Riva 82' Diva, guardami splendere

Riva 82' Diva, guardami splendere

PressMare ha provato Riva 82' Diva, ha il fascino di una superstar

Superyacht

22/08/2024 - 09:14

Riva 82' Diva... al di là della piacevole rima dei due nomi, l'accoppiata sembra perfetta: chi non ha mai associato il nome del cantiere nato a Sarnico con quello che identifica una superstar?

Ma è davvero una diva questo flybridge lungo fuoritutto oltre 25 metri? Beh, se siete abituati a immaginarvi un Riva come un diva, sì lo è, dal top che protegge il ponte di volo fino alla chiglia. Tutto magistralmente curato da Officina Italiana Design guidata da Mauro Micheli, che dal 1984 è custode dell'heritage Riva, prima nell'ufficio design interno del marchio di Sarnico, e poi con il proprio studio di Bergamo, fondato insieme al bresciano Sergio Beretta.

E non è una diva solo nell'aspetto generale, che è maestoso ed elegante, ma lo è soprattutto nei dettagli che passano inosservati a un primo sguardo, spesso distratto dalla vista d'insieme, e per questo ancora più preziosi perché rivolti a chi non si fa acchiappare da ciò che è immediato per tutti, ma guarda là dove il celeberrimo architetto Mies Van der Rohe diceva fosse Dio. Due esempi: le gallocce, sia quelle per l'ormeggio sia quelle per alloggiare i parabordi, tutte logate con una firma scavata nell'acciaio; oppure la griglia di areazione della sala macchine, non una mera copertura in materiale plastico, ma una piastra in acciaio lucido traforata che gioca con il suo andamento diagonale rivolto verso poppa con tutte le altre linee che sorreggono e disegnano il resto dello scafo e della sovrastruttura. Insomma qui anche i dettagli tecnici diventano pretesti per elevare l'immagine generale.

Riva 82' Diva, spazio all'esterno

Una delle caratteristiche di questo ultimo progetto Riva è la grande enfasi data alle aree esterne. Tra ponte principale e fly bridge sono ben quattro le zone dedicate alla vita sotto il sole. Il prendisole poppiero, il primo elemento di arredo che si incontra salendo a bordo, abbastanza ampio da ospitare comode tre persone e che si solleva per accedere al tender garage capiente tanto da ospitare un tender Williams SportJet da 3,95 metri; l'area lounge a prua che combina senza soluzione di continuità un largo divano a U a ridosso del parabrezza della plancia di comando, che si chiude con un insolito disegno in cui la base a contatto con la tuga è più arretrata della finestratura, e due prendisole che disegnano un confortevole ed enorme spazio comodamente elegante e polifunzionale.

Le altre due aree per quella che una volta si sarebbe chiamata elioterapia sono sul flybridge: un grande pad a proravia della posizione di guida e altri due imbottiti gemelli nella zona poppiera.

Le aree pranzo all'aperto sono invece protette. Dall'aggetto poppiero del fly quella sul ponte principale, chiusa a poppa da una battagliola la cui parte inferiore è in vetro, per dare protezione, ma non vincolare lo sguardo. Qui al centro è posto un tavolo apribile in mogano laccato e con il logo Riva cesellato al suo interno.

Riparata dall'articolato T Top quella sul flybridge, posta sulla sinistra con divano a L e tre sedute singole e servita da una cucina esterna con wetbar.

I dettagli che fanno la differenza

Ancora alcuni dettagli interessanti di questo Riva 82' Diva. Le due ali apribili del pozzetto lavorate in modo tale che la caduta posteriore lascia spazio alla ferramenta di coperta dedicata all'ormeggio dei cavi di poppa, le bitte di cui sopra e i winch per il tonneggio; la postazione di manovra posta, terzo punto di comando, nascosta in un recesso coperto a poppavia del passavanti di sinistra con manetta del gas e controllo dei thruster; specularmente sull'altro lato e ugualmente celato a un primo sguardo un lavello per lavarsi subito le mani dopo aver gestito le spesso sporchissime trappe dei corpi morti per l'ormeggio.

E per concludere con una notazione "catastale", l'area del pozzetto del Riva Diva raggiungono i 35 metri quadrati: uno spazio che davvero... lascia spazio a chi sta a bordo.

Riva 82 Diva, scendendo al riparo

Gli ingressi nella zona protetta dalla sovrastruttura sono tre. Uno è il principale, arrivando da poppa attraverso la parete vetrata che separa interno da esterno; gli altri due sono di servizio e situati sui due passavanti. Il primo su quello di sinistra è all'altezza della plancia di governo/cucina (e qui c'è una delle caratteristiche peculiari del Riva 82' Diva che vediamo in dettaglio più avanti). L'altro è sul passavanti di dritta, al centro dello yacht, e consente all'equipaggio di accedere direttamente alle sue due cabine -pe un totale di tre posti letto- e alla sala macchine, attraverso una porta stagna e isolante. Una soluzione che garantisce totale privacy all’armatore, agli ospiti e persino all'equipaggio.

