Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross

Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross

Francesca Clapcich, la nostra intervista alla vigilia di The Ocean Race

Sport

13/01/2023 - 09:37

A pochi giorni dalla partenza, Giuliano Luzzatto ha intervistato per PressMare Francesca Clapcich, una dei due velisti italiani che prendono parte a The Ocean Race.

PressMare: Sappiamo che in oceano la regata sarà ben diversa dalla prima In-Port Race svolta l'8 gennaio ad Alicante con brezza leggera e molto instabile.  Quali sono le tue sensazioni iniziali dopo aver incontrato per la prima volta gli altri team?

Francesca Clapcich: Sicuramente la In-Port Race è un’esperienza importante. È un momento in cui possiamo vedere e prepararci per quello che potrebbe avvenire durante la partenza di una tappa, fino ad almeno il primo disimpegno. Abbiamo, quindi, cercato di rendere la regata il più reale possibile, ricreando tutte le manovre che potremmo trovarci a eseguire, anche nelle condizioni più complesse dell’oceano, dai cambi di rotta a quelli di vele. È stato, inoltre, molto interessante vedere le prestazioni degli altri team. Sulla carta ognuno può avere le proprie idee e visioni, ma solo una volta che si è in mare, uno affianco all’altro, è possibile comprendere veramente il potenziale dell’avversario. Ovviamente la In-Port Race è una regata di soli 45 minuti, che è molto diversa da una tappa oceanica di una settimana o di più, ma il fatto di essere riusciti a partire bene e, pur avendo qualche problema, riuscire ad arrivare secondi ci fa pensare molto positivamente ed essere confidenti verso la partenza della prima tappa

PM: Quanto sarà un valore aggiunto il tuo passato di velista olimpica, nelle In-Port Race piuttosto che nelle tappe oceaniche?

F C: Sicuramente l’esperienza olimpica è molto importante, soprattutto per le In-Port Race. Domenica, ad esempio, ho condiviso i ruoli di tattico e navigatore con Jack, io cercavo di fare delle chiamate barca-barca, mentre lui era più focalizzato sull’aspetto generale della regata e sul cercare di essere veloce. Questo è un aspetto comunque molto importante anche in generale. La partenza di ogni tappa sarà comunque a stretto contatto con gli altri e potenzialmente, se le prestazioni delle barche sono molto simili, ci ritroveremo anche in mezzo all’oceano fare navigazione di flotta. Dunque tutti gli anni di esperienza con le classi olimpiche pagano.

Questa è la tua seconda esperienza alla The Ocean Race. Stai provando sensazioni nuove e diverse prima della partenza?

F C: Sicuramente è una edizione differente rispetto alla scorsa sia come barche che come percorso, inoltre io sono cambiata, sono sicuramente invecchiata ma ho anche una famiglia, qui tra i pontili ci sono mia moglie e la nostra bambina, ho imparato a gestire le emozioni in una maniera diversa rispetto a qualche anno fa. Però questa è una regata sempre molto importante, tanti mesi via da casa con rischi molto elevati, quindi c’è tanta concentrazione, tanto lavoro dietro. È importante riuscire a fare una bella regata, non solo per noi, ma anche per tutto il team (tecnico, di sostenibilità e di comunicazione) che c’è dietro. Quindi, anche quando ci ritroveremo in oceano e vorremo mollare, dovremo stringere i denti e continuare a dare il massimo perché non è solo per noi, ma è per tutti coloro che ci hanno dato la possibilità di essere qui.

Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross
Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross

PM: Dopo tante miglia di allenamento sull'IMOCA, quali sono per te le differenze più significative rispetto al VO65? 

F C: Sicuramente le due barche sono diverse. Ho preso parte all’ultima edizione con i VO65, adesso sono a bordo di un IMOCA ed è tutta un’altra storia. I VO65 sono barche monotipo dove la grande differenza viene fatta dagli equipaggi, dalla loro esperienza a bordo e da come viene gestita la barca. Ogni IMOCA è invece una storia a sé, ci sono delle differenze di design e di prestazioni tra una barca e l’altra che dipendono da vari aspetti. Sarà una regata molto aperta perché una tappa con vento leggero può essere leggermente più favorevole a un team, mentre una tappa con vento più forte più favorevole a un altro, ma speriamo di avere comunque un giro del mondo bello combattuto. Al contempo la vita a bordo di un IMOCA60 non è una vacanza, bisogna avere sempre almeno una mano a disposizione per salvarsi dalle cadute, in questo navigare a bordo di un VO65, che è sicuramente più bagnato, è più semplice.

