Ambrogio Beccaria, vincitore della Mini Transat 2019  - ph. C. Breschi

Ambrogio Beccaria, vincitore della Mini Transat 2019 - ph. C. Breschi

Missione compiuta! La nostra intervista ad Ambrogio Beccaria

Sport

09/12/2019 - 15:27

Si svolgerà domani al Salon Nautic de Paris la premiazione della Mini Transat 2019, che ha visto trionfare il nostro Ambrogio Beccaria, primo italiano a vincere la prestigiosa regata transatlantica in solitario. L’appuntamento è alle 17,30 sul palco dei grandi eventi allestito all’interno del quartiere fieristico di Porte de Versailles.

Ambrogio Beccaria, 28 anni, è ormai ben di più di un astro nascente della vela italiana in solitario: partito da favorito nella divisione Serie della Mini Transat, non ha mancato l’obiettivo andando ben oltre le aspettative: oltre a vincere entrambe le tappe, la seconda con un margine di 20 ore sul secondo, è arrivato a Le Marin terzo overall, poche ore dopo i primi due Proto e dopo esser anche stato leader dell’intera flotta e in seconda posizione fino in vista della Martinica. Una prestazione incredibile che gli è valsa ancora maggior rispetto da parte dei francesi. A proposito: nei 42 anni di storia della Mini Transat, Beccaria è il quarto velista non francese a riuscire a vincerla ed è il primo italiano. Per dovere di cronaca un altro italiano, Giancarlo Pedote, ci era andato molto vicino nel 2013.

Di lui Giovanni Soldini ha detto: "La vittoria di Ambrogio è un grandissimo risultato che arriva dopo un'ottima stagione e una regata esemplare in cui ha dominato sui suoi avversari, bravissimo!”
Vittorio Malingri ha aggiunto: “Sono contentissimo. Beccaria è un cavallo di razza. Uno che deve correre sempre più forte di chi ha davanti, per istinto, sempre e comunque, a qualsiasi costo!”

Ambrogio Beccaria, nato a Milano dove il mare non c’è…

Ho iniziato tardi con la vela, nessuno della mia famiglia è mai andato in barca, da bambino non ho fatto il classico percorso delle derive. Lo sport e la competizione mi sono sempre piaciuti, ma né il tennis né il calcio continuavano a piacermi una volta raggiunto quel livello agonistico da richiedere un impegno maggiore. Nella vela ho invece trovato quello stimolo in più, assieme ai miei compagni di liceo abbiamo comprato un Laser 4000 dopo aver frequentato la scuola di Skiff di Duccio Colombi sul Lago di Como. Da lì abbiamo vinto un Campionato Italiano e abbiamo fatto terzi a un Europeo.

Ma io ho sempre fame di apprendere cose nuove, volevo fare più esperienze possibili. Quando si naviga sui grandi yacht si possono imparare molte cose guardando gli altri, ma non “ti lasciano fare”, invece in solitario devi “sporcarti le mani” per forza. Così ho iniziato a interessarmi ai Mini 6.50 cercando su internet, nel frattempo mi sono trasferito a La Spezia per studiare ingegneria nautica. Contemporaneamente agli studi, ho iniziato anche a fare il comandante su un catamarano di 56’ da crociera sportiva, così ho imparato a gestire la barca a 360°, soprattutto ho iniziato a lavorare in cantiere, un’esperienza che si è rivelata importantissima.

Successivamente ho comprato in Portogallo un relitto di Mini, un Pogo 2 naufragato nella Mini Transat del 2013, ho impiegato sette mesi per metterlo a posto, nel 2015 ho iniziato a regatare. Prima in Italia, dove ho subito ottenuto buoni risultati contro avversari di tutto rispetto, anche stranieri, vincendo il Campionato Italiano Mini 6.50 già all’esordio e su una barca di recupero.

Ho quindi iniziato a cercare uno sponsor, ma è stato lui a trovare me, grazie a un evento che ho organizzato alla Lega Navale Italiana di Milano. Tra i presenti c’era il proprietario di Ambeco, un’azienda che si occupa di logistica ambientale, la quale è stata il main sponsor per la mia prima Mini Transat, fino al 2017. Adesso mi supporta ancora, non poteva più seguirmi nella crescita del budget ma è stupendo che continui a essermi ancora vicino, nonostante il cambio di marcia consentito dal nuovo sponsor Geomag, di Filippo Gallizia. Lui è un appassionato di vela e di sport estremi, mi ha contattato attraverso Facebook. Geomag è un gioco di costruzione basato sul magnetismo, il loro slogan è legato alle forze invisibili, come anche la forza del vento. Avevo già diversi sponsor tecnici, cui si è poi aggiunto Tarros, un gruppo di shipping con base a La Spezia. Tra coloro che mi hanno aiutato c’è poi Giovanni Soldini, ho potuto tenere la mia barca a La Trinité, gentilmente ospitato in cantiere sotto le traverse del MOD 70 Maserati, è stato grandioso, tutti i membri del team mi hanno dato aiuti preziosi!

Vogliamo ripercorrere le tappe principali che ti hanno portato a questa vittoria?

