Le risorse finanziarie erano notevoli, con Ferretti che avrebbe dovuto investire 62,6 milioni di euro per l'attrezzaggio e l'avvio delle attività produttive, e fondi pubblici che ammontavano a 137,6 milioni di euro destinati alla bonifica ambientale, inclusi contributi significativi dal Fondo Infrastrutture, dall'Autorità di sistema portuale del Mar Ionio e dalla Regione Puglia, oltre a un ulteriore finanziamento dal Ministero dello Sviluppo economico.

Il ritiro di Ferretti, annunciato in tempo utile per minimizzare l'impatto sulla gara pubblica, apre ora interrogativi sul futuro dell'area e sulle strategie da adottare per garantire lo sviluppo economico di una regione che non può permettersi di perdere opportunità di rilancio. Le difficoltà dell’Ilva pesano come un macigno sul futuro di Taranto.

Questa svolta impone una riflessione sulle dinamiche tra investimenti privati e supporto pubblico, e sulle modalità con cui si possono superare gli ostacoli burocratici che tanto spesso rallentano o bloccano iniziative industriali di grande rilevanza.

Il caso di Ferretti a Taranto diventa emblematico delle sfide che l'Italia deve affrontare per attrarre e mantenere investitori in progetti di grande scala, fondamentali per la trasformazione e il rilancio delle aree industriali del paese. La speranza è che questo episodio possa servire da lezione per migliorare le procedure e accelerare i processi di decisione e attuazione, in modo che le grandi potenzialità di aree come quella di Taranto non rimangano inespresse.

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