Giancarlo Pedote - Prysmian IMOCA 60

Giancarlo Pedote - Prysmian IMOCA 60

Giancarlo Pedote: parlando di filosofia, boxe e Vendée Globe

Sport

28/10/2019 - 15:57

Le Havre, Francia, 26 ottobre 2019. Alla vigilia della Transat Jacques Vabre 2019, il velista solitario italiano, candidato a partecipare alla Vendée Globe del 2020 ci racconta di sé stesso, dei suoi inizi e dei suoi obiettivi. Così abbiamo scoperto che nel suo passato non ci sono stati solo i Mini 6.50 e il Multi 50.

Giancarlo Pedote, fiorentino classe 1975, vive con la famiglia a Lorient da ormai 8 anni. Le sue credenziali sono molteplici, ecco le più significative: nel 2015, sul Multi 50 FenetreA Prysmian assieme a Erwan Le Roux, ha vinto la Transat Jaques Vabre e tutte le regate cui ha preso parte, come già aveva fatto l’anno precedente, il 2014, a bordo del prototipo Mini 6.50 Prysmian 747. Nel 2013 ha mancato di un soffio la vittoria alla MiniTransat - se non fosse stata annullata la prima tappa quando era in testa con ampio margine avrebbe vinto, visto che a cedere poco prima dell’arrivo in Guadalupe fu il bompresso e non certo lui stesso - nello stesso anno fu primo nell’International Ranking Mini 6.50 Class, posizione riconfermata nel 2014. Tra le sue precedenti esperienze anche i Mini 6.50 di Serie, una stagione nella classe Figaro (2010-11) e una Route du Rhum sul Class 40 Fantastica. Grazie a Prysmian Group, lo sponsor che da sempre crede in lui, è stato finalizzato l’acquisto di un IMOCA 60, Virbac St. Michel di JP Dick, progetto di Verdier/VPLP del 2015, prima serie IMOCA con i foil.

Giancarlo, con i tuoi successi nei Mini 6.50 ti eri messo sulla strada dei sogni, adesso possiamo dire che il sogno si sta avverando?

Si e sono felicissimo, è davvero un sogno che si avvera, darò più del massimo come ho sempre fatto. In più ci sono 20 anni di esperienza, di cui 11 in solitario, che aiuta. Il fatto di avere la barca e aver già concluso la prima regata di qualificazione, la Bermudes 1000 Race sul podio (terzo posto a meno di due minuti dal secondo, NdR) mi realizza professionalmente, non potrei chiedere di più. Sono più che soddisfatto del mio attuale programma, non vorrei una barca nuova, sono contento di quella che ho. Sto realizzando il mio grande sogno.

Ci sono elementi specifici delle tue campagne precedenti che ritieni particolarmente utili per la Vendée Globe?

No, non direi nello specifico. Tutte le esperienze sono propedeutiche e utili per costruire il programma con l’IMOCA, nel quale sono agli inizi e non si smette mai di imparare. Per esempio il Moth è stata la scuola giusta per approcciare il foiling, anche se sull’IMOCA il foiling è di un tipo diverso; questo nuovo modo di navigare mi piace moltissimo, non solo in mare ma anche a livello progettuale con gli architetti, è una frontiera appassionante da scoprire.

Manca poco più di un anno alla partenza della Vendée Globe, facciamo il punto.

Sono entrato in possesso della barca ai primi da marzo, ma le condizioni meteo hanno sconsigliato di iniziare subito a macinare miglia. Il9maggio è partita la Bermudes 1000 Race, con le sue 2000 miglia di qualificazione: un mese e mezzo per preparare una barca del genere è davvero un tempo molto breve, per cui fin dalla prima uscita ho cercato di navigare in solitario o al massimo con il boat captain, il quale però non aveva un ruolo attivo nelle manovre. La barca ha poi ricevuto una revisione completa prima della successiva regata di qualificazione[SS2] , la Rolex Fastnet, in doppio così come Le Defi Azimut di 500 miglia e la Transat Jacques Vabre che parte domani, cui seguiranno nel 2020 le due regate transatlantiche in solitario dell’IMOCA Globe Series.

Hai una esperienza molto ampia di regate oceaniche, pensi che un intero giro del mondo sia significativamente diverso?

Ho sempre fatto solo un oceano alla volta e non sono mai stato in mare così a lungo. Credo di avere sufficiente esperienza di navigazione per potermi sentire a mio agio, ma credo anche che la Vendée Globe potrà essere un’esperienza unica.

Sei già certo della tua presenza alla Vendée Globe? Come funziona il sistema di qualificazione?

