I lavori dell'Assemblea di Confindustria Nautica ieri a Roma
Il riconoscimento di Meloni alla nautica nel giorno in cui Ruffini lascia l'Agenzia delle entrate
Il riconoscimento di Giorgia Meloni al ruolo di Confindustria Nautica, delle imprese associate e del settore, contenuto nel caldo messaggio inviato all’Assemblea annuale dell’Associazione nazionale di categoria, cade curiosamente nel giorno in cui Ernesto Maria Ruffini annuncia di lasciare la guida dell’Agenzia delle Entrate. Congiunzioni astrali.
Il vento è proprio cambiato, ma non per tutti. Non ci nascondiamo dietro un dito, Agenzia Entrate non hai mai amato questo comparto industriale di eccellenza che, per la prima volta nella storia, un Presidente del Consiglio definisce “uno dei settori trainanti del nostro Made in Italy, sinonimo nel mondo di eccellenza e di innovazione italiana, uno dei tasselli fondamentali di quell’economia del mare che il governo ha deciso di mettere al centro delle sue strategie”.
Con garbo toscano, davanti ai suoi associati il Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, ha definito “assordante” il silenzio di AdE “da cui aspettiamo risposte da oltre un anno”. All’Avv. Ruffini il settore deve la mancata difesa del leasing nautico di fronte alla Commissione UE, che ha portato a 800 milioni di euro di mancato gettito IVA, e l’applicazione retroattiva delle nuove norme anche ai contratti precedentemente stipulati. Roba da “Tassa Monti” e conseguente fuga degli armatori esteri che avevano scelto l’Italia. Chissà se è questo “il bene comune” che, secondo il direttore, il governo non gli consentirebbe di difendere in piena autonomia.
Cecchi ha denunciato anche l’ostruzionismo attivo dei funzionari del Ministero della Salute. Lo scorso 5 febbraio è entrata in vigore la riforma che ha introdotto la nuova figura dell’Ufficiale del diporto di II classe dedicata al noleggio su unità minori. A qualcuno la nuova norma non è piaciuta e, a dispetto della legge, ancora non è possibile accedere ai corsi obbligatori. Il fuoco di fila è iniziato dal Comando generale delle Capitanerie di porto, in particolare dal VI Reparto Sicurezza, che il 31 maggio 2024, intimava alle società di formazione (vigilate dallo stesso) che gli spiranti Ufficiali di II Classe “non possono essere ammessi alla frequenza dei corsi di formazione autorizzati da questo Comando” in quanto “non iscritti alla Gente di mare”. E’ stato necessario un decreto del Direttore Generale del MIT del 9 agosto scorso per chiarire quanto già lampante: per l’Ufficiale del diporto di II Classe la legge non richiede l’iscrizione alla Gente di mare. A pretenderla per rilasciare l’attestato sanitario necessario per essere ammessi al corso di formazione sono ora i funzionari del Ministero della Salute. Tutto fermo e la prossima stagione si avvicina.
Allo stesso Comandate generale delle Capitanerie di porto, Amm. Nicola Carlone, l’editorialista Mediaset e Direttore di NewsMondo, nonché diportista, Alessandro Plateroti, dal palco dell’Assemblea di Confindustria Nautica ha contestato l’asfissia dei controlli e il mancato rilascio dei Bollini blu, la verifica volontaria e preventiva prevista dalla legge.
Sono proprio questi quegli elementi che causano la fuga verso le bandiere UE e frenano il mercato interno, la cui battuta d’arresto, soprattutto per la piccola nautica, è stato ben fotografato dal centro studi Confindustria Nautica con la previsione di una chiusura 2024 in contrazione per il 60% dei cantieri della nautica media e piccola.
La buona notizia arriva dal Regolamento al codice, che ha ridimensionato il duopolio dei produttori di zattere di sicurezza, subito difesi in parlamento dal Partito Democratico con un’interpellanza scritta firmata dall’On. Misiani, e il Patentino D1 di cui il D.G. del Ministero dei Trasporti, Patrizia Scarchilli, ha annunciato la firma del decreto contenete le modalità di rilascio.
Dal nostro punto di vista “la piena autonomia” è solo quella dell’imprenditore che rischia a sue spese, o quello dell’elettore, che vota come meglio ritiene. I funzionari dello Stato dovrebbero tutti seguire le indicazioni di politica industriale, economica e sociale del Paese delle istituzioni per cui lavorano.