Maria Teresa Di Matteo, una figura che resta
I ministri passano, i direttori restano. Una realtà, a volte dura, con cui misurarsi in Italia come anche in Europa. Non così negli Usa, dove a ogni cambio di Presidenza c'è un importante avvicendamento dei vertici amministrativi.
Maria Teresa Di Matteo è una di quelle figure che restava ad ogni avvicendamento politico, ma questo è stato sempre motivo di sollievo. Per tutti.
Dirigente, poi Direttore Generale, infine Capo Dipartimento e Vice Capo di Gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e trasporti, è stata per oltre dieci anni il riferimento per Confindustria Nautica, cui ha riservato sempre una particolare considerazione durante la sua carriera fino ai vertici dell'Amministrazione.
Questo le ha attirato anche qualche antipatia, persino nell'ambito della P.A. "Ma quel che è giusto, è giusto", diceva.
È stata anche un riferimento personale nell’attività di rappresentanza dell’industria nautica nazionale, fino a quando la malattia l'ha portata via prematuramente all’età di 66 anni.
Quasi sconosciuta al nostro settore, sempre molto riservata. Non solo non ha mai chiesto visibilità, podi, spazi di comunicazione, ma raramente ha accettato gli inviti alle manifestazioni pubbliche. "Il mio ruolo è produrre risultati, non farmi pubblicità". È così ha fatto fino agli ultimi suoi giorni utili della sua vita.
Non ha mai rivendicato i suoi meriti, tra i tanti di essere stata il pivot dell'Amministrazione per le tante riforme normative di cui il settore ha beneficiato negli ultimi anni, e delle sue doti personali di mitezza e di capacità di ascolto ha fatto un metodo di lavoro che mi auguro faccia scuola a chi ne prenderà il posto.
“Non sono un tecnico della materia”, peraltro complicatissima quella del diporto, “ma usiamo equilibrio e buon senso”. Me l’ha detto la prima volta che l’ho incontrata e anche l’ultima, non molto tempo fa. L’Italia sarebbe un Paese assai migliore se il suo stile fosse patrimonio condiviso.
Buona navigazione Teresa.
Roberto Neglia