Le due campagne Mini Transat sono state molto diverse, la prima fu la scoperta di questo mondo. La cosa che ha funzionato bene con questa seconda Mini Transat è stato il main sponsor che ha potuto dare l’indispensabile base finanziaria al progetto: una bella barca, poter far base a Lorient dove lavorare con Tanguy Leglatin, il coach che allena moltissimi solitari in tante classi, Mini 6.50, Figaro, Class 40, Imoca raggruppando gli atleti. Se non sei francese devi fare qualche sacrificio in più, loro vincono anche perché Lorient è in Francia, la città ha investito molto sulla vela, creando questo polo incredibile, con tutti i servizi necessari a disposizione e dove la presenza di tanti navigatori consente uno scambio di esperienze. Da gennaio 2018 ho il Pogo 3, progetto di Verdier, con il quale ho vinto 9 regate, inclusa questa, su 12 cui ho preso parte (tra cui due Mini Fastnet, entrambe le tappe della SAS, da Les Sables a Horta e ritorno, la Pornichet Select). Al momento dell’acquisto era sostanzialmente l’unica scelta possibile, poi però sono usciti i Mini Serie con la prua scow ed è stato deprimente, in reaching andavano davvero molto più forte. Alla fine ha però prevalso l’affidabilità della barca, così ho sempre potuto tirare al mio limite umano perché quello della barca non è un problema.

Sei partito da favorito, è stato più stressante oppure è una pressione che aiuta?

È stato stressante, ma questa pressione ha una sua ragione d’essere, se sei il favorito un motivo c’è ed è sempre meglio essere favoriti che non esserlo. Tuttavia, nel corso della fase preparatoria ho avuto diversi momenti difficili nel gestire questa pressione e in questo è stata fondamentale la presenza della mia fidanzata Vittoria, una sorta di secondo coach, con grande piacere le riconosco dei meriti fondamentali nel mio successo.

Qual è stato, se c’è stato, il momento chiave della vittoria?

In realtà ce ne sono stati quattro, di cui tre nella prima tappa, tutti legati all’interpretazione del meteo: nella prima tappa ci sono stati dei grossi fronti nel Golfo di Biscaglia nei quali ho saputo anticipare il cambio del vento, salvo poi perdere tutto e ripartire da zero davanti al Portogallo. Prima dell’arrivo a Las Palmas c’era un muro di bonaccia, ho fatto la scelta giusta posizionandomi più a ovest, direzione dalla quale è poi arrivato il vento.

La seconda tappa è stata più una corsa di velocità e di resistenza psicologica, perché non sai dove sono gli avversari. La partenza è stata importante in 25/30 nodi sono uscito in oceano in testa alla flotta facendo meno strada perché ho manovrato molto di più, strambando molte volte e rimanendo più sotto costa. È stata vincente la scelta di manovrare molto anziché posizionare la barca e farla andare. Com’è noto, ho fatto una strapoggia iniziale che mi ha consigliato di evitare ulteriori rischi, mi ha fatto perdere tempo ma non ha influito sulle prestazioni della barca pur avendo piegato lo snodo del bompresso.

Uno dei segreti della vittoria è stato di credere fino in fondo nella pianificazione meteo fatta a terra con il coach prima della seconda tappa, tra tutti gli atleti preparati da lui sono stato quello che ha creduto di più nella sua opzione. In mare abbiamo il bollettino meteo una volta al giorno, occorre seguire la strategia preimpostata anche se talvolta non si rivela la scelta giusta (il riferimento è all’errore davanti al Portogallo nella prima tappa, NdR.) Alla fine sono quello che ha fatto la rotta migliore restando vicino alla zona temporalesca che interrompeva l’Aliseo, facendo meno miglia rispetto a chi è andato più sud (con vento) mentre a nord si sono fatti risucchiare dalla zona temporalesca restando fermi oltre 10 ore. Saper trasformare le informazioni meteo in una strategia di rotta coerente è la parte più difficile, ma è una cosa che ultimamente mi viene molto bene e sulla quale mi sono costruito una buona esperienza.

Nel tuo futuro ci sarà un Class 40, ce ne vuoi parlare?

Il piano sarebbe questo, ma dobbiamo vedere a breve con gli sponsor. Con il Class 40 ho già fatto una regata, la Defi Atlantique dai Caraibi alle Azzorre, si tratta di un tipo di barca molto simile ai Mini 6.50. Visto che arrivare con una barca usata non permette di eccellere, ho deciso di far costruire una barca nuova investendo su aspetti specifici in fase progettuale, una cosa molto stimolante. Sono un ingegnere nautico e quindi posso tradurre in numeri e forme le sensazioni che ho in acqua, la vela a questo livello è ancora una fatta di sensazioni, l’analisi dati non ha la stessa importanza che in America’s Cup. Il progetto lo affiderò a Gianluca Guelfi, ha la mia stessa formazione universitaria, è uno specialista dei Class 40, ci siamo conosciuti qui in Francia dove lavora, ma assieme vorremmo fare una barca Made in Italy molto peculiare, che in porti novità nel settore oceanico.

Giuliano Luzzatto
@gluzzatto

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