Il Mylius 60 CK 'Cippa Lippa'. In evidenza la chiglia basculata sopravento.
ph. Carlo Borlenghi©

Il Mylius 60 CK 'Cippa Lippa'. In evidenza la chiglia basculata sopravento. ph. Carlo Borlenghi©

Mylius 60CK, la prova in mare dell'unico canting keel di serie

Barca a vela

07/06/2020 - 14:09

Uno yacht che ridefinisce il settore dei performance cruiser, ambito nel quale è oggi l’unico modello di serie dotato di chiglia basculante, il cui sistema deriva direttamente dal Volvo Open 65.

di Giuliano Luzzatto

Con molto piacere abbiamo accettato l’invito del cantiere a provare in anteprima il nuovo Mylius 60CK, la sigla sta per canting keel, che aveva fatto il suo debutto mondiale al Salone Nautico di Genova a settembre 2019. Si tratta di uno yacht che ridefinisce il settore dei performance cruiser, ambito nel quale è oggi l’unico modello di serie dotato di chiglia basculante attualmente in produzione. Il Mylius 60CK è una barca dai dettagli raffinatissimi, ma pensata e strutturalmente costruita attorno alla canting keel di Cariboni, direttamente derivata da quella dei Volvo Open 65.

Come già scritto in precedenza (qui la presentazione del Mylius 60CK) l’armatore non soltanto vanta l’esperienza di altre nove barche prima di questa, con le quali ha vinto innumerevoli regate d’altura – la serie delle famose Cippa Lippa- ma in particolare ha armato l’esemplare numero 1 di Cookson 50, un racer-cruiser che ha lasciato il segno nella storia dell’altura internazionale e continua a dare molte soddisfazioni a chi lo possiede.

La genesi del progetto
Il Mylius 60 CK nasce dalla volontà di Guido Paolo Gamucci di navigare su una barca più grande e confortevole, realmente adatta a lunghe crociere estive in Mediterraneo in compagnia di una famiglia numerosa e molti nipoti a bordo. La “conditio sine qua non” di avere la chiglia basculante è innanzitutto dettata dalla pregressa esperienza di un maggior comfort in crociera, ottenuto grazie al minor sbandamento. Gli interni (in allestimento crociera) come vedremo nel dettaglio, sono attentamente studiati per garantire un livello di comfort che non ha nulla da invidiare al Mylius 60 a chiglia fissa, una barca che seppur veloce è più orientata alla crociera, con linee d’acqua e volumi differenti, nata nel 2013 e poi riprogettata nel 2017 sulla scorta delle innovazioni apportate con l’avvento del 65’. Uno degli otto esemplari naviganti del 60 piedi, Fra’ Diavolo, ha recentemente vinto nella sua categoria la St. Marteen Heineken Regatta.

Come tutti i Mylius, anche il 60 CK è frutto della filosofia e delle scelte strategiche del cantiere guidato da Luciano Gandini: tutto avviene internamente, dall’ideazione allo sviluppo del progetto, fino all’allestimento degli interni. Solo scafo e coperta, costruiti in carbonio in matrice di resina epossidica sottovuoto, mentre le strutture sono in fibra di carbonio pre-preg, vengono laminati in stampo femmina presso una grossa struttura in Polonia, ma sempre sotto il controllo diretto dei project manager Mylius.

Il progettista della barca è Alberto Simeone, uno dei fondatori di Mylius che, coordinando un design team interamente interno al cantiere, si occupa di ogni aspetto: dai primi disegni delle linee d’acqua alla loro validazione con il CFD; dal design degli esterni e degli interni, al calcolo delle strutture, fino a ogni dettaglio dell’impiantistica, settore progettuale da sempre fiore all’occhiello del cantiere e curato nello specifico da un altro socio fondatore di Mylius, Mauro Montefusco. Si pensi che il primo processore H5000 per la strumentazione B&G venne installato su un Mylius nel 2015, mentre era il 2011 quando venne sperimentato un impianto elettrico Can-bus dalla cui esperienza è derivato il C-Zone installato sul 60 CK. Allo stesso modo, l’ebanisteria e ogni dettaglio estetico e funzionale degli interni sono frutto della passione e dell’abilità artigianale di maestranze che operano esclusivamente all’interno del cantiere piacentino.

