Ugo Vanelo, Valdettaro Group

Ugo Vanelo, Valdettaro Group

Passione mare: intervista a Ugo Vanelo di Valdettaro Group

Lifestyle

26/08/2020 - 17:06

Sono molte le famiglie di imprenditori italiani che, pur facendo altro nella vita, si lasciano ammaliare dal mondo della nautica, rilevando cantieri e investendo nel settore. Lasciare una comfort zone per buttarsi a capofitto in un’impresa dai risvolti incerti non per incapacità imprenditoriali o mancanza di professionalità, ma perché spesso politiche miopi tarpano le ali ad un settore che ci vede leader a livello globale. Ponendo ad ognuno di loro la fatidica domanda: chi glielo ha fatto fare? La risposta è sempre la stessa: "La passione. Non potevo vedere finire così tanta eccellenza”.

È dunque la passione il motore della quasi totalità delle imprese del mondo della nautica, quella di chi le ha fondate e di chi le ha fatte crescere, quella di chi ha teso una mano agli originari fondatori e quella degli imprenditori che oggi ne sono a capo. Sarà per questo che ogni realtà, che sia legata alle costruzioni nautiche, di refitting, o turistica, ovunque traspaia il genio, la tecnologia, l’ospitalità e la cura, diviene Made in Italy di successo.

Emanuela di Mundo con quella a Ugo Vanelo, dà il via a una serie di interviste a personaggi di spicco che, folgorati dalla citata passione per il mare, le barche, la navigazione, hanno deciso di fare impresa nella yachting industry. Uomini e aziende di famiglia tutte da raccontare

Capelli un po’ arruffati dal vento, camicia e bermuda con stile più da velista che da yachtsman. E’ Ugo Vanelo, classe 1973, l’imprenditore velista i cui occhi mal celano la sua grande passione per la vela, per il mare e per il suo lavoro. Diciamolo pure, è una grande fortuna poter trasformare una passione nella propria attività lavorativa, ma di certo lui si è buttato anima e corpo per creare iniziative di successo. E ancora non ha finito. Come dicevamo il motore è stata la passione, stimolata dal padre Giorgio, imprenditore del marmo a Massa Carrara, e appassionato di vela tanto da aver posseduto per qualche anno quel gioiello del 12m S.I. che è il Tomahawk e averlo ceduto non prima di aver vinto qualche regata per uscire, oggi anche in solitario a tirare qualche bordo sul suo Brenta 44, con il quale non disdegna di entrare nel podio delle più importanti regate del Golfo di La Spezia. I primi passi, pardon bordi, di Ugo sono tradizionalmente sull’Optmist, a 13 anni per la prima volta e a 15, nel 1988 dopo soli due anni è campione del mondo. Un talento naturale guidato da una volontà di ferro e una bella testa. Oggi Ugo Vanelo guida una serie di imprese di successo nel mondo della nautica.

Non ha mai pensato di proseguire nel mondo della vela sportiva?

Si, ma ho preferito laurearmi. Poi quando avevo 21 anni mio padre mi prospetta l’idea di rilevare un fazzoletto di terra tra La Spezia e Portovenere, a Fezzano, dove giocavo da piccolo. Era il cantiere dove facevano i lavori per le navi della Corsica Lines. Era anche pericoloso. Mio padre aveva idea di farne qualcosa di differente, un piccolo Marina, e mi chiede se sarei stato interessato a seguirlo. La mia risposta è stata ‘ho dei soldi da parte per la vela e li metto a disposizione, come garanzia’ dice Vanelo. Così inizia l’avventura che dà vita al Marina di Fezzano, 270 posti barca, dove è un piacere rifugiarsi per qualche ora di tranquillità. Un rifugio totalmente green, molto apprezzato soprattutto in periodo di coronavirus, dove in tanti hanno capito che in barca si può anche lavorare e in uno dei posti più sicuri”.

Vanelo vive con la famiglia, moglie e tre figli, proprio alle spalle del Marina. Nel frattempo, una baia più in là, la scure si abbatte sul famoso Cantiere Valdettaro: “Erano passati tre anni e il Marina iniziava a funzionare, quando il Sindaco ci ha chiamati invitandoci a rilevare Valdettaro, promettendo lui e tutto il Consiglio Comunale, il massimo supporto per garantire posti di lavoro ai maestri d’ascia, e per fare un piccolo approdo per barche più grandi. Cambia la compagine comunale ed iniziano i problemi. Non sono un imprenditore della nautica, ma tiro fuori tutto il mio sapere imparato dal mondo sportivo… perché non dovrei riuscire?  E mi butto a capofitto per ridare vita al Cantiere, con il supporto di tutte le maestranze, fino a quando l’attività non riprende in pieno. Oggi è uno dei pochi posti al mondo riconosciuti per il restauro di barche d’epoca, per la possibilità di costruire giganteschi alberi in legno e per ospitare navi a vela di notevoli dimensioni”.

Ugo Vanelo è orgogliosamente carrarino, ma si percepisce dalla voce nel suo racconto il compiacimento nella valorizzazione di questa area della costa, quella dalla quale arriva sua madre. Passa ancora qualche anno e i Vanelo lanciano un amo dall’altra parte del Golfo di La Spezia, rilevando il cantiere Canaletti, ideale per i lavori di refitting anche di barche a motore e la sua disponibilità come sbocco a mare per cantieri più importanti e barche più grandi.

Possibile che Ugo Vanelo cancelli dalla sua vita la vela?

“Mai. Vengo a sapere che c’è un’opportunità, quella di prendere la Scuola di Mare Santa Teresa, all’interno del porto di La Spezia. Un posto incredibile dove oggi c’è la possibilità di provare tutti gli sport del mare per il bambino della prima elementare, fino all’ottantenne”.

Dieci camere trasformabili per soli ragazzi o per famiglie, dove dormire sull’acqua. Essere fuori dal mondo ad un passo dal centro di Lerici. E così si chiude un cerchio nel Golfo di La Spezia. Ma quello che ormai si chiama Gruppo Valdettaro, e che comprende anche due aziende a Massa, Valdettaro Shipyard e Valdettaro Navi, gestite dai fratelli di Ugo, Filippo e Andrea, si spinge un po’ oltre e investe dieci milioni di euro a Cala Saccaia, nel Golfo di Olbia. All’ombra dei vigneti del Vermentino per ora si trova una banchina di 300 metri con travel lift “ma sto valutando la possibilità di creare un polo destinato ai mega yacht, dove tutto ciò che sarà necessario costruire lo sarà nei colori di Cala Saccaia perché sia integrato nella natura per il rimessaggio di soli mega yacht, preparare figure professionali” dice Vanelo. Ma la storia qui è ancora tutta da scrivere.

 

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