Trump sbanda sui dazi: dall’arroganza alla frenata in meno di un giorno

Editoriale

10/04/2025 - 06:46

Donald Trump torna a indossare il doppio cappello del tycoon impetuoso e del politico calcolatore, ma stavolta la sua giravolta sui dazi è talmente plateale da sembrare una caricatura del suo stesso personaggio. Poche ore prima si vantava in maniera a dir poco sguaiata, inaccettabile da quello che dovrebbe essere un riferimento per il mondo, sostenendo che “i Paesi mi chiamano e mi vogliono baciare il culo”, affermando che “muoiono per fare accordi”. Poi, improvvisamente, quegli stessi dazi presentati il 2 aprile, giusto una settimana fa in quello che ha definito il “Giorno della liberazione”, ha deciso di sospenderli per 90 giorni - per tutti tranne la Cina — una mossa che sa più di panico che di strategia. Trump ha cercato di imporre le proprie scelte con la forza bruta per poi rinculare davanti all'ipotesi di una devastante recessione mondiale che avrebbe colpito "First" proprio la sua America. Gli USA hanno un debito colossale (36mila miliardi di dollari) e un innalzamento dei rendimenti, gli interessi che lo Stato deve pagare su quei titoli, rischierebbe di renderlo insostenibile: il governo potrebbe arrivare a spendere troppo solo per pagare gli interessi, rendendo il debito difficile se non impossibile da gestire.

L’uomo che doveva fermare le guerre in un amen, l’uomo che doveva cambiare i rapporti commerciali del mondo, l’uomo che doveva rilanciare l’America, per il momento sta solo inanellando una serie di brutte figure. Quella che voleva essere una dimostrazione di forza si è trasformata in un clamoroso passo indietro, proprio nel giorno in cui l’Unione Europea, stufa di essere usata come bersaglio di una politica commerciale arrogante e incoerente, ha colpito gli USA con una ritorsione da 23 miliardi di dollari. E tra i settori colpiti, esattamente come era già accaduto nel 2018, ci sono anche le imbarcazioni statunitensi, una decisione tutt’altro che simbolica in un mercato che vale miliardi e che vede gli yacht e le barche da diporto come ambasciatori del Made in USA di fascia alta.

Trump ha scelto una linea muscolare, ma si è ritrovato isolato, con l’Europa pronta a difendere i propri interessi e il resto del mondo più irritato che intimorito. In mare aperto, vantarsi troppo può costare caro, soprattutto se si naviga senza una rotta chiara. Ora il suo "America First" appare più che altro come un "America Confused", e la sospensione selettiva dei dazi rischia di peggiorare ulteriormente i rapporti con quelli che sono sempre stati i partner strategici degli Stati Uniti.

 

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