La barca
La nostra prova, svolta a Punta Ala in Toscana, è stata una vera anteprima, siamo arrivati in banchina mentre scaricavano dal furgone le vele appena giunte e mai issate prima. Le varie regolazioni e speed test verranno svolti più avanti. Nonostante ciò, possiamo dire fin d’ora che le prestazioni sono state eccellenti e in più avranno un ulteriore margine di miglioramento, come è normale che sia una volta sperimentate le molteplici messe a punto nelle differenti condizioni. La barca si presentava in configurazione mista, con armo racing ma tutti gli interni da crociera. Il cambio completo da crociera a regata, facilitato da una infinità di accorgimenti previsti già in fase progettuale, impegna due persone per tre giorni ed è qualcosa di ben diverso dal vecchio approccio “sbarco tutto quello che non serve in regata”. La barca in assetto racing mantiene gli interni di stazza, ma è un puro cavallo da corsa.

In coperta
In attesa di uscire in mare, ci siamo soffermati sui dettagli della coperta, con un pozzetto molto ampio e ben studiato dal punto di vista ergonomico, che permette sia il rapido movimento dell’equipaggio in regata che altrettanto comfort una volta allestito per la crociera. A piedi nudi in pozzetto si percepisce la morbida piacevolezza del rivestimento antiscivolo Seadeck, efficace, funzionale, leggerissimo e dal look decisamente racing non fa rimpiangere il teak. Camminando verso prua si incontra innanzitutto il trasto randa motorizzato e con la rotaia recessata sotto al livello del pozzetto: è stato correttamente posizionato arretrato, per offrire una migliore geometria di regolazione della randa, con circuito alla tedesca. Alzando gli occhi colpisce da subito la forma elegante e leggera delle colonnine delle ruote timone, in posizione decisamente avanzata per concentrare i pesi dell’equipaggio a centro barca; su ciascuna di esse trovano posto in maniera simmetrica tutte le strumentazioni e i comandi.

Davanti al timoniere si trovano il plotter grafico B&G Zeuss cube, un touch screen waterproof al quale afferiscono tutti i dati di navigazione e dal quale si ha sostanzialmente sotto controllo l’intero yacht, il comando Garmin dei display jumbo all’albero e l’immancabile bussola. Sullo stelo della colonnina, elegantemente inclinata e laminata alla murata interna, sono a portata di mano sia del timoniere che del randista i comandi touch per la canting keel, per tutte le regolazioni idrauliche della randa e per variare l’angolo di incidenza di 6° per parte del canard, posizionato a pruavia dell’albero. I comandi per la gestione idraulica della randa hanno permesso di allontanare dalla postazione del timoniere il winch – Harken serie 990 Racing a 3 velocità – lasciando così spazio per la seduta del randista con puntapiedi in inox subito a pruavia del timoniere. A seguire in linea, dopo il winch randa, un altro Harken 990 Racing idraulico per la gestione del gennaker/Code 0 e del fiocco, per il quale non è previsto il carrello ma la regolazione in/out.

I paramare bianchi stondati propongono gli osteriggi a filo in plexiglass scuro a contrasto che ne seguono sapientemente la forma, una finezza estetica e costruttiva che è ormai un marchio di fabbrica per Mylius. È inoltre degna di nota la pulizia dell’intera coperta con le scotte che scorrono sotto appositi carter, così come le drizze che dal pozzetto sono rinviate a piede d’albero. Quest’ultimo, passante, è un Hall Spars in carbonio, così come il boma racket, cioè con le alette laterali per raccogliere la randa una volta ammainata. Proprio in virtù della sua anima racing, l’albero vanta la possibilità di ampie regolazioni di fino, soprattutto del rake – da 1.7° a 3.7° - grazie all’azione dello strallo idraulico. A tal proposito è notevole la finezza della doppia configurazione, con uno strallo da crociera più interno con avvolgifiocco che in regata viene sostituito da un altro strallo murato sull’estrema prua, dalla quale parte il bompresso di 1, 5 metri che in crociera viene smontato a favore di una delfiniera che funge anche da supporto per l’ancora.

Motorizzazione
Il motore è un Volvo Penta D2 da 75HP con piede sul quale insiste un’elica a tre pale abbattibili. È dimensionato per offrire un’adeguata presa di forza (PTO, power take-off) necessaria per tutte le movimentazioni idrauliche, dalla canting keel ai winch, e per consentire una ricarica veloce delle batterie agli ioni di litio – Mastervolt da 10kW - in grado di fornire la potenza necessaria per le movimentazioni in crociera, evitando così il fastidio del motore acceso quando non sia richiesto un picco di potenza.

A questo link potete leggere la seconda parte con le sensazioni al timone e la nostra valutazione sugli interni.

@gluzzatto

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