Serbatoio gasolio

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Nautica: il diesel ha un futuro. Bosch riaccende le speranze

Editoriale

06/05/2018 - 01:32

Un articolo apparso ieri 30 aprile su Avvenire.it, riporta che Bosch ha messo a punto un tipo di combustione, controllando temperature, iniezione ed altri parametri con programmi computerizzati, che sarebbe in grado di abbattere l’ossido di azoto a soli 13 mg per chilometro, a un decimo cioè dei limiti previsti a partire dal 2020 dalla regolamentazione delle emissioni. Quello che si afferma è che questo miglioramento, che rimetterebbe il diesel in un posto preminente nella propulsione, è ottenibile senza mutare la struttura dei motori, delle camere di scoppio, del valvolame: si potrà prendere un motore diesel come è oggi, che sembrava condannato a morte dalle scelte ambientali, e farlo diventare molto migliore di tutti gli altri sistemi di propulsione, senza investimenti importanti ma solo con qualche modifica del sistema di combustione, oggi reso possibile da tecnologie di controllo estremamente sofisticate ed avanzate.

Alla Bosch aggiungono anche che sono in corso ricerche che tenderanno a ridurre a quasi zero le emissioni di CO2 per i motori a combustione sia a benzina che diesel.

E qui ci siamo raffreddati nell’entusiasmo che in un primo momento la notizia ci aveva procurato. Perché?

E’ chiaro, come più volte abbiamo affermato, che la morte del diesel per ragioni ambientali, specie in campo nautico, rappresenta un delitto causato da forme di integralismo che non tengono conto delle priorità e delle dimensioni dei fenomeni. Ci ha fatto quindi piacere sentire che a casa Bosch hanno messo a punto sistemi che abbassano i limiti di NOx. Ci sembra, questo, tecnicamente ineccepibile; vediamo perché.

Il diesel lavora ad alte temperature, tanto è vero che per l’accensione non è necessaria una scintilla, ma basta la elevata compressione. Alle alte temperature la reazione dell’ossigeno con l’azoto, presenti nell’aria nel rapporto 2 a 8, è facilitata; questo comporta come possibile il controllo della reazione in modo da inibirla o di ridurne la velocità o le proporzioni. Inibire la reazione significa evitare che azoto ed ossigeno si combinino: se alla Bosch sono bravi non possiamo che essere contenti e sperare che studi o scoperte di questo genere non vengano usati per coprire monopoli o interessi.

Quando però si parla di ridurre a zero o quasi le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, pensiamo ad un tipo di trionfalismo al quale non crederemo fin quando non lo toccheremo con mano. Si, perché mentre l’azoto e l’ossigeno sono nell’aria usata nella combustione, e nell’aria possiamo ritrovarli dopo la combustione, il carbonio della anidride carbonica viene dal combustibile e non è che può scomparire: dobbiamo ritrovarlo da qualche parte, e ci deve essere proprio tutto. Quando cioè bruciamo benzina otteniamo la energia di combinazione dell’idrogeno con l’ossigeno a formare acqua, e del carbonio con l’ossigeno a formare anidride carbonica. Ridurre a zero l’anidride carbonica significa non bruciare carbonio, e siccome nella benzina e nel gasolio il carbonio c’è, qualcheduno alla Bosch ci dovrà spiegare dove lo ritroviamo e sotto che forma.

Alfredo Gennaro

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