Marittimi extra UE: Italia in difficoltà per l’applicazione della sentenza CG UE

Marittimi extra UE: Italia in difficoltà per l’applicazione della sentenza CG UE

Italia in difficoltà per l’applicazione della sentenza CG UE del 2020

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04/03/2022 - 16:40

L’applicazione, a partire dall’agosto 2021, di una sentenza della CG UE del 2020, ha modificato per l’Italia le regole di ingresso e permanenza dei marittimi di nazionalità extra UE, mettendo di fatto a rischio un importante settore dell’economia del mare e la competitività del sistema italiano nei comparti del charter e dei servizi ai Super Yacht, e in quello delle crociere.

La prassi fino ad oggi generalmente adottata, in applicazione delle norme dettate dal Codice Schengen per il controllo dell’immigrazione, garantiva il regolare ingresso e la permanenza in Europa dei marittimi di nazionalità extra-UE, in coerenza con la peculiarità del loro lavoro, soggetto per sua natura alla circolazione transfrontaliera.   

Una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (CG UE 05/02/2020) ha permesso di modificare tale prassi, mantenendo la normale circolazione dei marittimi che giungono in Europa a bordo della propria nave, ma limitando di fatto a soli 90 giorni la permanenza dei loro colleghi che vi giungano via terra o via aerea per imbarcarsi su nave che già si trova in acque europee.

Tale limitazione pregiudica pesantemente la normale gestione degli equipaggi da parte delle navi battenti bandiera estera che si trovano in Italia – e presso i relativi porti, marine e cantieri – per periodi significativamente lunghi e nel rispetto delle norme doganali, sia per lo svolgimento di attività commerciali (crocieristiche o in esecuzione di contratti di charter), sia per soste tecniche dovute a lavori di manutenzione/riparazione, o per soste legate all’invernaggio presso le marine.

Il pregiudizio consiste nel fatto che la gestione degli equipaggi (costituiti in parte rilevante da marittimi di nazionalità extra-Schengen, in particolare anglosassoni quando si parla di Super Yacht) ne implica necessariamente l’avvicendamento secondo le regole previste dai rispettivi contratti di lavoro subordinato (es., fruizione di permessi per ferie, malattia, ecc.): il limite temporale dei 90 giorni imposto per i marittimi che si imbarcano via terra, di fatto, determina la pratica impossibilità di mantenere le navi armate con gli equipaggi necessari per l’intero periodo della loro permanenza. Scaduto il termine, infatti, tali marittimi non hanno più titolo per rimanere a bodo, e diventano in pratica “immigrati clandestini”.

Tale difficoltà oggettiva disincentiva gli armatori nel momento della scelta dell’ambito territoriale per l’esercizio delle loro attività, con conseguente gravissima perdita delle ricadute economiche per i territori dove si è sviluppata la blue economy legata alle crociere, al charter, alla nautica dei grandi yacht e ai servizi di gestione della sosta e invernaggio, e di riparazione e manutenzione ad esse collegate.

In Italia, su indicazione della Direzione Centrale della nostra Polizia di Frontiera, a partire da agosto 2021 e a partire da Genova, i comandi territoriali hanno via via cominciato ad applicare sul campo la nuova regola indotta dalla sentenza. Tuttavia, ad oggi, l’applicazione non risulta uniformemente adottata in ambito UE.

In Francia e Spagna, le Amministrazioni sembra stiano mantenendo un atteggiamento di estrema cautela nella scelta dell’indirizzo da assumere, creando di fatto un fortissimo strumento di marketing e un vantaggio competitivo per gli operatori del proprio paese rispetto all’Italia.

Tutto questo si è già tramutato in danno economico per il sistema Italia e, in primis, per il comparto genovese dedicato ai grandi yacht che rappresenta un centro di eccellenza mondiale, capace di generare un indotto sul territorio di 350 milioni di euro e di occupare fino a 2000 persone.  In soli tre mesi, da settembre a novembre 2021, le cancellazioni di soste precedentemente programmate presso marine e cantieri hanno determinato un danno economico stimabile in oltre 46 milioni di euro, sicuramente destinato ad aumentare e ad espandersi in tutta la penisola in vista dell’imminente stagione dei charter estivi.

Preoccupata per la situazione, in vista dell’imminente stagione del charter, l’associazione Genova for Yachting - che riunisce oltre 53 operatori del comparto genovese dedicato alla nautica professionale, per un fatturato complessivo di 290 milioni di euro e 1.100 addetti diretti  – si è attivata a livello locale presso le Istituzioni territoriali (Regione Liguria, Comune, Prefetto, Autorità di Sistema Portuale, Capitaneria di Porto) per sensibilizzarle sul concreto rischio e sulla necessità di trovare una soluzione.

A livello nazionale la tematica è stata portata all’attenzione del Sottosegretario agli Interni On. Scalfarotto, che ha mostrato grande sensibilità al problema: unitamente alle associazioni che rappresentano le principali categorie della blue economy (Confindustria Nautica, Confitarma, Assarmatori e Federagenti) è stato  avviato un fattivo confronto con il Sottosegretario, con l’obiettivo di verificare soluzioni possibili che trovino fondamento nella legislazione unionale e nazionale vigente,  senza ovviamente contraddire la ratio della sentenza.

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