PM: 11th Hour Racing è stato progettato per navigare in equipaggio, ma anche con una carena più all round per andature di bolina previste in base a un percorso che è poi stato modificato. Vi sentite penalizzati?

F C: La nostra barca è stata progettata per quello che era il giro del mondo originale, con una tappa in Cina e molti giorni di bolina. Quindi il nostro progetto è un po’ meno estremo rispetto a quello degli altri, che hanno barche pensate per la Vendée Globe, quindi prettamente per andature portanti. Per quanto ci riguarda non penso che saremo particolarmente penalizzati dalla nostra scelta. La nostra barca è molto potente, con dei foil molto grandi, e avere una prua meno “scow” rispetto agli altri team non penso sia un grossissimo problema, vedremo. Sicuramente l’Oceano del Sud sarà un buon test per comprendere varie prestazioni.

PM: Riavvolgiamo un attimo il nastro. Il tuo tentativo di organizzare un team italiano si è scontrato con la difficoltà a reperire il budget necessario. Hai qualche rimpianto?

F C: È vero avevo provato a mettere su un team tutto mio, con una forte rappresentanza italiana. Io credo che l’Italia debba essere rappresentata in questo tipo di regate, abbiamo velisti molto forti con grandi capacità, ma purtroppo non ci sono i fondi. Abbiamo sbattuto talmente tante volte la testa per cercare di trovare i soldi necessari che abbiamo perso la speranza e nemmeno la federazione non ci ha aiutato. Sono ovviamente contentissima di vedere qui ad Alicante il VO65 del Austrian Ocean Racing powered by Team Genova che parteciperà alla The Ocean Race VO65 Sprint Cup con il supporto della città di Genova con due velisti italiani a bordo (Cecilia Zorzi e Alberto Bona, n.d.r.). Avere il VO65 a Genova per il The Grand Finale, evento a cui la città ha lavorato tantissimo, è senza dubbio una bellissima cosa. 

Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross
Francesca Clapcich a bordo di 11th Hour Racing ph. Amory Ross

Come è avvenuto il tuo ingresso nel team che tutti danno per favorito?

F C: Non sono timida al riguardo. Penso che potremmo essere visti come i favoriti e dovremmo essere i favoriti. Abbiamo passato molto tempo a bordo, abbiamo avuto alcuni anni per prepararci a questo evento, ma allo stesso tempo, come spesso succede, i giornali hanno parlato molto di noi. Questo mi era già successo prima delle Olimpiadi di Rio a cui ho partecipato con Giulia Conti, ci davano tra le prime 5 favorite per una medaglia o addirittura per l’oro, alla fine siamo finite fuori dal podio. Quindi non si può fare affidamento solo sul fatto di essere il favorito, ma bisogna anche dare il massimo. Alla fine della regata, a Genova, guarderemo la classifica e speriamo che il risultato sia lo specchio di tutte le parole che ci siamo detti quest'anno, ma non si può semplicemente uscire in acqua pensando di essere i favoriti. Per avere il risultato atteso bisogna essere in grado di farlo, con la squadra e con tutte le decisioni prese. Ho cercato di avere questa mentalità, che onestamente penso sia quella che abbiamo tutti, non sento la pressione di essere la favorita, dobbiamo solo fare del nostro meglio durante tutta la regata, e il risultato sarà solo la conseguenza di questo.

PM: Il tuo ruolo ufficiale è quello di trimmer, ma è facile immaginare che con soli quattro velisti non ti limiterai a quello...

F C: Credo che questo sia solo un ruolo scritto su un pezzo di carta, per dare un'idea di cosa si fa a bordo. Solo durante le In-Port Race, mi occupo dei trimmer, di alcune chiamate tattiche e della navigazione, ma quando siamo in mare aperto tutti fanno tutto, abbiamo un autopilota e abbiamo solo due persone di guardia. Quindi i nostri ruoli sono sempre vari e dobbiamo essere in grado di coprire chi è in pausa. Sto imparando moltissimo, dato che possiamo lavorare praticamente su tutto ogni giorno.

Buon vento Francesca!
Giuliano Luzzatto

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