"Nonostante Diva sia un’imbarcazione walkaround dalle linee affusolate, siamo riusciti a ottenere volumi generosi anche negli interni. Questo grazie alla realizzazione di un layout che sfrutta al massimo gli spazi. Non si può che rimanere colpiti dalla luminosità e ampiezza non solo del salone, ma anche delle cabine armatoriale e Vip", dichiara Mauro Micheli ed espande il concetto Sergio Beretta: "Questo è il risultato dell’utilizzo di vari accorgimenti, tra cui la doppia altezza della zona giorno che permette di dare più spazio sotto coperta e di collocare la zona pranzo in una posizione privilegiata con un affaccio speciale sul mare”.

Quando si varca la porta scorrevole che dà accesso agli interni del Riva 82' Diva si entra nel classico ambiente che il cantiere e studio di design hanno reso quasi una firma stilistica: superfici lucide e brillanti e contrasto tra colori chiari e scuri. Il noce nazionale (o, in alternativa, il wengè chocolate lucido), è appaiato alla moquette chiara e, spostando gli occhi in alto, si incontrano i cielini in tessuto bianco che giocano da contraltare con il nero delle laccature sugli arredi e i dettagli in pelle, questi ultimi presenti anche nella zona notte.

Riva 82' Diva, inedite soluzioni

Oltre all'impatto e allo stile generale, il Diva mi fa parlare positivamente di sé per un paio di soluzioni che si hanno nella principale area conviviale al chiuso -che rimane comunque luminosissima grazie alla preponderanza di finestrature rispetto alle parti in composito. La zona living e la zona pranzo del salone sono sviluppate su livelli leggermente sfalsati, con il secondo posto più in alto in modo da avere due aree fisicamente separate, ma vicine e contemporaneamente continue alla vista.

Interessante la scelta di raggruppare la cucina e la plancia in un unico vano all'estrema prua del main deck, con la parte riservata al comando sulla dritta e l'area "preparazione alimentare" a sinistra e può affacciarsi direttamente sull'area pranzo tramite a un vetro saliscendi.

La plancia è arredata con un sedile pilota regolabile come nelle barche di maggiori dimensioni. Ben studiata da un punto di vista ergonomico ha timoneria elettroidraulica e manette realizzate da Xenta e si avvale di un sistema di navigazione Simrad che integra monitoraggio di bordo e strumenti di navigazione e manovra gestibili attraverso tre monitor.

Riva 82' Diva, zona notte

La zona notte, nel ponte inferiore, alloggia quattro cabine tutte con bagno privato. La cabina armatoriale, a tutto baglio, e di notevole altezza è situata a poppa, nella zona più larga dello scafo. La cabina vip è posizionata a prua e riesce a essere molto più luminosa di quello che si si aspetta da un locale sistemato in questa parte della barca, grazie al lucernario costituto dal calpestio vetrato del passaggio d’accesso alla zona lounge prodiera.

Le cabine ospiti sono tutte arredate con gli elementi che classicamente caratterizzano gli ambienti Riva, con l’aggiunta, come già accennato, da inediti elementi in pelle, come le testate dei letti, che creano un elegante contrasto materico con il resto degli ambienti.

Riva 82' Diva la prova in mare

Testare la navigazione su una barca di questa dimensione e tipologia è qualcosa di differente rispetto alle prove che si svolgono su imbarcazioni di dimensioni più contenute. Intanto è molto difficile che sia l'armatore a governare un mezzo del genere (e qui lo testimoniano i tre posti letto riservati all'equipaggio) e quindi l'approccio può essere estremamente tecnico e rivolto al comandante oppure più legato all'esperienza di chi da opsite sta bordo durante il navigare.

Nel primo caso sarebbero da prendere in considerazioni tutti gli aspetti tecnici che in un contesto come la prova-visita che ho effettuato durante il Cannes Yacht Show, sono meno al centro del racconto: sala macchine, impianti, gestione dell'oggetto nei suoi vari momenti vitali in navigazione e durante la sua funzione come "casa in mare" per l'armatore e i suoi ospiti.

Nel secondo caso, da ospite, l'esperienza è stata assolutamente positiva. Certo, le condizioni meteo marine erano eccellenti, ma in ogni ambiente, durante la navigazione ogni aspetto che riguarda il comfort è stato curato. Se proprio vogliamo trovare il neo, che parlando di una diva può essere considerato più carattere che difetto stando sul flybridge alla massima velocità si percepisce una leggera vibrazione. Se devo dire la verità per me è un vantaggio più che un limite: su una barca del genere più tempo trascorri a bordo e meglio stai e quindi se puoi navigare con tutta la piacevolezza del mondo a 24 nodi che te ne frega di scapicollarti a 31 a meno che tu non ne abbia davvero bisogno, ma a quel punto chi se ne frega delle lievi vibrazioni… E comunque, se il tuo fine è avere una velocità di crociera sopra i 30 nodi, di certo non è questa la tipologia di barca che fa per te. 

Giacomo Giulietti

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