Piero Picchiotti
Piero Picchiotti si è spento ieri all’età di 95 anni
Si è spento ieri all’età di 95 anni Piero Picchiotti, un uomo che ha segnato la storia della nautica dal dopoguerra ai tempi più recenti. Discendente della famiglia che iniziò a costruire barche più di 400 anni fa, a Limite sull’Arno, assieme al cugino Memo, a cavallo degli anni ’50 e ’60 dello scorso Millennio, con le sue barche portò il nome Picchiotti a divenire l’oggetto del desiderio di tanti yachtsman. Poi seguirono le costruzioni militari, le partecipazioni alle gare motonautiche, la creazione del marchio Cantieri Arno, e dopo l’incontro con Gerard Rodriguez, un ex comandante di yacht, il broker “re” della Costa Azzurra, del marchio Leopard. Una vita piena di tante belle avventure, molte vittorie, qualche caduta, che non hanno però mai scalfito il suo temperamento, la sua vitalità.
Lo incontrammo per la prima volta negli anni ’90, ma lo conoscemmo un po’ meglio qualche lustro dopo. Era il Salone di Genova del 2010, uno dei peggiori momenti vissuti dalla nautica da diporto, dopo il crack della finanza mondiale del 2008. Poche persone assieme a noi a ciondolare lungo le banchine del Salone, quando in maniera abbastanza casuale favorimmo l’incontro fra due grandi della nautica italiana.
Nel pozzetto di un Leopard c’era proprio Piero Picchiotti e con lui i figli Sandro e Paolo, e i nipoti, Nicola e Marco. Noi, invece, a far due passi in compagnia di Mario Sonnino Sorisio, editore di Nautica ma fino a qualche anno prima proprietario assieme al fratello Sergio dei Cantieri Italcraft.
Il nostro saluto, i due si guardano, qualche attimo per riconoscersi, poi un caloroso abbraccio. Da quel momento un’oretta a ricordare storie che li avevano visti gagliardi sfidanti. Picchiotti e Sonnino, due famiglie rivali un po’ in tutto: nel fare barche da diporto, nel partecipare agli appalti per le barche militari e nel gareggiare nelle gare motonautiche. Ad esempio la mitica Viareggio Bastia Viareggio, dove a sfidarsi erano i motoscafi più veloci del momento, quelli di Cantieri Arno e Italcraft, ma anche Piero e Mario in prima persona, visto che erano loro stessi a pilotarli in sfide accanite, senza esclusione di colpi, quasi piratesche. L’importante non era partecipare ma vincere, com’è capitato spesso nella loro vita.
Buon vento Piero