BWA GTO 308 e Honda BF350: L’eredità di una storia, la potenza di un V8

BWA GTO 308 e Honda BF350: L’eredità di una storia, la potenza di un V8

RIB BWA GTO 308 e Honda BF350: l’eredità di una storia, la potenza di un V8

Battello pneumatico

11/12/2025 - 07:08

Ci sono mattine di metà novembre che sanno ingannare il calendario e forse anche l’anima.
A Garlate, dove il ramo di Lecco del Lario si fa fiume per diventare Adda, il sole è nitido, quasi insolente per la stagione.

Non è un giorno di ferie, ma appena molliamo gli ormeggi dalla banchina di Econautica del Lario a bordo del nuovo BWA GTO 308, la sensazione è esattamente quella di una fuga. Io e la responsabile comunicazione del cantiere siamo soli a bordo. Potremmo essere una coppia che ruba un martedì alla routine o una famiglia che anticipa l’estate. O magari la prolunga.

Ed è con questo spirito, più vacanziero che analitico, che affrontiamo il lago. C’è il Tivano, quel vento da nord che scende dalle montagne e increspa l’acqua con piccole onde ripide, corte e fastidiose. Gli anglofoni le chiamano chop: sono il banco di prova perfetto per capire se una barca è fatta per navigare davvero — oppure per fare scena in porto.

Oltre l’estetica: il peso della storia

Il GTO 308 affronta le prime increspature senza scricchiolii, con una solidità che senti sotto i piedi.
E viene naturale riflettere su cosa stiamo realmente pilotando.

In un mercato spesso rumoroso, fatto di design urlati e soluzioni effimere, ci si dimentica che il valore di un prodotto sta nella sua genesi.

La sicurezza che percepiamo non è un caso: è l’eredità di oltre sessant’anni di storia.

BWA, espressione della famiglia Breventani, non è un assemblatore nato ieri sull’onda della moda. È uno dei cantieri che hanno fatto la storia del gommone in Italia. C’era quando i RIB non esistevano ancora: ai tempi della chiglia pneumatica.

E ha contribuito a rivoluzionare tutto introducendo la chiglia rigida, inizialmente con un paramezzale in legno, base dei moderni RIB.

Pilotando il GTO 308 si sente quel DNA forgiato negli Anni 80, quando William, seconda e attuale generazione spingeva il cantiere verso carene in vetroresina capaci di prestazioni nuove per l’epoca.

C’è di più.

La serenità, sì, proprio serenità, che proviamo a 30 nodi sul lago increspato deriva dall’esperienza maturata nel settore professionale: Guardia Costiera, soccorso, operatori subacquei.

Una carena nata per lavorare d’inverno, quando il mare non perdona, rende l’estate del diportista quasi una formalità.

Non è "pubblicità": è fisica.

Il layout: l’arte di nascondere tutto (bene)

Fermiamo il battello e analizziamo la coperta.

Se la carena è figlia della storia “dura e pura”, la coperta è un omaggio all’abitabilità italiana delle serie America e

California degli Anni 90. L’ottava generazione, la GTO, porta questa filosofia all’estremo: in 9,15 metri la gestione dei volumi è maniacale.

A prua, sotto il prendisole comodo anche per due adulti, c’è un gavone che è un vero “garage”: segue la V della carena e inghiotte parabordi, dotazioni e borse voluminose senza protestare.

Subito dietro il musone di prua è sistemato il gavone dell’ancora, ricoperto da un poggiaschiena imbottito.

A poppa, le due plancette extralunghe ai lati del fuoribordo non sono estetica: sono piattaforme operative per acqua e banchina.

Nel divano a U si apre un vano tecnico enorme: impianti perfetti e spazio reale per tutte le attrezzature “bagnate” che altrimenti rischi di trovarti tra i piedi (o peggio, sotto) mentre ormeggi, se non sono addirittura cadute in acqua perché qualcuno le ha lasciate sulla plancetta.

Qui no: tutto sparisce, tutto resta accessibile.

La console moderna e protettiva nasconde un locale toilette/spogliatoio. Non è una cabina, ma è quella funzionalità che ti allunga la giornata fino al tramonto senza rientri forzati. e dove sistemare le cose che vuoi tenere assolutamente asciutte

Sotto le sedute di pilota e copilota: frigorifero.

Dietro il poggiaschiena: il leaning post con lavello e fornello.

Non ci cucinerai le lasagne, ma per chi vuole quella comodità in più, c’è.

Il cuore V8: Honda BF350

A poppa, il protagonista: il nuovo Honda BF350, il primo V8 del costruttore giapponese.

Sulla carta è un mostro, ma in acqua è un gigante gentile.

A 25–30 nodi, protetti dal T-Top (stabile, privo di vibrazioni), si conversa senza alzare la voce. Il sistema ECOmo lavora smagrendo la miscela: consumi ridotti, comfort totale.

Spingendo, arriviamo a 42 nodi.

Il BLAST e il VTEC regalano un’accelerazione che ti incolla al sedile, ma la vera qualità del V8 non è la velocità: è la riserva di potenza.

Significa che anche a pieno carico — famiglia, amici, borse, acqua, carburante — il motore non soffre.

E un motore che non soffre dura di più, vibra meno, consuma meglio.

Consumi: la metrica che conta davvero

In fondo all'articolo puoi trovare i dati rilevati e la colonna più interessante è per un diportista è l’ultima: litri/miglio.

Si vede subito che nel range 22–29 nodi il battello percorre circa 0,6 miglia con un litro, o consuma 1,6 L/Mn.

Valore eccellente per un 30 piedi con un 5.000cc V8: merito della carena e dell’elettronica Honda che, insieme, lavorano in efficienza e senza stress.

Conclusioni: da sempre… per sempre (letteralmente)

Rientrando verso Garlate, con il lago che si distende e il sole allo zenith, torna alla mente il claim: “Da sempre… per sempre.”

E non suona più come uno slogan.

Nei nostri mari navigano oltre 15mila BWA.

Molti hanno decenni di vita e continuano a fare il loro dovere.

Il cantiere garantisce ricambi e assistenza anche per modelli fuori produzione: un gesto che racconta più di mille brochure.

Acquistare un GTO 308 non significa semplicemente comprare una barca per le vacanze.

Significa entrare in possesso di un oggetto durevole, progettato da chi ha visto tutti i mari — quelli delle gare, quelli dei professionisti, quelli delle famiglie.

In un mondo che consuma tutto velocemente, questo battello offre il lusso più raro: la tranquillità.

E, forse, la sensazione che il tempo possa davvero rallentare.

Anche solo per un martedì mattina di novembre, quando non è il calendario a darti il permesso.

Giacomo Giulietti

©PressMare - riproduzione riservata

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