Non ancora, sono iscritto ma sono in attesa di conferma, sono un candidato. Il regolamento richiede di partecipare alle regate qualificative dell’IMOCA Globe Series, utili per salire in graduatoria. C’è un numero chiuso di 30 partecipanti, e gli unici che hanno la certezza di partecipare sono i finishers della precedente edizione o gli skippers di una barca nuova. (Nota: sono 16 i posti già assegnati, ne restano 14. Questo sistema, pur avendo una sua logica, di fatto facilita la selezione su base economica e non solo per capacità dei concorrenti. Chi ha il denaro per una barca di ultima generazione ha la garanzia di prendere parte alla regata a scapito di altri).

Che aspettative realistiche hai per la Vendée Globe?

Non penso molto a questo, perché voglio andare a fare la mia regata al meglio, la VG non accetta schemi, sarebbe fuorviante. Ho un progetto sportivo, tireremo le somme alla fine. Ci saranno 8 barche nuove, sono fortunato perché ho una barca già della generazione a foil. Sono felicissimo del mio progetto, costruito da zero, sono contento di lavorare stando anche fino a notte fonda al computer. In questa fase iniziale è importante che lo skipper abbia perfetta conoscenza di ogni dettaglio a terra, così più avanti potrò delegare maggiormente.

Come si svolge una tua giornata tipo?

Famiglia a parte, gestisco il progetto, le relazioni con gli sponsor e i fornitori, collaboro con lo shore team, monto e smonto cose sulla barca, sono giornate lunghe e dense, è un progetto “giovane”. Per ora siamo un po’ come con il Mini 6.50, in futuro dovrà cambiare l’approccio, dovrò focalizzarmi al 100%, sull’aspetto puramente atletico. Per intanto ho grande entusiasmo, sto imparando e poi delegherò a terzi per concentrarmi solo sulla navigazione. Le difficoltà vanno vissute in prima persona se vuoi capire come, quando e quanto chiedere ad altri.

In Italia sei un navigatore conosciuto, in Francia? Fuori dalla Francia?

Qui mi percepisco come un velista europeo, non penso che esista troppo il concetto di nazionalità, anche se forse il mondo anglosassone non mi conosce ancora molto.

Parliamo di te, come hai iniziato con la vela? In più hai anche esperienze sportive e studi che fanno di te una persona eclettica e potranno tornarti utili nell’affrontare la VG.

Vengo da sport di combattimento, boxe e full contact, ero un super leggero e poi un welter. A Firenze non sui può fare vela, la boxe ti chiede di superare te stesso in continuazione, le tue paure e l’avversario, è molto formativo soprattutto sul carattere. Poi ho praticato lo sci, il paracadutismo, ma anche basket, attualmente partecipo a gare di trial running, mi piacciono gli sport in cui devi esserci con il cuore e la testa oltre che con il fisico. Sono laureato in filosofia, ma ho scelto di non fare il professore… Aristotele e tutta la filosofia greca, la filosofia indiana, Cartesio, Kant, gli Empiristi, confrontarsi con queste menti porta a una visione più ponderata della vita, struttura una logica che permette di analizzare il problema scientificamente e metodicamente, in modo da analizzare e migliorare in continuazione.

Il mio approccio con la vela è avvenuto nei primi anni ’90 nel Golfo di Follonica (in Toscana di fronte all’Isola d’Elba, Punta Ala e Scarlino sono le località più conosciute) con il windsurf. Facevo bordi, ma non avevo soldi per le regate sulla tavola, figurarsi in barca. Ben presto sono diventato istruttore di windsurf, da li sono passato all’altura, trasferimenti e regate IMS/ORC su barche cabinate, inizialmente per regate di club, poi in equipaggio su barche di livello sempre più alto fino ai maxi. Provenendo da sport individuali, navigare in solitario è stato automatico, sulla tecnica di navigazione ho anche scritto due libri. Ho cercato sempre di meritarmi la fiducia degli sponsor, Prysmian Group e anche gli sponsor tecnici tra i quali Helly Hansen e Gottifredi Maffioli. Non ho mai dato per scontato il loro sostegno, e li ringrazio per essere sempre rimasti al mio fianco. Il primo Mini fu il 626 un Pogo 2 di serie usato, poi il Figaro, noleggiato, il Mini 747 e il Class 40, che ho avuto in uso dall’armatore. La mia prima barca nuova è stato il gommone recentemente acquistato per l’IMOCA!

Potremmo continuare la nostra piacevole chiacchierata ma non vogliamo distrarre Giancarlo, è importante che resti concentrato al massimo sulla TSJ, buon vento!

Giuliano Luzzatto
@gluzzatto

 

PREVIOS POST
Il tedesco La Pericolosa è il nuovo Campione del Mondo Melges 32
NEXT POST
36 America's Cup - quattro team hanno varato i loro AC75