Il lavoro nei cantieri nautici italiani continua a pieno ritmo

Il lavoro nei cantieri nautici italiani continua a pieno ritmo

Il coronavirus avanza ma non fermerà il mondo né la nautica

Editoriale

06/04/2020 - 12:11

Con un fatturato che ha toccato i 3,06 miliardi di euro, +11% rispetto al 2018, (dati Confindustria Nautica) il comparto produttivo della nautica italiana, fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo, ha confermato di essere uno dei settori imprenditoriali tra i più efficienti d’Italia. Da semplice industria nazionale più contrastata che agevolata, la nautica italiana negli ultimi 20 anni è riuscita infatti a ribadire la leadership globale nella costruzione di grandi yacht ed è seconda soltanto agli Usa nella rimanente cantieristica da diporto. Uno dei settori che in passato più ha sofferto per certe decisioni incompetenti della politica, che ha patito il cataclisma innescato dalla crisi economica e finanziaria del 2008, accesa dal default della Lehman Brothers, si è così preso la grande soddisfazione di recuperare ancora business per il quinto anno consecutivo, con una crescita per l’ennesima volta a doppia cifra. La capacità imprenditoriale della cantieristica italiana è indiscutibile.

La domanda che oggi molti di noi operatori della nautica ci poniamo, riguarda le ripercussioni che il nostro settore potrebbe avere dalla ennesima tumultuosa crisi economica annunciata, stavolta innescata dal Coronavirus, a cui andremo incontro non solo in Italia. Sarebbe sciocco scrivere che non ci saranno, ma dipende da noi modularne l’entità. Dai nostri atteggiamenti, dal nostro stile di vita dipenderà la durata di questo momento irreale e, quindi, la gravità degli strascichi che si tirerà dietro. In questo momento il Paese non sta reagendo bene, non sempre. Continuiamo a essere un popolo “furbo”, pronto a trovare scorciatoie, a disobbedire in nome del proprio bene alle regole imposte, come hanno fatto quelli che se la sono svignata in fretta e furia da un nord d’Italia. Una fetta grande e importante della nazione che è stata chiusa ma non si è assolutamente fermata!

Da ciò che raccogliamo con i costanti contatti che abbiamo con la nautica produttiva, sappiamo che tutti i nostri cantieri stanno continuando a costruire a ritmo sostenuto, specie quelli legati al mondo delle navi da diporto, i superyacht. Secondo Boat International e il suo annuale order book, il 49,3% degli ordini mondiali di quest’anno, che sono 807, è stato ad appannaggio delle shipyard italiane. Parliamo quindi di 398 yacht, 19 in più rispetto allo scorso anno, quasi totalmente destinati all’esportazione. Un numero indubbiamente sfavillante che, oltretutto, visto si tratta di scafi la cui gestazione è lunga - per alcuni, i più grandi, si parla di anni di lavoro per arrivare al battesimo del mare - garantiscono un discreto periodo d’inerzia per la nostra filiera produttiva, prima di risentire dell’eventuale crisi.

Anche la nautica più “umana”, quella che produce yacht di medie dimensioni, sembra continuare a funzionare, anche in questo caso per l’ottimo trend che stiamo tenendo con le esportazioni, ma anche grazie al mercato interno che fino a oggi ha dato indubbi segnali di vitalità. Un trend in questo caso certificato dai dati forniti da Assilea, l’Associazione Italiana Leasing, attraverso le parole del suo Direttore Generale, Luigi Macchiola, che ha recentemente dichiarato a PressMare: “Nel 2019 il valore del leasing nautico in Italia è tornato quasi ai livelli pre-crisi con 321 contratti stipulati, per un controvalore che sfiora il mezzo miliardo di euro, facendo riscontrare un aumento dei contratti proprio sulle unità da diporto di taglio medio.”

Volendo parlare di natanti ovvero di barche sotto i 10 metri di lunghezza, visto che si tratta per la maggior parte di modelli motorizzati con fuoribordo, proprio l’analisi del mercato di questo tipo di motori ha dato il metro di come anche in questo settore della nautica da diporto abbia finora funzionato molto bene. ICOMIA non ha ancora diffuso i dati di mercato per i motori marini, ma sappiamo per certo che già a primavera del 2019, gli stock di fuoribordo oltre i 150 HP di potenza – sono quelli utilizzati per motorizzare barche open, semicabinate, gommoni, fisherman, super tender ecc. compresi fra 20 e 30 piedi, gli scafi non immatricolati più grandi - in Italia non erano quasi più disponibili, tutti venduti specie i top di gamma.

E la vela, quale mercato c’è per i sailing yacht? Anche in questo caso sono stati gli addetti ai lavori a darci il polso della situazione, prima che fosse conclamato il problema coronavirus, stavolta due personaggi a capo di altrettanti cantieri “competitor” di prima fascia in questo specifico settore. Fabio Planamente, amministratore delegato di Cantiere del Pardo, in una conferenza stampa d’inizio 2020, a Dusseldorf, ha infatti dichiarato: “prevedo il 2020 come un anno sostanzialmente stabile per il mercato, non credo ci saranno grossi exploit in rapporto al numero delle barche vendute, mentre invece è innegabile che ci sia un crescente interesse verso le barche più grandi.”

Gli ha fatto eco Daniele De Tullio, sales manager di Italia Yachts, che in una recente intervista ci ha dichiarato: “la consistenza del mercato 2020 credo resterà sostanzialmente in linea con l’anno precedente. A essere favoriti saranno i cantieri che lanceranno modelli nuovi.”

Insomma, i numeri e le persone ci dicono che con una situazione normale, senza i problemi legati al virus, la nautica in Italia nel 2020 sarebbe destinata ancora una volta a un anno di crescita. La passione per il mare è dura a morire, ad ammazzarla non c’è riuscito Monti con l’operato del suo Governo, non ci riuscirà nemmeno questo maledetto virus. Dobbiamo però fare in modo che la condizione di normalità torni al più presto, seguendo comportamenti adeguati al momento, agendo per una volta come un popolo e non da individui. Se ci viene detto di cambiare le nostre abitudini, di rispettare nuove regole comportamentali, di prendere determinate precauzioni a casa come sul lavoro, dobbiamo assolutamente farlo.

Prendiamo a modello il Comandante Gennaro Arma e non Francesco Schettino, che ciascuno sia da esempio per gli altri. Essere rigorosi in questo momento è un atto d’amore verso sé stessi, i propri cari, il nostro mondo.

Fabio Petrone

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