Ergin Imre ph. M.Falone Percivale©
Ergin Imre, armatore di Provezza, top team della 52 Super Series
La prima tappa della 52 Super Series del 2024 si è svolta a Palma di Maiorca, in occasione di Palmavela, una delle regate che tradizionalmente danno il via alla stagione della grande vela in Mediterraneo. A vincerla è stata Provezza, barca che vede ripagati l’impegno e la perseveranza che il team e l’armatore, il simpaticissimo Ergin Imre, hanno profuso per tanti anni. Maurizia Falone Percivale lo ha intervistato per Pressmare.
La festa è iniziata al Real Nautico Club di Palma, tutto è pronto per la premiazione della 52 Super Series Palmavela Sailing Week, primo evento della stagione del più importante circuito professionistico di regate per barche a chiglia.
Si è da poco conclusa la settimana di regate nelle acque antistanti il capoluogo delle isole Baleari. Per taluni dei dieci pretendenti al titolo 2024 sguardi imbronciati e pensieri speranzosi in future prestazioni migliori, mentre su un folto gruppo radunato intorno al suo leader si è acceso il raggio di sole. Ed è visibilmente e piacevolmente emozionato, Ergin Imre, l’armatore di Provezza.
Con dolcezza si presta a raccontarci di sé, della sua gioia attuale e del percorso che lo ha portato, oggi, a far scintillare i suoi occhi, come diamanti nella penombra del dehors di uno tra i più antichi e nobili circoli nautici del mondo, il Real Nautico Club di Palma de Mallorca.
Un fisico importante, imponente, sorregge un volto che ricorda le sculture di Fidia. Compostezza potrebbe esserne il sottotitolo.
“Mi chiamo Ergin Imre, sono di nazionalità turca e mi dedico alle regate fin dal 1991. Ho partecipato con differenti barche a tante regate in tutto il mondo, fin quando non sono approdato al circuito 52 Super Series.
Abbiamo iniziato con dei TP52 usati e poi ci siamo fatti costruire la prima barca dal cantiere Cookson in Nuova Zelanda e la seconda (quella attuale, con la quale ha appena vinto questa competizione n.d.r.) è stata costruita in Italia, da Persico Marine. Questa è l’ultima regata che facciamo con questa barca. Poi, ad agosto di quest’anno, dovremmo ricevere la nuova barca disegnata, come le precedent, da Rolf Vrolijk e costruita da King Marine, cantiere spagnolo nei pressi di Valencia, con la quale parteciperemo alle tappe 52 Super Series di Maiorca, a Puerto Portals, e Valencia”.
Per quale ragione viene cambiata con relativa frequenza la barca?
Il volto di Ergin esprime, simpaticamente, un dispiacere: “A me non piace cambiare barca – spiega con tono di voce abbassato, quasi di complicità - perché è una faccenda decisamente costosa! Questo circuito è il più importante al mondo per le barche monoscafo a chiglia, gli equipaggi sono composti dai migliori professionisti esistenti… ma - afferma riprendendosi immediatamente e proseguendo con tono più allegro - tutto questo mondo intorno a me spinge affinché la cambi. Tutti sostengono che l’arco di vita di queste barche si colloca intorno ai sei anni, pertanto è arrivato il tempo di cambiarla. Altri due team lo hanno già fatto, Platoon e Alegre e noi saremo il terzo”. Conclude orgoglioso.
“Ci racconta come ha avuto inizio la sua avventura?” domando mentre osservo l’espressione del suo volto che si fa tenera e generosa.
“Ho iniziato a veleggiare da ragazzo, a Istanbul su una barca di nome Provezza, il vento che spira da nord ovest: il Provenzale. Ho iniziato ad andare in barca insieme agli amici; eravamo una compagnia di diciassettenni, e la barca era un “Pirate”. Sorride mentre ricorda i momenti piacevoli trascorsi.
Era un vincente già da ragazzo?
“Assolutamente no, ho iniziato perché… alle ragazze piacciono i marinai” spiega con una bella risata sincera.
È simpatico Ergin, è semplice stargli accanto. Pone poche barriere nella conversazione.
“Per me il mare è tutto. Da piccolo, se mio padre non mi portava con sé a pescare, piangevo a casa per il resto del giorno.
Poi, da grande, ho avuto la fortuna di lavorare con ottimi equipaggi. Io ero l’armatore e loro sapevano lavorare molto bene. Questo è stato importante. Inoltre, io sono un ingegnere e comprendo facilmente gli aspetti tecnici delle barche, forse anche questo è stato un piccolo vantaggio rispetto agli altri armatori”.
Qual è il suo progetto di vita connesso alle barche?
Ci riflette un attimo poi riparte col suo pensiero lucido e chiaro: “Guardi, io ho 66 anni e pensavo di lasciar perdere la vela lo scorso anno. Poi, quasi sorprendentemente – in realtà frutto di un incessante lavoro di perfezionamento - siamo arrivati secondi overall a pari punti con il campione del circuito. Una enorme soddisfazione. Così tutto l’equipaggio e gli amici mi hanno convinto a non abbandonare, anzi a rilanciare con una nuova barca. Che, come abbiamo detto, ha un tempo di uso di pochi anni. Poi si vedrà”. Un leggero vantaggio al fatalismo, in un ingegnere, è sempre piacevole da rintracciare.
Anche la sua famiglia partecipa agli eventi?
“Normalmente sì. Viene mia moglie e anche i miei amici più cari con le loro consorti. Siamo un team molto sociale, abbiamo l’abitudine di stare tutti sempre insieme, dalla colazione del mattino alla sera a cena tutti insieme. E diseppellisce uno sguardo fortemente soddisfatto e sognante.
“Una piccola famiglia” commento io.
“Una famiglia più grande”, mi corregge sorridente, “nel mio team siamo quasi 30 persone”.
Nel suo lavoro gestisce oltre mille dipendenti, ci può raccontare come cambia la sua vita professionale grazie alle regate?
“La regata mi permette di rilassarmi dal lavoro, obbligandomi a concentrarmi su qualcosa di diverso. Inoltre, come sappiamo, questo circuito è estremamente competitivo e richiede un forte impegno economico per poterne fare parte e procedere raggiungendo eccellenti risultati.
Tuttavia, tutto ciò ci permette di trovarci ad essere a contatto con i migliori velisti del mondo. E ciò risulta molto stimolante intellettualmente. Grazie alla mia personalità riesco, nel tempo non breve della regata, a convivere il più possibile con loro e con il loro pensiero, le loro abilità. È un pochino un apprendimento e anche uno scambio, continuo. Lo trovo estremamente utile e proficuo”.
Ora che ci accingiamo a terminare il nostro piacevole incontro, potrebbe concludere spiegandoci qual è il suo valore più grande?”
Rendere felici gli altri. Quando “loro” sono felici lo sono anch’io e tutto funziona bene.
Il suo volto è raggiante e affettuoso. È consapevole di aver svolto il suo lavoro in modo efficace, preciso, sapendo creare e mantenere l’armonia nella grande orchestra che dirige nella vita e nella vela.
L’intervista si conclude, ha inizio la cerimonia di premiazione, è arrivato il momento per ricevere il meritato trofeo, assieme a tutta la grande famiglia di Provezza.
Bravo Mr. Ergin! Sa rendere felice sé stesso e le persone che gli stanno attorno. Con eleganza e creatività.
Maurizia Falone Percivale