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Sostituzione dei VHF, norma scellerata: pronti a una battaglia con i diportisti

Editoriale

13/10/2017 - 20:55

VHF a bordo, si prospetta una nuova tassa e un nuovo insensato obbligo

 

Una nuova “tassa” potrebbe presto abbattersi su noi diportisti sollecitata dalle Capitanerie di porto e dal Ministero dello Sviluppo Economico: la sostituzione di tutte le vecchie radio VHF che abbiamo sulle nostre barche e l’introduzione di un esame obbligatorio per usare quelle nuove che saremo obbligati ad acquistare. E il grimaldello sarà come al solito il motivo della sicurezza.

Secondo quanto apprendiamo dal Sole 24 Ore di oggi, le amministrazioni citate chiedono la sostituzione delle attuali radio con quelle dotate del DSC (Digital Selective Calling, il tasto rosso di soccorso) e l’obbligo, anche per le imbarcazioni fino a 24 metri che navigano oltre le 30 miglia dalla costa, d'installare a bordo una ulteriore radio, in media frequenza (l’ex SSB oggi HF-DSC), fino ad adesso prevista solo per le unità oltre i 24 metri di lunghezza, cioè per le navi da diporto. Per non parlare dell’obbligo di un nuovo esame per essere abilitati a utilizzare le nuove radio, che potrà essere effettuato solo a Roma presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Un esame che sarebbe previsto anche per chi ha già la patente. Considerati anche i natanti privi d’immatricolazione, si tratterebbe di un'operazione che vedrebbe coinvolti circa 400.000 utenti della nautica. Credete sia una storia incredibile? Se il progetto verrà portato a termine, si tratterà, purtroppo, della “solita” follia italiana, l'ennesima. Per questo, sempre secondo il resoconto del Sole24Ore, UCINA Confindustria Nautica si sta battendo per una più ragionevole introduzione di eventuali nuove norme. Magari  limitandole alle nuove costruzioni.

E pensare che la legge delega di riforma del Codice della nautica - votata all’unanimità dal Parlamento - prevede “la semplificazione degli adempimenti posti a carico dell’utenza” e “la semplificazione del regime amministrativo della navigazione da diporto”, vietando espressamente che possano esserci nuovi costi per i diportisti.

Siamo totalmente contrari all’introduzione di questo ennesimo balzello, che probabilmente ci vorranno vendere come un passo fondamentale per la sicurezza di chi va in mare, ma che a nostro giudizio resta solo il tentativo delle Capitanerie di porto di evitare l’ascolto continuo del VHF, rimasto a loro carico, e dell’Amministrazione delle Comunicazioni (competenza ora svolta dal Ministero dello Sviluppo Economico) di accrescere le competenze dei proprio uffici, se non le proprie entrate. Per noi è soltanto una tassa impropria che non solo bastonerà i soliti diportisti, colpevoli di avere una barca, ma allontanerà dalla nautica molti potenziali utenti. Questo nonostante sia nota la necessità di nuovi appassionati per risollevare le sorti commerciali del settore, annientate dalla crisi economica e dalle scelte sciagurate di precedenti governi.

L’obbligo di andare a Roma, presso il MISE, a sostenere un esame che abilita all’uso del VHF, poi, è un’idea che le batte tutte, fantasiosa, incredibile, tipica del burocrate autarchico che pensa di far mantenere sé e l’apparato ministeriale in cui sopravvive, in questo caso ai diportisti, con norme scellerate.

Sulla faccenda vigileremo e vi daremo conto, pronti a intraprendere una battaglia mediatica alla quale speriamo si uniscano altri organi d'informazione che hanno a cuore le sorti della nautica, ma soprattutto i diportisti, tutti. Per questo vi chiediamo di darci una mano iniziando col diffondere quanto più possibile questo testo e quelli che seguiranno con gli eventuali aggiornamenti sulla questione, in modo che tutti gli appassionati di nautica e di barche prendano consapevolezza di cosa si sta tramando alle loro spalle.

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